Chi pensava di poter salutare le servitù militari si dovrà ricredere. I militari non hanno nessuna intenzione di abbandonare basi, aeroporti e caserme. Anzi, potrebbero anche trasferire le truppe in altre località, ma difficilmente saranno disposti ad alienare parte del loro patrimonio. In Sardegna la questione è ancora più particolare. Negli ultimi anni, la vicenda legata all’utilizzo di munizioni realizzate con l’uranio impoverito ha favorito una certa consapevolezza nella popolazione. Tanto che i Sindaci coinvolti intendono portare avanti una lotta senza quartiere con la Difesa. Disputa lunga e molto difficile. A Roma non hanno nessuna voglia di invertire la rotta. Anzi, come ogni anno, lo specchio di mare di fronte a Teulada sarà nuovamente destinato alle esercitazioni militari. Una consuetudine che dura da decenni. C’è però un particolare non trascurabile. Lo Statuto speciale sardo impone allo Stato di trasferire i beni militaridismessi. Norma non aggirabile, in considerazione del rango costituzionale dello Statuto. Il Ministero ha però deciso di andare dritto per la sua strada. Tramite la controllata Difesa Servizi Spa intende valorizzare il patrimonio presente sul territorio nazionale. “Difesa Servizi è un soggetto che nasce con la finalità di produrre ricchezza e non di disperdere risorse finanziarie. La sua vocazione, come sarà palese negli atti societari, è quella di fatturare ed incassare per il ministero della Difesa che, in qualità di soggetto proprietario vigilante, eserciterà sulla stessa un controllo analogo a quello che già esercita su qualunque altra articolazione ministeriale. Per limitare al massimo i costi il personale che opererà per la Società sarà tratto dai ruoli militari e civili della Difesa”, così si legge nella sezione dedicata sul sito istituzionale del Dicastero. In Sardegna uno dei primi passi della in-house inaugurata durante il mandato di Ignazio La Russa sarà rappresentatodalla costruzione di un impianto fotovoltaico. Enel Green Power, consorella della società pubblica e quotata in Borsa, punta alla realizzazione di una grande centrale sul demanio militare di Teulada. Intendimenti in grado di scatenare la reazione della politica sarda. “L’attuale situazione è figlia dell’atteggiamento di questa Giunta. Un comportamento ambiguo che consente al Governo italiano di fare ciò che più preferisce sul nostro territorio”, questa l’opinione rilasciata a Rinascita da Claudia Zuncheddu, consigliere regionale indipendentista. “Noi sardi abbiamo il dovere di battagliare su tutti i fronti – continua la consigliera – Non è la prima volta che la Difesa tenta una manovra del genere, occorre far sentire la voce dell’intera Isola. Bisogna muoversi al più presto impugnando tutti i provvedimenti dannosi per la nostra terra”. Ad alzare la voce sono stati anche i Riformatori sardi, partito locale di estrazione liberale e componente della maggioranza di centrodestra. IRiformatori hanno evidenziato il pericolo di eventuali speculazioni edilizie, manovra in grado di danneggiare ulteriormente territori gravati da pesanti vincoli. Insomma, la Sardegna non è disposta a chinare per l’ennesima volta il capo di fronte alle esigenze dei militari. A chiarire le intenzioni dei Generali è la mission di Difesa Servizi. Società creata con il fine unico di incrementare le entrare nel bilancio del Ministero. L’ammiraglio Di Paola, attuale Ministro, non sembra avere a cuore questo tipo di problematiche. Sul suo operato pesano poi i gradi delle sue mostrine. Risulta davvero difficile pensare che un ammiraglio possa garantire il buon andamento di un apparato burocratico di cui lui era componente sino a undici mesi fa. Anche il Cocer dei Carabinieri, parlamentino sindacale della Forza armata, non ha lesinato dure critiche al Ministro. Sottufficiali e ufficiali sono “sconcertati” per il comportamento della Difesa. Nessuno avrebbe convocato il Cocer per decideredell’armonizzazione pensionistica. Una mancanza di dialogo in grado di incrinare irrimediabilmente i rapporti tra Roma e chi ogni giorno rappresenta lo Stato sul territorio. I “sindacalisti” dei carabinieri hanno parlato addirittura di “riunioni farsa” tra le mura del Ministero. Parole in grado di far trapelare una certa esasperazione. Di Paola potrebbe rispondere alle accuse andando a riferire alle Camere. Tra le altre cose, c’è da fare chiarezza sul ruolo italiano in Siria.Matteo Mascia
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