Ma quanto parla questa Fornero
 











Lunedì ha detto, testualmente, che «i giovani non devono essere troppo choosy» nel cercare un lavoro: termine che può essere tradotto con «difficili da accontentare, esigenti, iper selettivi», ma se qualche giornalista prova a semplificare in «schizzinosi» lei si arrabbia molto, per carità, non ho mai usato quella parola, mi hanno frainteso». Del resto è così, il ministro del welfare Fornero: spara bordate in apparenza eleganti ma altrettanto deflagranti, poi si stupisce delle reazioni provocate. E a volte, forse, si dimentica che in un paese democratico dovrebbero essere i cittadini a giudicare i politici (e non il contrario). Ecco comunque una breve antologia del Fornero-pensiero, iniziando appunto dall’ultima anglofona provocazione.
«I giovani non devono essere troppo choosy nella scelta del posto di lavoro. Lo dico sempre ai miei studenti: è meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno, non si puòpiù aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco» (22 ottobre 2012; poi la ’precisazione’: «Non ho mai detto che i giovani italiani sono schizzinosi. I giovani italiani sono disposti a qualunque lavoro. Poteva capitare in passato, quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, ma oggi i giovani italiani non sono nella condizione di essere schizzinosi, tant’è vero che oggi sono precari»).
«’L’attitudine delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio» (27 giugno 2012, in un’intervista al ’Wall Street Journal’; Il ministro ha poi precisato: «Il diritto al lavoro non è mai stato messo in discussione come non potrebbe essere mai visto quanto affermato dalla nostra Costituzione. Ho fatto riferimento alla tutela del lavoratore nel mercato e non a quella del singolo posto di lavoro, come sempre sottolineato in ogni circostanza»).
«Non avevo previsto questa situazione così difficile anchepsicologicamente quando Mario Monti mi chiamò per fare il ministro nel suo governo. Non avevo previsto questa cattiveria. E poi mi chiedo se tutte queste critiche non derivino anche dal fatto di essere un ministro donna» (1 agosto 2012).
«E’ chiaro che se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere una paccata di miliardi e dire poi voi ci dite di sì? Non si fa così» (14 marzo 2012).
«La conciliazione non è solo un tema femminile ma anche maschile: gli uomini dovranno fare di più in famiglia» (13 maggio 2012).
«Siamo in ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli. Qui ammetto qualche mia responsabilità. Pensavamo che alle misure di rigore seguisse la crescita ma questo non si è verificato» (9 maggio 2012).
«Il vero welfare era quello di Santi sociali come a Torino sono stati Cottolengo e Don Bosco ma poi il welfare è stato vittima di un gigantismo a cui il debito ha dato il colpo di grazia, era un sogno ed ora dobbiamo fare i conti con la realtà» (27febbraio 2012).
«Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici» (24 maggio 2012; replica del ministro Filippo Patroni Griffi: «Il tema è già previsto nel testo predisposto per la legge delega ma ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri»).
«Trovo vergognosa la vignetta di Vauro sul ’Manifesto’ che denota il persistente maschilismo, volgare e inaccettabile, da parte di alcuni uomini. Trovo la vignetta sessista e offensiva per il ministro, per me e per tutte le donne. Respingo al mittente l’insulto. Ministro squillo lo avrebbero mai detto ad un uomo? No e allora si vergognino» (18 settembre 2012).
«I nostri giovani sanno troppo poco: non conoscono le lingue, italiano compreso, e neanche i rudimenti della matematica. Non sanno fare di conto» (7 maggio 2012).
«Abbiamo fatto una riforma delle pensioni seria e severa,si sono creati problemi. Gli esodati sono uno dei problemi: me ne faccio carico, non li ho dimenticati. Sono di più dei conti che abbiamo fatto, troveremo una soluzione equa» («E’ grave l’episodio riguardante l’uscita dei numeri sull’entità degli esodati, se l’Inps facesse parte di un settore privato, questo sarebbe un motivo per riconsiderare i vertici [...]. Sono usciti dei documenti che contengono numeri parziali e non spiegati e questo non è mai una bella cosa. Il ministro non ha mai voluto dire che i numeri non debbano essere dati: io dico soltanto che quelli sono parziali e non interpretati. E allora dare dei numeri così, su questioni che interessano molti italiani è molto improprio e deresponsabilizzante. Quindi questo è un episodio grave» (12 giugno 2012).
«Mia figlia è in grado di difendersi da sola e ne ha tutti i mezzi» (8 febbraio 2012, rispondendo alle polemiche che hanno visto coinvolta la figlia Silvia Deaglio, che lavora nella stessa università in cui insegnano igenitori). Fabio Chiusi-l’espresso

 









   
 



 
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