Monti aspetta una nuova chiamata
 











Come sono stato bravo. Tutti mi stimano e mi vogliono bene.
Al termine del Consiglio europeo di Bruxelles Mario Monti non ha sciolto le riserve su una sua discesa in campo alle elezioni come candidato premier di un vasto raggruppamento centrista, o di centro-destra o moderato. E poi cosa vuol dire moderato? E soprattutto con chi dovrebbe allearsi questa area che potrebbe raccogliere il centrodestra, l’Udc, i montezemoliani e i finiani? E contro chi dovrebbe schierarsi?  Berlusconi ha ripetuto che con Monti candidato premier lui farebbe un passo indietro. Ma il Cavaliere deve comunque presentarsi alle elezioni con una “sua” lista per garantirsi l’elezione e l’immunità parlamentare che lo tuteli dalle attenzioni dei magistrati. E già ieri ha dichiarato che se Monti non si candiderà a Palazzo Chigi, lo farà lui.
Il Professore nel frattempo si autocelebra. Grazie alla sua cura, ha sostenuto, si può guardare con maggiore serenità al 2013.L’Italia ha fatto i compiti a casa e l’Unione europea ha ottenuto risultati che non erano affatto scontati e che qualcuno reputava poco realistici. Come l’accordo sulla Grecia. Nessuno, ha ammonito, deve però illudersi che la crisi sia andata via per sempre. Ci vuole altro per considerare scomparsa ogni minaccia.
La disciplina di bilancio, si è compiaciuto, è ormai acquisita culturalmente e ha i suoi meccanismi di sorveglianza. Non dovrebbero, per il momento, esserci altre tasse in arrivo. E qui Monti ha giocato con un linguaggio contorto e ricercato che in genere è sempre quello che nasconde una mazzata in arrivo. Lui non crede che persone con serenità mentale, per quanto animate da spirito di rigore, possano ritenere necessario “altri strati di armamento disciplinante”. In linguaggio più semplice vuol dire altre misure di rigore e altre tasse. Anche perché, ha messo le mani avanti, si direbbe ai mercati che il governo nutre poca fiducia nella loro efficacia.
In ogni caso, Montiha assicurato che qualsiasi cosa farà in futuro sarà in sintonia con l’Europa. Lui spera che di poter esercitare in futuro “una influenza culturale “nel nostro Paese (da premier, da ministro o da presidente della Repubblica) come i tanti che in Italia si battono in tal senso. In questa fase così fluida, dove non si capisce bene chi sarà alleato di chi, l’ex Goldman Sachs non intende quindi prendere posizione ufficialmente su una sua discesa in campo. Non sarebbe né possibile né opportuno. Insomma, voleva dire l’ex consulente di Moody’s, le chiacchiere dei politici stanno a zero. Tanto alla fine sarà l’Alta Finanza a gestire il potere reale ed anche un Bersani, probabile vincitore delle elezioni, dovrà accettare di essere commissariato e fare opera di sottomissione ai suoi rappresentanti ufficiali. Monti in testa.Filippo Ghira
 









   
 



 
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