Puglia, effetto Ilva sulla crisi

 











"Il settore metallurgico, che ha risentito dell’indebolimento della domanda mondiale di acciaio, in prospettiva potrebbe subire gli effetti delle vicende che coinvolgono lo stabilimento Ilva di Taranto", è l’analisi della Banca d’Italia nel rapporto sull’economia della Puglia, diffuso oggi.
Nei primi nove mesi del 2012 - si legge nel documento -  il prodotto regionale è diminuito per effetto del calo della domanda interna, solo in parte compensato dall’aumento delle vendite all’estero.
La riduzione del fatturato delle imprese industriali si è riflessa nel calo della redditività e della spesa per investimenti. La capacità produttiva tecnica è diminuita, risentendo del quarto anno di flessione degli investimenti.
Le imprese
Le aspettative delle imprese per i prossimi mesi indicherebbero un’attenuazione della sfavorevole fase congiunturale. Le esportazioni, in sensibile rallentamento, sono state trainate dalle venditedei comparti dell’aerospaziale, dell’automotive e dell’impiantistica per centrali eoliche; i comparti della moda e del mobile hanno continuato a perdere quote nei mercati esteri. Il settore delle costruzioni ha confermato le difficoltà degli ultimi anni, dovute alla debolezza della domanda nel mercato residenziale e, per quanto riguarda le opere pubbliche, alle difficoltà finanziarie degli enti appaltanti.
Il lavoro
Il mercato del lavoro ha evidenziato segnali contrastanti. Alla lieve crescita dell’occupazione, in
gran parte concentrata nella componente dei lavoratori a tempo parziale, si è accompagnato un maggiore ricorso alla cassa integrazione. In Puglia, gli occupati con meno di 35 anni sono diminuiti, confermando una specifica difficoltà delle fasce più giovani nell’attuale quadro occupazionale.
L’aumento dell’occupazione non ha soddisfatto interamente l’offerta di lavoro disponibile, determinando un incremento del tasso di disoccupazione.
Iprestiti
I prestiti bancari sono diminuiti per effetto del calo delle erogazioni alle imprese. Anche i finanziamenti alle famiglie hanno sensibilmente decelerato. La dinamica dei prestiti ha risentito della debolezza della domanda, connessa alla contrazione degli investimenti per quanto riguarda le imprese e alla riduzione degli acquisti di beni durevoli e di abitazioni nel caso delle famiglie. Vi si sono aggiunte le residue tensioni nelle condizioni di offerta bancaria, che dovrebbero essersi attenuate nella seconda parte dell’anno.
La debolezza della congiuntura si è riflessa nel peggioramento della qualità del credito bancario: ha accelerato il flusso di nuove sofferenze e sono sensibilmente aumentati i prestiti classificati a incaglio. La raccolta bancaria diretta è cresciuta, trainata dalle obbligazioni bancarie e dai depositi a termine, anche grazie al sostegno delle politiche commerciali delle banche.









   
 



 
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