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Scende in campo il Cavaliere? E allora scende in campo anche il Professore. Et voilà: fine del governo tecnico, elezioni alle porte, quadro di colpo più chiaro. Sarà pure sul viale del tramonto, intestardito a fare il leader di un centrodestra che forse non c’è più: di certo, però, anche stavolta Silvio Berlusconi si è dimostrato latore di una pozione magica. Il suo rientro in partita, coinciso con lo sfilarsi del Pdl dalla maggioranza, ha infatti prodotto in poche ore un effetto pari a quello del dottor Oliver Sacks in "Risvegli".
Il risveglio più forte è proprio quello di Mario Monti, che col suo tempestivo "non ci sto" (si dimetterà subito dopo l’approvazione della legge di Stabilità, ha annunciato ieri a Napolitano) ha fatto il gesto più politico della sua carriera. Cancellando in un colpo quell’aria da Madonna pellegrina e da seduta spiritica che s’era incollata addosso ai lunghi dibattiti sui vari Monti bis, Monti dopo Monti, Monti leaderevocato ma non reale. Non è ancora chiaro, certo, quale ruolo si prepari a giocare: ma è già chiaro, però, che sarà un ruolo da titolare, più che da riserva della Repubblica. In primo piano, non sullo sfondo.
Non a caso – secondo risveglio – pullula di nuova vita e rinnovata speranza tutta quell’area terzopolista che nel presidente del consiglio vedeva la propria guida ideale: invece di "evaporare" come si augura "Il Giornale", adesso Casini, Fini, Montezemolo e gli altri possono vedere concretizzarsi davvero l’ipotesi che il Professore si metta a capo di una lista Monti, riunendo sotto il suo nome i centristi, moderati, e fuoriuscendi del Pdl. Con una capacità attrattiva che il finora vago progetto della Lista per l’Italia non avrebbe avuto in nessun caso.
Una discesa in campo diretta del presidente del Consiglio è però allo stato solo una delle possibilità sul tavolo. L’altra, è quella che anche il senatore Stefano Ceccanti mette nero su bianco come la più probabile: un"endorsement" a favore di una lista o coalizione di centrosinistra; e, quindi, dopo le elezioni, l’approdo al Quirinale. O magari –ipotizza il costituzionalista del Pd – a un incarico da superministro dell’Economia di un governo Bersani, che Monti potrebbe ragionevolmente ricoprire dopo essersi fatto garante di un fronte pro-Europa con Pd e Udc.
La discesa in campo di Berlusconi – terzo risveglio – sortisce infatti anche l’effetto di bipolarizzare il confronto. E, invece che indietro, porta a fare un passo in avanti a chi – centristi e non – vede in una più organica alleanza tra centro e sinistra il futuro del quadro politico. Una ipotesi che certamente a Casini non dispiace. Ma che – visti anche i sondaggi che per ora disegnano una vittoria non schiacciante del Pd - non è poi così remota. Non a caso, anche il leader di Sel Nichi Vendola è già in azione per puntellare le differenze tra "l’agenda Monti" e "l’agenda Bersani". Susanna Turco
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