Ingroia al popolo arancione "Italia da cambiare, sarò con voi"
Quattro parole chiare. "Io sto con voi", promette Antonio Ingroia di ritorno momentaneo dall’America Latina. E sul finale, ancora: "Io sarò con voi. Perché l’Italia oggi è un paese a sovranità limitata, nel modo in cui intendono alcuni sociologi. E questa vostra iniziativa non solo è lodevole, ma necessaria". Se non è l’annuncio formale della sua discesa in campo, manca davvero pochissimo, forse qualche dettaglio. E Antonio Ingroia, ospite più acclamato nella lunga ed articolata mattinata romana dell’appello "Cambiare si può" - promosso dal cartello di Alba, dal movimento arancione, e da intellettuali e cittadini vicini alla mobilitazione per l’acqua e i beni comuni - non fa nulla per dissimularlo. "Io dico che cambiare non solo si può, ma si deve. E poi aggiungo: ora si può. E sarò con voi dall’Italia o dal Guatemala". Ingroia argomenta: "La politica ha bisogno di infezioni pulite, di società civile, di energie autentiche. Ora bisognaosare quello che non si è mai osato. Non bisogna aver paura di aprire il libro dei sogni". Poi il magistrato torna al suo cavallo di battaglia: "La politica antimafia in Italia non si è mai posta come obiettivo quella di sconfiggere o distruggere la mafia, ma è sempre stata ispirata al contenimento delle mafie". Ma tutto il discorso breve e intenso di Ingroia verte su un dato: "Il ventennio berlusconiano ha lasciato macerie ovunque e ha determinato praterie di privilegi, di illegalità e soprusi. Rendendo il paese più debole e lo Stato implacabile nei confronti dei deboli ". È quasi una standing ovation quella che accoglie, nell’affollata platea del Vittoria, teatro del quartiere Testaccio , l’arrivo al microfono di Ingroia, il procuratore aggiunto di Palermo, ormai da mesi al centro del rovente caso della trattativa Stato-mafia (con relativo conflitto apertosi con il Quirinale) e delle polemiche sulla sovraesposizione dei pm nel dibattito politico. Uno strappo cheha spinto perfino Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, la stessa del procuratore siciliano, a prendere nettamente le distanze da alcuni atteggiamenti pubblici di Ingroia. Il magistrato, prima di intervenire dal palco, incontra riservatamente Luigi de Magistris, della cui lista nazionale, si sussurra, Ingroia sarà il nome forte. Al riguardo però, ancora una volta il procuratore antimafia non smentisce e non conferma, quasi giocando all’arte di far lievitare l’attesa. Si limita a precisare che non tornerà a Roma per il 12 dicembre proprio quando il sindaco di Napoli lancerà ufficialmente il suo movimento per le elezioni politiche, "e comunque -aggiunge sornione, a margine, Ingroia - "non credo che de Magistris il 12 dia i nomi dei candidati o la lista". L’affondo dal palco, invece, ancora una volta è diretto e infiamma il popolo del cosiddetto Quarto polo, quelli che anche stamane gli urlano "Politica, politica!" e scandiscono il suo nome. "Lalegislazione del ventennio berlusconiano - comincia lui - legislazione dei privilegi delle impunità e delle norme ad personam, ha costruito praterie di malaffare e di illegalità. Ecco, l’Italia in questo senso è un paese a sovranità limitata, sì uno di quei paesi in cui le reti criminali condizionano il sistema politico ed economico. Le reti criminali hanno profondi addentellati con le nostre classi dirigenti. E La vera anomalia in questo paese è una classe dirigente che si è compromessa con reti criminali, perché garantendo i criminali garantiva se stessa. Il ventennio berlusconiano è stata l’apoteosi di questa linea tendenzialmente storica, che ha inferto ferite molto profonde al Paese e ha creato una frattura quasi insanabile tra cittadini e istituzioni". Applausi scroscianti lo interrompono. Lui continua: "Da questo ventennio è uscita a pezzi anche la politica, tutta. C’è stata una perdita di credibilità anche dei partiti tradizionali, e la fine dei partiti personalistici.Quindi nessun salvatore della patria potrà risolvere i problemi del paese , non ci sarà nessun leader con la bacchetta magica, ma la politica ha bisogno di iniezioni di energia e di credibilità". La chiosa è altrettanto eloquente: "Ecco perché la vostra iniziativa è lodevole. Per quel che mi riguarda io non mi sono mai tirato indietro dal dibattito civile. Pagando anche un prezzo per questo. Quindi, cambiare si deve. In questo senso io sono con voi". A chi, poco dopo a margine, gli ricorda provocatoriamente che a Napoli, Sel lo ha battezzato con sarcasmo "l’eroe dei due mondo", lui si limita a giocare ironico: "Non la sapevo, bella questa". Conchita Sannino-repubblica