Le Primarie mettono un’ipoteca sul futuro del Pdl
 











Sta andando tutto secondo le previsioni dei più scettici. Le primarie del Pdl rischiano di spaccare definitivamente il partito nato nel 2008 sul predellino di una berlina. Le varie componenti del partito non sono ancora riuscite a trovare la quadra. Il presidente Silvio Berlusconi è arrivato allo scontro verbale con l’ex delfino Angelino Alfano.
Su tutta la procedura pesa poi la spada di Damocle dei finanziamenti. Crimi e Bianconi, tesorieri di via dell’Umiltà, hanno confermato negli ultimi giorni un buco di bilancio di cinque milioni di euro. Anche sul fronte delle regole non si è trovato il bandolo della matassa. C’è chi parla di norme chiare e precise e chi fa notare le potenziali difficoltà a cui saranno esposti i “piccoli” e gli “outsider”. L’unica cosa certa sono le intenzioni della segreteria Pdl. Giovedì notte il partito ha scelto di optare per il modello statunitense.
I deputati Daniele Capezzone, portavoce del partito, e GregorioFontana, segretario d’aula a Montecitorio, hanno pensato di organizzare convention territoriali su base provinciale, a partire da dicembre, per eleggere tra gli altri i “grandi elettori”, i delegati che alla convention finale voteranno per il candidato premier. Si inizia dalla Lombardia e dal Lazio il 16 dicembre. A Milano e dintorni si voterà anche per il candidato alla guida della Regione, dopo le definitive dimissioni di Roberto Formigoni.
Questa linea rischia di sconvolgere ulteriormente i piani di Alfano. Il modello “a stelle e strisce” sarebbe radicalmente diverso rispetto alle primarie partorite tra i ranghi del centrosinistra. Si finirebbe per dare un peso diverso ai diversi territori e per favorire chi già gode di una posizione di rilievo nel movimento. I più critici su questa evenienza potrebbero essere gli ex di Alleanza nazionale. Settore del partito più propenso a “imitare” quanto avviene in casa Pd. “Non bastano le primarie da sole, bisogna fare un discorso chiaro eampio che riguardi il nome del partito, il suo manifesto programmatico e soprattutto un discorso chiaro sulle regole etiche e morali, oltre che sul governo Monti e sul programma economico”, ha spiegato il sindaco di Roma Gianni Alemanno a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Pontificia Lateranense. “Abbiamo bisogno di rifondare il partito - continua l’ex destra sociale - di mettere a punto un azzeramento. Se questo sarà fatto da Alfano io sarò con Alfano e in questi giorni gli ribadirò questo: se vuole portare avanti questo progetto adeguato ai grandi problemi che abbiamo io non avrò problemi ad appoggiarlo”. Insomma, tra due mesi il Pdl potrebbe essere radicalmente diverso da quello che oggi cerca timidamente di ritagliarsi un ruolo nella prossima legislatura.
Il Cavaliere, in base ad un suo antico proposito, potrebbe sempre scegliere di affiancare alla sigla alcune “liste civiche”. Formazioni determinanti se si andrà alle urne con l’attuale leggeelettorale. Per il presidente della regione Campania Stefano Caldoro (ex Nuovo Psi) il “forte rinnovamento del Pdl” deve andare oltre la decisione di svolgere le primarie e chiedere ai candidati di chiarire “le proprie posizioni in tema di programmi, alleanze e posizione rispetto al governo guidato da Monti”. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha tentato di vestire i panni del pompiere. “È sbagliato interpretare una discussione sull’opportunità o meno di fare le primarie in una sorta di scontro politico all’interno del Pdl fra Berlusconi, Alfano e gli altri dirigenti del partito.
Le primarie sono un’occasione per rilanciare il Pdl e anche per iniziare il rinnovamento del modo di essere del partito stabilendo un rapporto aperto con i cittadini, superando così la fase precedente”, ha scritto in una nota il dirigente romano del partito. Sicuramente, lo scontro tra le varie correnti rischia di indebolire l’ex partito di maggioranza relativa. L’inseguimento di una democraziainterna vuota di contenuti non avrà risultati diversi. Serve chiarezza sui contenuti e sulla discontinuità rispetto al governo dei Tecnici. Passo propedeutico alla definizione delle alleanze. Stringere accordi con il Fli di Gianfranco Fini è prematuro. I “futuristi” sono infatti un asse portante della maggioranza di governo. Senza un cambio di rotta il Pdl affonderà tra le onde dell’antipolitica. Serve un colpo di reni per combattere ad armi pari con il Pd. Per ora i berlusconiani sono solo uno sparring partner.Matteo Mascia









   
 



 
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