La Roche ritira farmaco anti-Hiv
 







di Matteo Alviti




La Roche Pharmaceuticals, multinazionale svizzera leader nel settore delle biotecnologie ha tolto dal mercato il Viracept, farmaco anti-Hiv, dopo aver riscontrato una contaminazione del medicinale con una sostanza cancerogena. I medicinali inquinati sono stati distribuiti, si legge sul sito della Roche, «in Europa e in altre zone del mondo» non meglio definite. Esclusi Usa, Canada e Giappone, dove il farmaco non è in commercio. La notizia, passata in sordina, non è affatto da sottovalutare, anche per le ricadute che il ritiro del farmaco sta provocando nei paesi in ritardo di sviluppo.
Il Viracept è un antivirale, normalmente usato nelle terapie per contrastare l'Hiv insieme ad altri retrovirali. In Europa il farmaco è attualmente poco usato (di qui lo scarso interesse per la notizia), rimpiazzato da altri medicinali molto più costosi. Ma il Viracept è ancora largamente diffuso tra decine di migliaia di persone nei paesi meno ricchi. E in queipaesi è quasi impossibile sostituire il farmaco, sia per la totale assenza di medicinali alternativi autorizzati, che per il costo proibitivo dei ricavati più moderni. In Panama, ha scritto l'International Herald tribune, l'eventuale sostituto del Viracept sul mercato costa dieci volte tanto.
Ai pazienti non rimane dunque altra soluzione che sospendere la cura o continuare nonostante tutto, rischiando di sviluppare il cancro. La Roche non intende farsi carico di altri costi che non siano quelli «ragionevoli» del ritiro e del rimborso dei medicinali contaminati. La multinazionale, che ha la sua sede centrale a Basilea, impiega nel mondo 75mila persone e nel 2006 ha registrato un giro d'affari per 25 miliardi di euro. Nel primo semestre del 2007 l'impresa ha visto aumentare i profitti del 30% rispetto all'anno precedente
Critiche alla Roche sono arrivate dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha sottolineato le lacunose comunicazioni della multinazionale a propositodei paesi coinvolti, della concentrazione di mesilato etilico e dei possibili rimedi per i pazienti. I paesi in cui il farmaco contaminato è stato commercializzato sono «almeno 35», dice la Roche, ma per scelte di politica aziendale non è possibile sapere quali. Per evitare confusioni il farmaco è stato ritirato in tutto il mondo. Per l'Oms sapere con precisioni quali paesi sono stati effettivamente coinvolti avrebbe potuto limitare i danni per i malati degli altri stati. Secondo i dati forniti dall'Oms, il Viracept era commercializzato in 49 paesi - tra cui diversi stati dell'America centrale, del sud e dell'Africa, e in Pakistan, nelle Filippine e nello Yemen. Dal 2006 erano state vendute più di 14 milioni di confezioni.
La Roche aveva ricevuto diverse segnalazioni a proposito di uno «strano odore» emanato dalle pillole di Viracept da 250 mg. Dalle analisi effettuate sul farmaco, in commercio dal 1998, è stato possibile accertare la contaminazione con mesilato etilico, «sostanzagenotossica, nociva per il Dna», si legge in un rapporto dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il mesilato etilico può aumentare il rischio di sviluppare il cancro ed è particolarmente nocivo per le donne in gravidanza e i bambini. Vista l'impossibilità di circoscrivere la contaminazione a un numero definito di confezioni, tutti i pazienti in trattamento con il Viracept sono stati invitati a sospendere l'assunzione del medicinale. L'azienda ha riscontrato un'alta concentrazione di mesilato etilico nei lotti commercializzati dal marzo del 2007, ma livelli più bassi sono stati accertati anche in partite immesse nel mercato prima di quella data. La contaminazione è avvenuta in un impianto di produzione svizzero, dalla cui ispezione sono emerse alcune «aree critiche». L'Agenzia europea per i medicinali (Emea) ha sospeso l'autorizzazione al commercio del farmaco e ha richiesto alla Roche di effettuare studi specifici sugli animali per valutare la tossicità del mesilato etilico. Irisultati non saranno disponibili comunque prima della fine dell'anno, per la gioia delle cavie, umane e non.da Il manifesto









   
 



 
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