L’Idv fa i conti con i propri valori
 











Alla fine sta venendo giù anche il totem della questione morale e della legalità, rappresentato da Di Pietro e dai suoi seguaci. Un ventennio passato a specchiarsi e a fare le pulci agli altri, poi sono bastati quattro colpi di fuoco amico per decretarne la fine. Politicamente il leader dell’Idv è praticamente morto, con encefalogramma piatto. Questa la sensazione che tutti ne hanno tratto dal programma Report, dove la sua immagine è stata praticamente azzerata. E non è bastata nemmeno la ciambella di Travaglio e poi di Grillo a metterlo in salvo. Ormai il danno è stato fatto. Finché certe accuse venivano dai giornali berlusconiani tutto trovava piena giustificazione e una sua logica attraverso le sentenze. Ora con il fuoco amico tutta l’impalcatura crolla impietosamente. Due sono le cose: o Di Pietro è vittima della ritorsione del Pd attraverso la Gabanelli oppure nasconde la verità. Oltretutto la considerazione del capogruppo dell’Idv Donadi: “Nonsi può nascondere dietro le sentenze”, toglie ogni velo d’ipocrisia. E anche l’accostamento al Messico di Pancho Villa e Zapata è alquanto rappresentativo. Anche l’ex pm come il Cavaliere grida al complotto ma non si rende conto che le critiche più aspre vengono proprio dal suo partito. 
Il padre padrone dell’Idv pensa che mettendo le sentenze in Rete possa salvarsi dal giudizio dell’opinione pubblica. Di fronte all’imbarazzo e alle risposte evasive del capo dell’Idv come degli altri esponenti del partito c’è poco da sbandierare sentenze della magistratura. La vera sentenza è quella emersa dal programma Report, dove quattro domande hanno messo al tappeto il detentore della questione morale. La verità è che la corrazzata della legalità è stata colpita e affondata dalla Gabanelli. Chiunque ha visto quel programma si è subito formato un giudizio granitico sulla vicenda. E certamente ha visto crollare le sue convinzioni, formatesi proprio nell’era di Mani pulite. Che dietro questo“agguato” ci sia la vendetta di qualcuno in virtù delle posizioni antigovernative di Di Pietro nessuno ci crede, se non quelli che vivono ancora con le bende dell’antiberlusconismo. La Gabanelli è riuscita dove nessun giornale berlusconiano è mai riuscito a scalfire l’immagine sacra dell’ex pm. Sicuramente Di Pietro non si aspettava un attacco del genere da un programma considerato amico. E per questo ha concesso l’intervista, salvo poi ritrovarsi sulla graticola cotto e servito al palato fine dell’opinione pubblica. Sono bastate quattro bordate di fuoco amico per metterlo in mutande. Hai voglia poi a mettere in rete le sentenze per smontare certe ricostruzioni. Purtroppo la sentenza di Report è senza appello. E suffragata dai balbettii e dalla faccia dell’ex pm e dalle fughe imbarazzanti dei suoi più vicini collaboratori. A meno che la Gabanelli non sia la longa manus del Pd e del Colle che ha deciso di punire in questo modo le posizioni fondamentaliste dell’ex pm. Ma nessuno lopensa. La verità è che il collante che fino ad oggi aveva tenuto in piedi certi partiti e certi tribunali paralleli è venuto meno. E per questo si stanno sciogliendo come iceberg al sole della verità. Oggi ci sarà a Roma nella sede del partito il faccia a faccia tra il padre padrone e i suoi figli. Oltre a Donadi e Pancho Pardi ci sono le critiche di Orlando, senza contare le forti prese di distanza del sindaco di Napoli De Magistris, seppur senza tessera. Finora però il leader dell’Idv si è guardato bene dal fare il passo indietro, come richiesto dagli uomini più rappresentativi del partito. Di mollare il potere non ne ha nessuna voglia, pur avendo offerto un’immagine poco gradevole. Dal suo blog parla di complotti e di agguati premeditati per le sue posizioni antigovernative ma sono in pochi a condividere questa chiave di lettura dei fatti. Vedremo se il partito si spaccherà o si riaccuccerà ai piedi del capo per non perdere la poltrona. E a proposito del salvagente di Grillo che loha indicato come possibile futuro inquilino del Colle non possiamo che essere vicini ai tanti simpatizzanti del M5S indignati per siffatto progetto. Fessi due volte proprio no. Alla fine anche Grillo verrà travolto dal vero vincitore delle prossime politiche: l’astensionismo.  michele mendolicchio









   
 



 
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