’No alle emissioni del 4g’
 











La rete mobile di quarta generazione (4G) è partita pure in Italia, anche se solo a Roma e Milano.  Navigheremo più veloci su internet, ma in contemporanea aumenteranno fino a dieci volte le emissioni di elettrosmog dai ripetitori cellulari. E’ il risultato di un decreto pubblicato a metà ottobre, chiamato ’Crescita 2.0’, che asseconda le richieste degli operatori. Questi hanno bisogno di aumentare le emissioni dei ripetitori per rendere efficiente la nuova rete.  Così, è scoppiata la rivolta: una ventina tra associazioni contro l’elettrosmog e comitati di quartiere, più una dozzina di medici e scienziati hanno firmato una lettera indirizzata alle principali istituzioni dello Stato chiedendo il blocco delle nuove misure. Coincidenza vuole che, per la prima volta in Italia, il 12 ottobre la Cassazione abbia riconosciuto un legame tra l’uso continuo del cellulare per lavoro e un tumore (benigno) al nervo cranico trigemino, concedendo difatto una pensione Inail di invalidità a un manager bresciano.
Già, stavolta il governo ha voluto davvero sfidare l’ira popolare, con una norma concertata da vari ministeri (Sviluppo economico, Ambiente, Salute): stabilisce che i ripetitori - come al solito posti sui tetti condominiali- rispettino i limiti sulle emissioni elettromagnetiche in base a una media giornaliera. Il limite resta di 6 volt al metro (di gran lunga il più basso d’Europa), ma prima gli operatori non dovevano superarlo mai, nemmeno nei momenti di picco. «Significa che nelle ore di picco potranno andare ben oltre i 6 volt al metro, basta che la media giornaliera rispetti questo limite», dice Daniela Caramel, presidente Comitato Viale Lina Cavalieri di Roma, uno dei firmatari della lettera. «E’ vero. A causa della normativa precedente, le emissioni finora sono state in media di 2 volt al metro. Ma per le norme italiane comunque non potranno mai superare i 20 volt al metro, che è anche il limite applicato nel restod’Europa», dice Mario Frullone, direttore delle Ricerche alla Fub (Fondazione Ugo Bordoni) che, in quanto braccio tecnico del ministero dello Sviluppo economico, ha seguito direttamente la questione.
I firmatari chiedono di scendere invece a 0,6 volt al metro (sono gli stessi valori del Wi-Fi, pure spesso additato come minaccia per la salute). Sull’operato del governo si è imposta però la richiesta degli operatori telefonici, i quali hanno bisogno di limiti più flessibili per ridurre i costi della nuova rete mobile di quarta generazione (tecnologia Lte), che è appena partita con Vodafone e, a breve, vedrà l’ingresso sul mercato anche di Telecom Italia e 3 Italia nelle principali città.
«Limiti troppo bassi danno un effetto opposto a quello voluto», aggiunge Paolo Vecchia, dirigente delle Ricerche presso l’Istituto Superiore della Sanità. «Costringe i cellulari ad aumentare la potenza per ricevere il segnale troppo debole che proviene dal ripetitore. E quindi potenzialmente lirende più pericolosi», continua. L’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) nel 2011 ha emesso un "warning" sull’uso prolungato dei cellulari, del resto, e non sui ripetitori (per i quali non ci sono prove scientifiche di dannosità). Il motivo è che gli apparecchi telefonici, quando utilizzati, sono molto vicini al cervello, «contro le decine di metri (almeno) dei ripetitori, le cui emissioni sono pari a circa quattro cellulari assieme», concorda Frullone.   Alessandro Longo-l’espresso

 

 









   
 



 
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