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Truffa a Ssn, Nas in ente ecclesiastico nelle province di Potenza, della Bat e di Foggia |
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Avrebbero fatto acquistare arredi e attrezzature biomedicali a prezzi notevolmente maggiorati rispetto a quelli di mercato, con pagamenti anche su conti correnti esteri, e avrebbero anche effettuato spese private addebitando tutti sui conti correnti dell’ente. E’ quanto scoperto dai carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazione e sanità di Bari e della Procura di Foggia che stanno effettuando perquisizioni nelle sedi di un ente ecclesiastico che amministra strutture di riabilitazione psichiatrica nelle province di Potenza, della Bat e di Foggia. Contestualmente sono stati notificati quattro avvisi di garanzia a tre dipendenti e un amministratore dell’ente ecclesiastico con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e peculato. L’indagine prende spunto dall’inchiesta, denominata "Spending review", che a giugno ha scoperto un sodalizio che, pilotando gare di appalto per la fornitura alle Als didispositivi medici, commetteva sistematiche truffe ai danni del Servizio Sanitario Nazionale: 10 le ordinanze di custodia cautelare emesse. Inoltre i carabinieri del Nas avevano anche sequestro conti correnti per circa 500mila euro e accertato un danno erariale di circa un milione e mezzo. Nel corso delle indagini i carabinieri del Nas hanno accertato continui contatti tra il direttore generale e i funzionari amministrativi dell’ente ecclesiastico con imprenditori già implicati nell’indagine precedente ed in altre per i medesimi reati - tutti ai danni dell’Asl foggiana - per la fornitura di arredi ed attrezzature biomedicali a prezzi notevolmente maggiorati rispetto a quelli di mercato. "Agli indagati va revocato ogni incarico", commenta l’onorevole Francesco Boccia (Pd). "La nuova gravissima inchiesta della magistratura nei confronti della Casa della divina provvidenza di Bisceglie e Foggia e del suo direttore generale - afferma il parlamentare pugliese - arriva in un momentotroppo difficile per concentite che la gestione continui ad essere allo sbando e nelle mani di soggetti raggiunti da così gravi sospetti". "Non è possibile - insiste Boccia - trascinare oltre duemila persone che rischiano il loro lavoro e una storia straordinaria come quella di Don Pasquale Uva, nel dramma provocato da reati contestati, tra gli altri, anche al direttore generale: associazione a delinquere, truffa e peculato. In alcuni casi, quindi, il comportamento delittuoso si sarebbe consumato proprio in danno dell’Opera di Don Uva".
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