Dal Brasile, anzi dall'Anatel, la locale autorità garante per le telecomunicazioni, è arrivata l'attesa decisione sulla possibilità di Telefónica, la società spagnola, di essere azionista di riferimento al controllo di Telecom Italia (Ti); e questo dopo molti mesi di discussioni e di ripensamenti che hanno causato attesa e sospetto. Il motivo di tanto e tanto strano interessamento è che la nostra (orami non più tanto) Ti controlla in Brasile una delle tre reti di telefonia mobile. Telefónica infatti gestisce una rete, Vivo, mentre Telecom Italia ha il controllo di un'altra, Tim Brasil. Devono restare divise. La terza, Claro, fa capo all'unico uomo al mondo più ricco di Bill Gates, Carlos Slim che mai contento, soffia sul fuoco. La decisione di Anatel è contraddistinta da 28 paletti che sembrano quelli di un vertiginoso slalom. Il campione spagnolo saprà superarli, arrivando, tra sei mesi, al traguardo? Allora infatti sarà la verifica e per tuttoil periodo le società operative e finanziarie saranno sotto la lente di commissioni antitrust e autorità garanti di vari colori e nazionalità. Il punto focale è trattato alla maniera bizantina. Telefónica ha dato ordine ai suoi rappresentanti nei consigli di amministrazione nelle società del gruppo Ti, tanto italiane che di altri paesi, a non partecipare e non prendere decisioni che riguardino società attive in paesi che esigono questa presa di distanze. Basterà questa disposizione tassativa? Quello che se ne deduce è che ogni paese decide a suo modo esclusivo le questioni inerenti l'indipendenza nazionale, sia pure per telefono. C'è solo in Italia un tipo, Pierluigi Bersani, che commenta: adesso dobbiamo liberalizzare! Al di là di Bersani, si presentano per il futuro prossimo di Ti non meno di quattro problemi. C'è il problema della rete e del suo scorporo. Come convincere l'attuale presidente, Pasquale Pistorio, un tempo prodiano stretto, che appare assai contrario? Sulloscorporo vi sono molti equivoci. Per esempio, l'antico capo, Marco Tronchetti Provera, era davvero contrario, o ne faceva solo una questione di prezzo? La seconda e la terza questione sono legate allo scorporo. Come si possono ridurre i debiti, 30 miliardi, o 40, senza cedere la rete? Chi si nomina a capo azienda al posto di Pistorio, se questi fosse proprio irriducibile? E chi decide? Qui si entra in un campo assai poco telefonico. Telefónica ha acquistato il 42,3% di una nuova società, Telco che a sua volta ha il 23,6% di Ti. Altri soci sono Benetton con l'8,4% le Assicurazioni generali con il 28,1% e poi Intesa Sanpaolo e Mediobanca, entrambe con 10,6%. Nei mesi di attesa per le decisioni di Anatel - Telco aspettava ancora di nascere - l'unica attività delle banche e degli altri , spagnoli compresi, è stata quella di spaccare i capelli in quattro, definendo minuziosamente ogni comportamento e ogni potere. I patti di sindacato, ma anche le intese segrete e i conciliaboli si sonosprecati. Non per telefono, però, arnese rivelatosi assai insicuro, soprattutto in Italia, in tempi recenti. Ma è certo che le banche vogliono indietro i soldi prestati a Ti e che questo fatto muove tutto il resto.da Il Manifesto
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