La ’ndrangheta si era presa anche la Leonia. La società mista (51% Comune di Reggio Calabria, 49% privata) era nelle mani della cosca Fontana. Anche l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nella città dello Stretto era infiltrata dai clan. La ’ndrina gestiva appalti milionari per la manutenzione del parco mezzi grazie ad un proprio uomo inserito con ruolo di vertice nell’azienda. Così, ieri sera, mentre il ministro Anna Maria Cancellieri, annunciava la decisione del Governo di sciogliere per "contiguità con la ’ndrangheta" 1 il consiglio comunale di Reggio Calabria, gli uomini del comandante provinciale della Guardia di Finanza, Claudio Petruzziello, si preparavano per la retata che nella notte ha portato in carcere esponenti di primo piano della "famiglia" Fontana, alcuni prestanome e, soprattutto, Bruno De Caria, direttore operativo della Leonia. Le accuse formulate dalla Dda di Reggio Calabria (l’inchiesta porta la firma delProcuratore aggiunto Michele Prestipino e dei Pm Giuseppe Lombardo e Sara Ombra) vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’intestazione fittizia dei beni, dalla turbativa d’asta alla sovrafatturazione. Un’indagine complessa che fa riferimento ad un lungo periodo di attività investigativa completato grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti. Tra questi Roberto Moio (esponente di primo piano del clan Tegano) e del boss Nino Lo Giudice. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, i boss con l’accordo di De Caria, accusato di essere parte integrante della cosca, truccavano gli appalti e gestivano l’intero comparto della manutenzione dei compattatori. Soldi, tanti soldi in gioco. Che i Fontana si mettevano in tasca, ma che erano anche pronti a spartirsi con altre gruppi criminali reggini. A capo dell’organizzazione c’era il vecchio padrino Giovanni Fontana, un gradino più in basso il figlio Antonio, poi via via il direttore operativo e tutti glialtri. Il Procuratore aggiunto Michele Prestipino, parla di "un’indagine di grande importanza della Dda che dimostra a quale livello sia pervenuto nel tessuto economico il controllo da parte delle cosche della ’ndrangheta. Tale controllo non sarebbe stato possibile senza il ruolo determinante svolto da alcuni manager che si sono fatti portatori degli interessi criminali". Per il magistrato "siamo di fronte all’operato di quella zona grigia vero punto di forza della ’ndrangheta. E questo lo snodo cruciale che occorre affrontare se si vuole liberare l’economia dagli interessi criminali. Un problema che non può essere affrontato solo dalla magistratura, ma deve riguardare tutte le categorie e i settori sani della società". La Leonia è la seconda municipalizzata travolta dalle indagini dell’antimafia. Già nei mesi scorsi erano state accertate infiltrazioni mafiose nella Multiservizi, società a maggioranza pubblica che si occupa delle manutenzioni ordinarie di strade e reti idricheper conto dell’amministrazione comunale. La storia era poi finita tra le carte della commissione d’accesso del Ministero dell’Interno e del Prefetto di Reggio Vittorio Piscitelli, che nei mesi scorsi aveva relazionato alla Cancellieri sullo stato di "contiguità con la ’ndrangheta" dell’amministrazione guidata dal sindaco Demetrio Arena. Ieri il governo ha deciso di archiviare la pratica sciogliendo il Comune e inviando i commissari. Oggi l’ennesimo capitolo di una storia di clan e infiltrazioni nella cosa pubblica. Giuseppe Baldessarro-repubblica
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