Diabete, in Italia 4 milioni di malati
 











Allarme diabete. Il trend della malattia è in continua crescita sia a livello mondiale che nazionale. In Italia si registra un aumento annuo del 5%: se oggi i malati sono 3,5-4 milioni, nel 2030 si prevede che saranno 6-7 milioni. Nel mondo, invece, oggi si contano 370 milioni di casi, nel 2030 saranno 570 milioni, a cui andranno aggiunte 400 mila persone a rischio, ovvero con alterazioni della glicemia.
A fornire questi è Stefano Del Prato, presidente della Società italiana di Diabetologia, in occasione della Giornata mondiale dedicata a questa malattia, che ricorre ogni 14 novembre.
Uno scenario futuro drammatico. Come si può intervenire?
"La prevenzione è fondamentale. Bisogna cambiare il nostro stile di vita, che ora si basa su alimentazione scorretta e sedentarietà. Bisogna fare attività fisica e recuperare l’abitudine a una sana dieta mediterranea. L’obesità è un problema sempre più grave anche tra i bambini: negli Stati Uniti siregistrano casi di diabete già a 10-12 anni".
Come si sta intervenendo?
"Di recente sono stati licenziati due documenti importanti. La "Riconognizione del diabete in Italia", presentata in Senato, e il "Piano nazionale del diabete", stilato dalla Conferenza Stato-Regioni insieme al ministro Balduzzi".
Qual è l’obiettivo?
"Puntiamo a rafforzare e organizzare meglio una rete interregionale di cura, che di fatto è già presente, ma disposta in modo non uniforme nel nostro Paese. Serve un’integrazione forte con la medicina generale, una verifica dei bacini di utenza e la creazioni di centri regionali per i casi più gravi. Il paziente va messo al centro di una rete di ’attori’ che possono intervenire sotto i diversi aspetti. Importante anche la raccolta e lo studio dei dati forniti dai soggetti presenti sul territorio. Negli ultimi tempi, inoltre, le possibilità teraputiche sono migliorate grazie all’arrivo di nuovi farmaci dalle tecniche innovative".
Per capire l’importanzadella prevenzione è importante la consapevolezza dei rischi a cui si va incontro.
"Il diabete comporta una condizione limitante della qualità di vita, cure costose e complicanze ancora più gravi al punto da ridurre l’aspettativa di vita di 7-8 anni. Le donne sono proporzionalmente più a rischi. Il diabete è legato alla presenza di malattie cardiovascolari, da cui la donna in età fertile risulta più ’protetta’ rispetto all’uomo. Con l’aumentare dell’età però questa protezione viene meno e quindi il rischio a cui la donna si trova esposta risulta più alto".









   
 



 
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