Dopo la guerra del petrolio parte quella del gas. La Regione Puglia non ci sta a vedere massacrato il suo territorio e boccia per la prima volta il progetto di gasdotto con approdo a San Foca, nel cuore del Salento. Il Comitato Via ha espresso parere negativo rispetto alla procedura incardinata dalla Trans Adriatic Pipeline presso il ministero dell’Ambiente, ritenendo che l’attuale progetto non abbia le carte in regola per trasportare il gas dall’Adzerbajan in Italia. Un parere non vincolante, come recita la legge, ma che suona come un chiaro monito al Governo dopo lo scivolone dei dicasteri di Clini e Ornaghi, che hanno dato il via libera alle prospezioni sismiche per cercare il petrolio sui fondali dell’Adriatico. E se le trivellazioni sono considerate dannose in termini ambientali e di salute pubblica, ugualmente pericoloso è considerato quel gasdotto che dovrebbe approdare sulle spiagge di Melendugno, in una delle zone a maggiore densitàturistica del Salento. Ad alzare le barricate sono stati per primi i cittadini, capeggiati dal Comitato "No Tap", seguiti poi dalle amministrazioni comunali di Melendugno e Vernole (paesi direttamente interessati dal passaggio dell’opera) ma anche dei confinanti Calimera e Castrì, dalla Confcommercio e altre associazioni di categoria. Le osservazioni puntuali e documentate sono state studiate per settimane dai tecnici della Regione, che hanno definito "carente la documentazione tecnica, soprattutto in relazione al terminale di ricezione e riduzione della pressione del gas con capacità prevista di 20mld di mc all’anno e che interesse un’area di 92mila mq". Nel mirino del Comitato Via, in pratica, è finita innanzitutto la grande cabina di depressurizzazione che dovrebbe essere realizzata ad Acquarica, in una zona di alto valore ambientale ed archeologico. La centrale secondo l’interpretazione degli ambientalisti, sarebbe un vero e proprio depressurizzatore, deputato a riscaldare ilgas per abbassarne la pressione prima di immetterlo nella rete, mentre, stando alle dichiarazioni dei vertici di Tap, sarebbe semplicemente un misuratore di gas, che non provocherebbe alcun danno all’ambiente e alla popolazione. Una spiegazione che ha evidentemente lasciata perplessa la Regione, che ha ritenuto "non convincenti" le valutazioni relative alle scelte di localizzazione e all’impiego di tecnologie. "In particolare - ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro - i rischi di incidente rilevante dell’impianto progettato, l’ipotesi della realizzazione di una centrale termoelettrica a gas a ridosso dell’impianto con le ricadute sul territorio in termini di sicurezza, l’impatto del gasdotto sull’ecomuseo di Acquarica e sulla riserva naturale Le Cesine, l’attraversamento di zone ricche di posidonia oceanica e cymodocea oltre che di aree individuate come di nidificazione della tartaruga caretta caretta hanno rafforzato laconvinzione che l’impianto sia dannoso per il territorio". La Puglia, ha detto in sintesi Nicastro, "ha già dato molto in termini di diversificazione energetica con le rinnovabili" e, probabilmente, non ha bisogno di un nuovo mega-impianto in un’area, qual è il Salento, in cui esistono già impianti di produzione energetica da fonti fossili a forte impatto ambientale, che non reggerebbe un aumento delle emissioni. La decisione del Comitato Via rappresenta un brusco stop imposto dalla Regione Puglia all’iter per la realizzazione del gasdotto. Al parere tecnico, infatti, seguiranno le prese di posizione della politica. E, in questo caso come in quello delle trivelle, il Governo saprà che qualunque autorizzazione a Tap sarà concessa contro il parere delle amministrazioni locali.Chiara Spagnolo-repubblica
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