Si riparte con la campagna dell’antiberlusconismo e del berlusconismo. Questa storia che tutte le responsabilità della crisi siano attribuibili a Berlusconi non ci ha mai convinto. L’ex presidente del Consiglio ha le sue responsabilità legate più che altro alle sue scempiaggini private. Politicamente invece è responsabile quanto i vari totem del centrosinistra: Prodi e D’Alema. Pur tuttavia non raggiunge mai il loro livello di responsabilità. Se siamo nelle condizioni di scivolamento verso la povertà e verso il degrado sociale lo dobbiamo proprio a coloro che ci hanno portato nell’euro. E pensare che Bersani ha più volte rivendicato, nelle recenti primarie, il successo di questa operazione voluta da Ciampi, Napolitano, Prodi, Padoa Schioppa e Andreatta. Se stiamo così “bene”, con le tasche vuote, con le città piene di disperati, con gli imprenditori e i lavoratori che si suicidano lo dobbiamo all’ex Pci-Pds-Ds-Pd che ci hanno portatonell’euro. E naturalmente anche ai montiani cattolici come Casini, Fini, Rutelli e tanti altri “emeriti”. I dati di questi “grandiosi” anni di euro innamorati sono del tutto negativi. Basti pensare solo allo svuotamento progressivo degli stipendi, delle pensioni, dello sfruttamento selvaggio dei laureati e della marea di schiavi delle diverse etnie con la pretestuosa storia dell’accoglienza. La qualità di vita è in caduta libera proprio grazie a questi 11 anni di euro della miseria. Senza contare la caduta del pil, la crescita del debito pubblico, la crescita della disoccupazione e la chiusura di tante attività che non reggono più la concorrenza sleale e il peso delle tasse. Qual è mai il vantaggio di stare nella moneta unica? Non decidiamo più nulla in quanto tutto ci viene impartito da Bruxelles e da Francoforte. Se dobbiamo fare i camerieri di Tizio e Caio allora tanto vale rinunciare a simboli come il Quirinale, come il Parlamento e come la Corte Costituzionale e tutto ilcorollario di istituzioni inutili ma che ci costano un occhio della testa. A che serve mandare Bersani, Vendola o Berlusconi a Palazzo Chigi? Se è la Germania della Merkel, la Bce di Draghi e il Parlamento europeo a decidere la nostra agenda politica, economica e sociale allora è inutile che ci teniamo questi pozzi istituzionali. A che servono se non decidono più su nulla? Rottamiamoli tutti, visto quanto costano per le casse dello Stato. Se dobbiamo essere dei sudditi tanto vale tagliare tutti questi simboli istituzionali inutili. Di cosa dovremmo essere grati a questa gente che ci ha portato nell’euro della miseria? Se non c’è anche una unione politica ed economica quella monetaria è del tutto inutile. Ma quelli che si sono messi in fila alle primarie per votare Bersani e Vendola hanno bene in mente la situazione? Non è che ci si può lamentare del figlio che non lavora, del salario che non ti consente di arrivare a fine mese, del lavoroche non si trova, del degrado in cui sono precipitate le nostre città, dei tanti rom che vivono nell’illegalità e dei tanti immigrati ridotti a cani randagi e poi votare per chi ha favorito questa situazione. E Vendola, Bersani, Casini, Fini e Riccardi hanno pure il coraggio di parlare di integrazione e di risorsa della nostra economia. Non abbiamo bisogno di schiavi ma di civiltà che con queste politiche migratorie non sarà mai possibile attuare. Con il pretesto della solidarietà e dell’accoglienza si cercano solo schiavi per le nostre case e per le nostre imprese interessate ormai solo al profitto. Non è più sopportabile, quindi, questa offesa alle nostre coscienze dei vari sacerdoti della morale ad intermittenza e dei santoni della democrazia ammazza società. Per questo sosteniamo l’uscita dall’euro, al fine di tornare a decidere in materia di politica, economia e lavoro. Siamo stufi di sentir parlare di spread ad ogni piè sospinto. Quando camminavamo con le nostregambe e con la nostra lira in tasca non si sapeva nemmeno cos’era lo spread. Poi questa disputa su Monti la troviamo ridicola. Mentre Casini lo vede come unica ancora di salvezza, Bersani invece finge di poterne fare a meno. Non per niente lo invita a restare fuori dalla contesa politica ovvero a non farsi portavoce di nessuna lista. In cambio gli fa capire che la strada verso il Colle come successore di Napolitano è pressoché spianata. La dirigenza del Pd pensa di poter governare con Vendola e con lo stesso Casini, nella speranza che la Bce e l’Ue lo lascino fare. E con Monti al Colle come garante dello spread. Casini, Fini, Montezemolo, Riccardi: “poker d’assi” I paladini del Monti bis si preparano all’assalto finale, per convincere anche Bersani della bontà del loro progetto. Tanto per cominciare cercano di demolire il ritorno di Silvio. “I mercati -spiega Casini- non sono entità astratte ma investitori in carne ed ossa che non hanno fiducia in un’Italia governata daipopulismi. Sta a noi mettere in campo un’alternativa credibile”. Beh meglio il populismo che questa vergognosa immagine di sudditanza che dà il poker d’assi. Ritrovarsi ancora Riccardi come ministro sarebbe una sciagura per la nostra identità. Il creatore della comunità di Sant’Egidio sta facendo il gioco di chi vuole scardinare i diritti sovrani, quali lavoro, casa e dignità di vita, riempiendo le nostre città di nuovi schiavi. La coalizione centrista che si richiama a Monti vuole solo scardinare gli ultimi sussulti di sovranità, rappresentati da Grillo e dalla Lega. E da una sempre crescente società civile che non ne può più di sottostare alla cura degli eurocrati. Montezemolo intanto scalda i motori per mettere alla guida della Ferrari il pilota Monti. L’obiettivo di Casini e del leader di Italia Futura è quello di togliere consenso al Cavaliere che nonostante la perdita di credibilità ancora fa breccia nel cuore di una parte degli italiani. In questo modo poi potrannospingere su Bersani, costringendolo alla resa sul Monti bis. Intanto fanno presa sul gruppo dei renziani, come Richetti e Pagani. Non per niente i rottamatori saranno presenti al convegno organizzato da Montezemolo che si terrà nella giornata odierna a Reggio Emilia. “La battaglia di Renzi al rinnovamento della proposta politica e della classe dirigente è quanto di più interessante l’area di centrosinistra abbia espresso negli ultimi anni”, questo il parere di Ceci, coordinatore regionale del movimento montizemoliano. “Questo capitale di partecipazione e di impegno di cui Richetti e Pagani fanno parte, al di là delle differenze che pur esistono con noi di Italia Futura, è di enorme valore e non va disperso”. E quindi il rendez-vous tra centristi e bersaniani è in fase di avvicinamento. Casini e Vendola continuano nella finzione di essere antitetici ma alla fine tutto si aggiusterà. Il collante dell’antiberlusconismo e del potere fa miracoli. Il voto è all’orizzonte. E per ilrottamatore Ceci l’evento montizemoliano di Reggio rappresenta “l’occasione di chiedere a Monti di proseguire il suo lavoro iniziato un anno fa in un passaggio difficilissimo della nostra storia repubblicana”. E sarà , a suo dire, anche l’occasione per rispondere con forza alle minacce di una destra populista che ha predicato la rivoluzione liberale e moltiplicato invece gli sprechi e gli abusi di una classe dirigente impresentabile. Forse i rottamatori hanno un po’ le idee annebbiate dalle prime nebbie padane. Impresentabile è quasi tutto il Parlamento sinistro-centro-destro, altro che diversità. Chiudiamo la carrellata dei montizemoliani con la presenza di Fini a Che tempo che fa. “Del Pdl -ha detto- non mi piace l’aria da caserma. Le riforme siano condivise”. E detto da lui che viene da un partito caserma come l’ex Msi è davvero troppo. La verità è che per il “poker d’assi” sarà praticamente impossibile raccogliere quel consenso per un Monti bis, a meno che non si leghinomani e piedi con la dirigenza del Pd. Ed è quello che succederà se gli uomini liberi non faranno sentire la loro voce.michele mendolicchio
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