La sanità pubblica veterinaria in Puglia,presenta numerose e gravi carenze,come evidenziato dall’esito di una ispezione ministeriale “I recenti sequestri di prodotti alimentari in numerose aziende pugliesi e i fatti di cronaca che ipotizzano decessi di cittadini stranieri intossicati dopo aver consumato formaggi ed olive prodotti e provenienti dalla Puglia, hanno prodotto notevole allarmismo nella popolazione pugliese ed hanno fatto emergere numerose e gravi carenze nel sistema regionale dei controlli atti a garantire ai cittadini pugliesi sicurezza alimentare. La sanità pubblica veterinaria in Puglia, come evidenziato anche dall’esito di una ispezione ministeriale effettuata a fine 2011, presenta numerose e gravi carenze sulle quali il Governo Regionale ha il dovere di intervenire con urgenza”. “A maggio 2012, il Ministero della Salute ha consegnato alla Regione il rapporto sull’audit sul Sistema Sanitario Regionale con riferimento alla SanitàPubblica Veterinaria e agli alimenti, una sorta di ispezione effettuata dal ministero presso gli uffici della Regione Puglia dal 13 al 16 dicembre 2011. Da tale rapporto, insieme ad alcuni potenziali punti di forza del sistema, emergono gravissime carenze sottolineate dal Ministero, quali: - inadeguatezza numerica del personale sanitario addetto; - rilevate carenza nell’attività di indirizzo e di coordinamento dell’autorità competente regionale sulle Asl; elenchi incompleti degli operatori; - assenza di programmazione e calendarizzazione delle attività di controllo in numerose realtà aziendali; - mancata evidenza dei controlli svolti, carenze nell’adozione di provvedimenti in caso di non conformità, e via dicendo. Tra le cause a cui addebitare tali criticità, il Ministero evidenza un elevato turn over dei vertici delle Asl che non consente adeguata programmazione; -la presenza di un solo veterinario di ruolo con compiti dirigenziali nell’ambito dell’ufficioveterinario, inadeguato coordinamento interno all’Ente Regionale ; - assenza di linee di indirizzo, rilevanti criticità sul governo dei flussi informativi e sulla qualità dei dati epidemiologici che evidenziano carenze nella programmazione e nella supervisione del livello di attuazione della stessa. Nell’inviare il rapporto alla Regione, il Ministero effettuava anche alcune raccomandazioni, quali: - rimozione delle difficoltà operative legate alle risorse umane e alla qualificazione delle stesse, nel Servizio di Programmazione, Assistenza territoriale e prevenzione dell’assessorato regionale; - incremento delle attività di audit e controllo. Ad oggi non ci risulta che sia stato in alcun modo dato corso alle raccomandazioni del Ministero né che sia stato in alcun modo modificato (e migliorato) il Piano di Prevenzione 2010 – 2012 della Regione, il cui Piano Operativo sembra essere fermo a quanto stabilito con la Delibera di Giunta N. 2080 del 23 settembre 2011. Risulta nelcontempo che ingenti risorse regionali siano state destinate più che a migliorare il sistema dei controlli e dalla sicurezza alimentare e, quindi, ad adempiere alle raccomandazioni del ministero, a promuovere iniziative di comunicazione e marketing. I cittadini pugliesi hanno il diritto di essere certi della qualità di ciò che mangiano e che viene prodotto nel nostro territorio e la Regione ha il dovere di effettuare controlli periodici sulla sicurezza e la qualità degli alimenti, possibilmente ben prima che si arrivi ai pur auspicabili sequestri dell’Autorità Giudiziaria i quali, ovviamente ed inevitabilmente, intervengono spesso solo dopo che i cittadini denunciano e, quindi, quando sono stati già danneggiati dall’assenza di controlli da parte di un sistema che, non a caso, si chiama ‘di prevenzione’. Chiediamo quindi al Governo Regionale quali iniziative abbia intrapreso per adempiere alle prescrizioni ministeriali ricevute a maggio 2012, quali, quanti controlli e con qualimodalità vengono effettuati mensilmente dai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl per garantire la sicurezza alimentare e la sanità pubblica veterinaria in Puglia e se anche alla luce dei recenti episodi di cronaca e dei tanti sequestri operati dalle forze dell’ordine in numerose aziende alimentari pugliesi, il Governo Regionale non ritenga di dover tenere una relazione al Consiglio per illustrare lo stato del sistema e rassicurare i cittadini”.(...) Truffe: Puglia;scarti animali in catena alimenti,68 indagati Carcasse di animali morti, in decomposizione, uniti agli scarti di macelleria nel laboratorio degli orrori che da una parte produceva mangimi destinati agli allevamenti e alle industrie per la produzione di cibo per cani, dall’altra avrebbe dovuto smaltire i resti animali indattati alla trasformazione, come intestini e le parti che dopo l’allarme mucca pazza sono state sottoposte a rigide procedure di controllo. Tutte quelle che nello stabilimento, giàsequestrato, venivano puntualmente disattese. Obiettivo: produrre e commercializzare il maggior quantitativo possibile di prodotto per mangime e feritlizzante, sfruttando la complicità dei veterinari, degli addetti ai macelli e di diverse ditte campane con cui l’organizzazione trafficava gli scarti animali. E’ uno spaccato agghiacciante quello descritto dalla Guradia forestale che ha svelato il meccanismo della frode da 3,3 milioni di euro per la quale sono indagate 68 persone, tra i quali figurano 13 medici veterinari e un biologo. Le indagini sono partite dalle emissioni maleodoranti provenienti dallo smaltimento di rifiuti pericolosi da parte della ditta Idrapo di Trani e dall’inchiesta è emerso che sottoprodotti e scarti di origine animale che dovevano essere smaltiti come rifiuti in realtà sarebbero finiti nella catena di trasformazione per produrre mangimi per animali e quindi nella catena alimentare. Un provvedimento cautelare era già stato disposto dalla Procura di Traninel 2010 nei confronti della Idrapo. Dai controlli, emerse che l’impianto di lavorazione di scarti animali lavorava in assenza di autorizzazioni, in particolare di quella ambientale. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti finì il processo di trasformazione dei sottoprodotti di origine animale (Soa) per la produzione e il commercio di farine animali (i cosiddetti ’ciccioli’) e dei grassi colati, impiegati per la formulazione di fertilizzanti. Si è scoperto così che le due linee di lavorazione - lo smaltimento delle carcasse e la produzione di farine animali - anziché restare distinte servivano invece ad alimentare la produzione destinata alla vendita. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al compimento di diversi reati quali il traffico illecito di rifiuti, falso ideologico, frode in commercio, truffa aggravata, emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti, sino alla dichiarazione fraudolenta mediante l’uso difatture per operazioni inesistenti. A carico di alcuni veterinari in servizio nei macelli è ipotizzato il reato di omissione in atti d’ufficio, perché con il loro comportamento avrebbero innescato le condotte illecite. Secondo gli inquirenti a tenere le fila della frode erano le ditte ’Idapro srl’ e ’F.lli Cavaliere srl’, entrambe aziende leader nel Sud Italia per la raccolta, la trasformazione dei sottoprodotti di origine animale e successiva commercializzazione delle materie prime derivanti. Tra gli indagati, accusati anche di aver fatto miscelare gli scarti, ci sono gli amministratori di quattro società che nel periodo sotto inchiesta hanno gestito gli impianti di transito, vale a dire Ecospano snc di Bovino (Foggia), Tsa Sud srl di Francavilla Fontana (Brindisi), F.lli De Carlo snc di San Pietro in Lama (Lecce), Adriagrass srl di Silvi Marina (Teramo); nonchè dei macelli ’Comunale’ di Foggia, della ditta Mescia Rocco & F.lli srl di Foggia, di Noicattaro (Bari), Conversano(Bari) e Fasano (Brindisi). Nel periodo di indagine la Idapro ha immesso sul mercato 3.200 tonnellate di grasso, diretto all’alimentazione dei polli allevati in rilevanti realtà economiche del centro-nord Italia, in Albania. Alcune partite erano dirette ad allevamenti spagnoli, gli unici ad accorgersi della pessima qualità della materia prima fornitagli. Inoltre, sono state vendute, come fertilizzante, 5.000 tonnellate di farine animali dirette a diverse aziende del sud Italia e, la stragrande maggioranza, esportate in Vietnam per usi alquanto dubbi. Gli investigatori hanno anche acclarato un ulteriore traffico intrattenuto con altri ’colatori’ di aziende di trasformazione di ’Soa’ campane. Il giro di fatture inesistenti ammonterebbe invece a circa 480.000 euro. "Circa il profilo del pericolo per la salute umana e animale derivante dall’immissione di queste materie nel ciclo vitale - spiegano dalla forestale - si può affermare che una mediata pericolosità esisterebbe, secondoquanto riportato dalla letteratura scientifica fonte di ispirazione della normativa comunitaria, pur non essendo ancora circoscrivibile e definibile in quanto trattasi di matrici biologiche per le quali occorrono ulteriori approfondimenti".(...) Sanità:scandalo, "delinquenziale utilizzo e somministrazione di farmaci veterinari killer..." Una settantina le perquisizioni effettuate presso centri di deposito, attività commerciali al dettaglio, farmacie, allevamenti ed abitazioni in tredici Regioni italiane. Indagate 68 persone. Una vera e propria rete dedita alla vendita di farmaci veterinari per la somministrazione ad animali in assenza di controlli medico-veterinario: 71 perquisizioni, 8 magazzini abusivi di vendita al dettaglio posti sotto sequestro, 68 indagati a cui sono state notificate le relative informazioni di garanzia (grossisti di farmaci veterinari, titolari di attività commerciali non abilitati alla vendita di medicinali, dipendenti di casefarmaceutiche e allevatori). Vari i reati sinora contestati tra delitti e contravvenzioni: commercio e somministrazione di medicinali guasti, somministrazione di farmaci con modalità pericolose per la salute pubblica, esercizio abusivo della professione medico-veterinaria e di farmacista e ricettazione. L’operazione,denominata "Bird Pharm", coordinata dalla Procura di Reggio Emilia (RE) è il risultato di un’attenta indagine partita da attività di controllo condotte dai Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Emilia e Piacenza finalizzate a garantire la sicurezza alimentare dei consumatori dai rischi derivanti dall’assunzione di carni bovine, suine ed avicole sofisticate e da attività di controllo sulle voliere. Sequestrate circa 100 mila confezioni di farmaci veterinari e, farmaci ad uso umano, soggetti a prescrizione medica, e centinaia di farmaci provenienti dall’estero la cui commercializzazione in Italia è vietata in quanto sprovvisti di A.I.C.(Autorizzazione Immissione in Commercio). Il valore commerciale indicativo dei farmaci sequestrati ammonta a circa 2 milioni di euro. Impegnati 230 uomini del Corpo forestale dello Stato che hanno effettuato perquisizionie sequestri sia locali che domiciliari presso centri di deposito, attività commerciali al dettaglio,farmacie, allevamenti ed abitazioni in 13 Regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Nel corso dell’inchiesta il personale del Corpo forestale dello Stato ha individuato grossisti dediti a commercializzare farmaci senza la necessaria e indispensabile prescrizione medico veterinaria. Inoltre sono stati individuati soggetti ed esercizi commerciali non abilitati alla vendita di farmaci, provenienti dall’estero non vendibili nel territorio italiano per difetto di autorizzazione, nonché produzioni galeniche con composizioni artigianali di vari medicinali e nomi difantasia. I farmaci venivano somministrati ad animali da voliera e ad animali da reddito destinati all’alimentazione umana quali bovini, da latte e da ingrasso, suini e avicoli. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Dott.ssa Valentina SALVI, hanno permesso di scoprire soggetti compiacenti che si prestavano a compilare falsi documenti, soprattutto al fine di poter giustificare le movimentazioni non consentite da parte dei grossisti. Analogamente alcuni soggetti si prestavano a fornire copertura a trattamenti farmacologici illeciti con sostanze, quali cortisonici ed antibiotici, ad animali che venivano immessi nel mercato senza il rispetto delle particolari cautele a cui sono sottoposti gli animali ed i loro sottoprodotti (ad es. il latte). La norma a riguardo, finalizzata alla difesa della salute, prevede infatti che, oltre alla registrazione del farmaco in appositi registri ed alla obbligatorietà della comunicazione ai servizi veterinaripubblici (che nella fattispecie sistematicamente venivano elusi), gli animali che assumono farmaci ed i loro sottoprodotti non possono essere destinati al consumo prima di un determinato lasso di tempo variabile in funzione del farmaco assunto ( a volte anche mesi). All’apice dell’attività illecita è stata individuata una società grossista con rivendita diretta di farmaci veterinari con sede in Lombardia che commercializzava prevalentemente, oltre che nel mantovano, nel reggiano e nel parmense. L’operazione del Corpo forestale dello Stato ha così consentito di scardinare un articolato sistema di somministrazione e vendita "in nero" ad ignari consumatori, non consapevoli delle sostanze chimico-farmaceutiche che assumevano indirettamente, in quanto contenute nei prodotti derivati, di origine animale destinati al consumo umano senza alcun controllo di legittimità sulla loro utilizzazione. Dalla documentazione acquisita sono emersi ulteriori elementi che non escludono ulteriorisviluppi procedimentali e processuali anche in ordine a nuove ipotesi di reato ed al numero dei soggetti sottoposti ad indagine. Il Comandante Regionale dell’Emilia Romagna Giuseppe GIOVE ha espresso vivo compiacimento per le operazioni compiute congratulandosi con il personale che le ha condotte a tutela del cittadino e sottolineando la grande sinergia ed il proficuo rapporto istituzionale con l’Autorità Giudiziaria.Benvenuto Michelangelo(...) Carabinieri: maltrattamento in allevamenti di galline ovaiole, NAS sequestrano 1 milione di animali Da tempo i Carabinieri del Reparto Analisi del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS) sono impegnati, d’intesa con il Ministero della Salute, nella salvaguardia della sicurezza alimentare nel settore zootecnico. Il NAS ha elaborato uno studio nel comparto degli allevamenti avicoli e, in particolare, nel settore della produzione e commercializzazione delle uova, ponendo in evidenza possibili situazioni dirischio per la salute nelle aziende di allevamento di galline ovaiole. Il particolare settore zootecnico ha una significativa dimensione economica con circa 400 milioni di capi di galline ovaiole allevate nel territorio U.E., una produzione approssimativa di oltre 6 milioni di tonnellate di uova, di cui circa 700.000 provenienti dagli stabilimenti italiani. La normativa di origine comunitaria, recepita dal legislatore italiano, stabilisce una serie di requisiti minimi per assicurare il benessere delle galline ovaiole tra cui le dimensioni delle gabbie in cui le stesse devono essere detenute negliallevamenti – almeno 550 o 600 cm2 per ciascun animale, a seconda del tipo di gabbia utilizzato – modalità, quest’ultima, che sarà peraltro vietata a partire dal gennaio 2012, con la conseguente impossibilità anche di commercializzazione delle uova prodotte con sistemi di allevamento non conformi alla direttiva 1999/74/CE. Le norme comunitarie, pertanto, tendono a regolare ladensità di galline ovaiole nei singoli allevamenti ed il loro rispetto non è fine al solo benessere animale ma anche a quello dell’utente finale, il cittadino. Le condizioni igieniche ed ambientali di stress fisico sono deleterie per il mantenimento di buone condizioni di salute dei capi avicoli, richiedendo un uso intensivo di farmaci antibiotici. Tali trattamenti presentano il rischio di determinare cessione di sostanze farmacologiche alle uova e, quindi all’uomo, con intensificazione di forme di antibiotico-resistenza da parte di microorganismi causa di malattie umane(*). La resistenza agli antibiotici, ovvero la loro inefficacia terapeutica, può essere sviluppata anche tramite il consumo alimentare di carne, pesce, latte e uova, contenenti forme antibiotico-resistenti di batteri selezionati da un abuso di medicinali negli allevamenti e nelle industrie (OMS- World Health Day 2011). Proprio in ragione delle potenziali conseguenze dovute a carenze nella conduzione degli allevamentiavicoli, è stato predisposto un piano di controllo di 13 diverse strutture di allevamento di galline ovaiole presenti nelle Regioni del Centro - Nord. Le verifiche compiute hanno determinato il sequestro di oltre 1.100.000 capi avicoli detenuti in stato di sovraffollamento all’interno di gabbie o comunque con modalità irregolari. Le violazioni più gravi sono state accertate in due allevamenti in cui il fenomeno dell’eccedenza di capi per singola gabbia era più significativo: a fronte di un’autorizzazione per la detenzione di 650.000 animali, infatti, risultavano presenti 300.000 capi in più, ovvero un’eccedenza fino a quasi il 50% che comportava uno stato di sofferenza agli animali, non garantendogli la naturale capacità di movimento, di apertura alare, di accesso a cibo e acqua, costringendoli a situazioni di inevitabile schiacciamento e conseguenti forme di reazione violente tra gli stessi. Nei medesimi siti sono stati inoltre riscontrati: •deiezioni delle gallinepresenti nelle gabbie superiori su quelle inferiori, con compromissione dello stato igienico-sanitario dell’allevamento; •scarsa ventilazione ed un’illuminazione insufficiente da far ricorrere il personale operante all’uso di torce per procedere alle verifiche; •avicoli morti; •detenzione di farmaci veterinari in luoghi non autorizzati. I Carabinieri del Reparto Analisi, supportati dai veterinari delle competenti ASL, ritenendo che tali elementi integrassero il reato di “maltrattamento di animali” di cui all’art. 544-ter del codice penale, hanno operato il sequestro penale delle strutture interessate e degli animali, richiedendo contestualmente il ripristino delle condizioni di regolare stabulazione degli animali. Ulteriori situazioni di sovrappopolamento avicolo sono state rilevate in altri allevamenti ma in forme tali da prevedere contestazioni di tipo amministrativo tra cui il sequestro di ulteriori 110.000 galline e oltre 30.000 uova detenute in carente statoigienico-sanitario, nonché prive di documentazione attestante la provenienza. Anche in questi casi sono state interessate le Autorità Sanitarie per ristabilire il limite di capi previsto dalle rispettive autorizzazioni. Gli esiti dell’attività ispettiva hanno evidenziato che, per ragioni commerciali, gli allevamenti operavano in regime di sovrappopolamento avicolo, a scapito del benessere degli animali e con possibili ripercussioni sulla genuinità delle uova destinate al consumo umano.(...) Sanità, politica ed affari "Illeciti dilaganti:servizi veterinari, case farmaceutiche,cliniche private..." Sanità, politica ed affari? Qual è il minimo comune denominatore di questi illeciti insopportabili? Una prima spiegazione è di carattere generale e ci conferma purtroppo il successo di una Weltanschauung ormai generalizzata: fare i soldi è ciò che solo conta e chi di soldi di qualsiasi provenienza s’è ne fatti tanti viene comunque ammirato o quanto meno invidiato.La seconda spiegazione riguarda specificamente la sanità, un ambito dove il denaro circola così profusamente e dove i controlli “spontanei”, cioè non attuati dalla magistratura ma dagli stessi enti preposti, sono a dir poco evanescenti. La tentazione di spartirsi un po’ la torta è pertanto molto forte. Liste di attese infinite.Eppure, in base alle diverse norme in vigore, è diritto di ogni assistito esigere visite ed esami in tempi certi, per poter ricevere cure appropriate. A ribadirlo ancora una volta è il nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2010-2012, che prevede tempi da rispettare obbligatoriamente per visite, esami, interventi chirurgici. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale a novembre, a fine febbraio sono state approvate le Linee guida per le Regioni su come attuare gli adempimenti previsti. Inoltre segnaliamo, primari che intascano soldi a sbafo presso studi privati. Case farmaceutiche che propongono viaggichiamandoli congressi. Terapie & affari.Servizi veterinari. Famiglie-clan che spostano voti durante le infinite campagne elettorali. Cliniche private che "ospitano" reparti di strutture pubbliche. Sembra quasi che lo sforzo dei tanti medici e paramedici che ogni giorno tentano disperatamente di dare dignità alla sanità pugliese non emerga, non lasci segno e molte volte questi onesti medici soffocano dietro le scelte dei direttori generali nominati quasi sempre per alti meriti di questo o quel partito. Qualche anno fa, le intercettazioni telefoniche tra un autorevole deputato e il manager di una Asl hanno aperto la discussione sul rapporto tra sanità e potere politico. Ci si chiede: c’era bisogno di intercettare qualcuno per sapere che la sanità, in Puglia, ma non solo, è lottizzata? C’è qualche cittadino che non sa che nella nostra regione esistono primari senza reparto, nominati solo per ragioni politiche, manager divisi secondo il manuale Cencelli, che si sono apertecrisi politiche interminabili aventi ad oggetto assessorati alla sanità e relativi organigrammi delle Asl? Ci sembra molto improbabile. Le barelle che ancora oggi affollano i corridoi di alcuni nostri ospedali testimoniano quanto siamo lontani da una sanità efficiente. La domanda non è dunque se, ma perché il nostro sistema sanitario vive un rapporto patologico con il potere politico. Proviamo a dare una risposta. La spesa sanitaria riguarda i tre quarti della spesa regionale. Sono migliaia di miliardi che si perdono in un vortice di interessi, lobby mediche, strutture private,cliniche che fanno capo da sempre alle stesse famiglie.Scandalo,Servizi veterinari di Corso giannone Fg:"appartamenti non idonei,impianto elettrico non a norma dalle vigenti leggi,personale adibito a mansioni non dovute, straordinari illegalmente determinati, utilizzo improprio delle sedi in ore serali,riscaldamenti inesistenti...". Non ne beneficiano i cittadini, come qualità del servizio, né tanto meno ilavoratori della sanità, infermieri, tecnici di laboratorio, medici precari i cui contratti sono rinnovati di semestre in semestre. Questa precarietà, l’assenza di un piano ospedaliero, il mancato rispetto delle direttive del piano sanitario regionale, il potere smisurato di cui dispongono i manager delle Asl non sono casuali. L’incertezza consente a pochi e noti di lucrare e speculare, letteralmente, sulla vita delle persone. La politica dovrebbe scrivere pubblicamente le linee programmatiche, gli obiettivi, le priorità, i manager dovrebbero essere esecutori indipendenti e autonomi, nel raggiungimento di obiettivi sui quali bisognerebbe ragionare. Non è stato così,anzi si peggiora. La riduzione dei posti letto sta avvenendo in tutte le specialistiche. Il potere politico nella sanità non individua un settore dello stato sociale, ma un mercato da spartire. Manager, scelti non per merito ma per tessera, spesso privi dei requisiti formali previsti dalla legge, consentono di dividerenomine di primari, di assistenti. Be.Mi.(...) Sequestrato canile comunale a Sant’Agata di Puglia In esecuzione di un decreto del gip del Tribunale di Foggia i carabinieri hanno sottoposto a sequestro il canile-rifugio comunale di Sant’Agata di Puglia in contrada Serra del vento. Un uomo e’ indagato per il reato di maltrattamento di animali. I militari hanno accertato che i 17 cani ospiti della struttura versavano in condizioni igienico-sanitarie non adeguate, costretti a vivere in gabbie anguste e prive di riparo, senza avere la possibilità di muoversi ne’ di trovare protezione in caso di avversita’ atmosferiche.(...) Veterinari in delirio... È un bollettino di guerra il documento elaborato dalla Sivemp (Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica) per fare luce sul fenomeno delle aggressioni che i veterinari pubblici rischiano di subire ogni giorno. Percosse e tentativi di gambizzazione, auto e case incendiate, minacce verbali ecolpi di pistola contro la porta, teste di capretto mozzate fatte recapitare nelle abitazioni dei veterinari e i loro animali domestici uccisi da bocconcini avvelenati. Non è un’esagerazione, a questo punto, dire che essere un veterinario pubblico significa anche rischiare la vita. E quelli raccolti dalla Sivemp (31 aggressioni da luglio 2008 a luglio 2012, otto nei soli primi 7 mesi dell’anno in corso) sono solo i casi segnalati tra gli associati sulla base delle denunce presentate all’autorità giudiziaria o alle Asl. Il fenomeno, però, è molto più ampio. Perché molte aggressioni avvengono in luoghi isolati e privati, in totale mancanza di telecameredi sorveglianza o di personale addetto alla sicurezza. Di conseguenza, privi di elementi probanti che sostengano la denuncia, a cui quindi, nella maggior parte dei casi, si rinuncia a far seguito. Questo rende “impossibile” conoscere la reale l’entità del fenomeno o anche farne una stima, spiega il vicesegretario della Sivemp,Zaccaria Di Taranto. Ma “dai confronti con i colleghi, dalle preoccupazioni che essi espongono e dalle segnalazioni che inviano al sindacato sappiamo che le aggressioni sono molto più numerose e sempre più frequenti”, afferma. I veterinari pubblici, quindi, hanno paura. Per questo la Sivemp, nelle scorse settimane, si era scagliata contro il ministero della Salute, reo di avere acconsentito nel 2009 a creare un Osservatorio ad hoc ma di avere poi disatteso le promesse. L’Osservatorio, come spiega il segretario nazionale della Sivemp, Aldo Grasselli, si era ridotto a un gruppo di lavoro su base volontaristica formato dalle organizzazioni di categoria checiclicamente presentavano al ministero la documentazione sulla casistica e le proprie proposte e strategie per risolvere il fenomeno. E da parte degli uffici ministeriali investiti del problema “non è mai arrivata alcuna risposta concreta”, denunciava il Sivemp il 10 luglio scorso, annunciando al ministero la decisione di lasciare ilgruppo di lavoro in forma di protesta di fronte a questa “inerzia offensiva”. Proprio questa mossa ha permesso però al Sivemp di ottenere un primo segnale di attenzione. Il 12 luglio, infatti, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha firmato il decreto di istituzione dell’Osservatorio sulle intimidazioni ai veterinari di medicina pubblica. Un riconoscimento “almeno formale” alla problematica evidenziata dai veterinari, ha commentato il segretario nazionale Grasselli. Sottolineando, però, che “il vero lavoro inizia adesso e deve portare ad atti risolutivi concreti". Tra le proposte della Sivemp per contrastare il fenomeno, come spiega ilvicesegretario del Sindacato, Di Taranto, c’è l’avvio di una collaborazione con il ministero dell’Interno e le Prefetture per programmare azioni di intervento da parte delle forze dell’ordine locali. “Il primo passo da compiere – sottolinea però Di Taranto – è quello di un salto culturale, sia tra i veterinari, che devono essere incoraggiati adenunciare le aggressione e, affinché questo avvenga, devono conoscere gli strumenti che hanno a disposizione per la loro tutela. Sia tra le istituzioni e le forze dell’ordine, che devono essere fortemente sensibilizzati su questo fenomeno ancora molto sottovalutato e devono agire per garantire che le tutele nei confronti dei veterinari pubblici siano effettive”. La Sivemp propone poi la creazione di due fondi, “il primo per coprire le spese legali che un veterinario deve sostenere a seguito della denuncia per aggressione, il secondo per offrire al veterinario un risarcimento del danno subìto, ad esempio nel caso in cui venga distrutta la suaauto. Tale risarcimento sarà diverso e precedente a quello che comunque, in caso di condanna dell’aggressore, il veterinario riceverà a seguito del pronunciamento del giudice”. Le risorse per i fondi, spiega Di Taranto, “potrebbero essere reperite senza ulteriori oneri per lo Stato semplicemente destinando a questo scopo una quota minima deiversamenti da parte dei produttori previsti dal decreto legislativo 194/2008 per il finanziamento dei controlli sanitari ufficiali”. Infine, per evitare che i produttori e gli allevatori possano mettere in dubbio le competenze o la buona fede di un veterinario che esprime parere negativo nell’ambito di un accertamento, la Sivemp chiede che in caso di contestazione il veterinario sia affiancato da un altro collega. Una procedura che, secondo Di Taranto, “eliminerebbe almeno parte delle tensioni che possono crearsi in caso di segnalazioni di irregolarità e sequestri che i produttori spesso contestano anche con reazioni violente”. L’Osservatoriosarà convocato per la prima volta subito dopo la pausa estiva di agosto. A presiederlo sarà il sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, che in un messaggio inviato ai componenti dell’Osservatorio il 19 luglio scorso assicura “il forte interesse che il ministero della Salute ha nei confronti degli operatori di sanità pubblicaveterinaria impegnati a garantire elevati standard di sicurezza alimentare, sanità e benessere animale. Nell’esprimere il senso della mia più alta stima nei confronti dei medici veterinari di medicina veterinaria pubblica – scrive ancora Cardinale nel messaggio – auspico una forte sinergia al fine di consentire l’espletamento dei loro compiti in quelle situazioni di legalità indispensabili per l’esplicarsi di una corretta ed efficiente azione di vigilanza sanitaria sul territorio”. Un auspicio pienamente condiviso dai veterinari.
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