Sarà pure che il Cavaliere, anche se lo vesti in bianco su sfondo bianco, spicca. Sta di fatto che l’elemento più divertente dell’alacre formicaio che gira attorno alla formazione delle liste lo porta lui. Mentre tutti s’affannano nei modi più vari a tentare di interpretare la ventata di rinnovamento, Silvio Berlusconi placido – o disperato – s’attornia, per ora, del suo usato più "sicuro". Marcello Dell’Utri, Gianfranco Micciché, Nicola Cosentino, magari Raffaele Lombardo. Nomi non certo immacolati, che a quanto pare andranno a formare il Grande Sud, lista alleata al Pdl nell’area del Meridione. Una soluzione plasmata dalle mani di Denis Verdini – altro nome nuovissimo – di fatto l’unica in grado di tenere insieme il "no a Dell’Utri candidato nel Pdl" dichiarato da Berlusconi prima di Natale, nella leggendaria presentazione del libro di Vespa, e il "tutto a posto, Silvio mi candiderà" ribadito a stretto giro di posta dal senatorepalermitano. In mezzo, come al solito, c’è rimasto schiacciato Angelino Alfano, con la sua battaglia pro-liste pulite finita a insulti con lo stesso Dell’Utri. Ma tant’è. Nella trepidante attesa di conoscere quel "cinquanta per cento di volti nuovi" promessi dal Cavaliere, che sono poi il frutto di mesi e mesi di incontri e selezioni dai book pervenuti ad Arcore, si capisce per certo che le "bad companies" – da Dell’Utri agli ex aennini di La Russa-Meloni – Berlusconi vuol risolutamente tenerle fuori dalla sua creatura politica, quel Pdl che gli è rimasto in mano dopo il fallimento dei vagheggiati Forza Silvio e Forza Gnocca. Circola invece una sorprendente aria di vaghezza nell’area Monti, il cui bollino ha detto ieri il premier dovrebbe essere "con Monti per l’Italia". Dopo il sì al listone al Senato (nel Lazio dovrebbe guidarlo Giulia Bongiorno) restano ancora incertezze circa lo schema da tenere alla Camera. La scelta di procedere con liste diverse (civica-montezemoliana,Udc, Fli) che sembrava già presa, è tornata in forse: e, con lei, anche la compilazione degli elenchi. Con un listone unico anche alla Camera, si è ragionato ieri nelle quattro ore di vertice (mancava Montezemolo perché in viaggio alle Maldive), l’effetto Monti sarebbe più forte ma l’indipendenza dei partiti ancora più ridotta. E già così la tagliola in mano a Enrico Bondi preoccupa le segreterie di Udc e Fli, che hanno in pancia svariati parlamentari non corrispondenti ai criteri indicati dal Professore. Ad ogni buon conto, il presidente del Consiglio, dopo l’endorsement a favore di Albertini alla Regione Lombardia, e in attesa che la Bongiorno sciolga la riserva sulla Regione Lazio, ha incassato la disponibilità di Renato Balduzzi a candidarsi parlamentare (è il secondo tra i "suoi" ministri a farlo, dopo Mario Catania). Meno tempestose le acque in cui naviga il Pd, che pur in piena polemica con Monti e la sua lista ?€“ effetti della concorrenza - benefica dell’effettoaffollamento da "candidato alla vittoria". Dopo la vittoria dei giovani turchi alle parlamentarie di capodanno, si lavora a completare il listino dei circa novanta sicuri, quelli col bollino di Bersani. Nomi presi fuori dai palazzi, come Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia (probabile capolista in Sicilia), Carlo Dell’Aringa, l’economista già candidato al Welfare nel governo Monti, il vicedirettore del "Corriere" Massimo Mucchetti, la giornalista anticamorra del Mattino Rosaria Capacchione, oltreché lo spin doctor di Bersani Miguel Gotor, il filosofo Mario Tronti, l’economista Emilio Barucci, la storica Emma Fattorini, il politologo Carlo Galli, il rettore del Sant’Anna di Pisa Maria Chiara Carrozza. E nomi interni alla politica, come i renziani tra cui Simona Bonafé e Maria Elena Boschi (in totale, tra parlamentarie e listino e pranzo col segretario, il sindaco di Firenze dovrebbe poter contare su una cinquantina di parlamentari). Quanto ai capilista, Bersani dovrebbeesserlo in Lombardia, Lazio e Sicilia, Anna Finocchiaro in Puglia, Dario Franceschini in Emilia-Romagna, Rosy Bindi in Calabria, Franco Marini in Abruzzo al Senato, e Ignazio Marino in Liguria (sempre a Palazzo Madama). Per quel che riguarda Sel, Nichi Vendola sarà capolista in tutte le circoscrizioni: dietro di lui, Giorgio Airaudo della Fiom, Monica Frassoni e Grazia Francescato (verdi), la portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini, il rettore dell’università di Foggia Giuliano Volpe.(...)Susanna Turco-l’espresso Casson: “Gli impresentabili vanno cacciati fuori dalle liste” - “Ma lei è proprio sicuro di quello che mi sta dicendo?” Sì, senatore Casson, basta scorrere la lista dei partecipanti alle primarie, e a Taranto c’è anche Ludovico Vico, l’esponente del Pd intercettato nell’inchiesta Ilva, mentre diceva: “Ora, a questo punto… lì alla Camera dobbiamo fargli uscire il sangue a Della Seta (ambientalista, ex presidente di Legambiente, uno dei pochi ad opporsi aidisastri della fabbrica)”. La stessa persona che ha proposto la modifica dell’art. 674 del c.p., “il getto pericoloso di cose”, in modo da derubricare la pena a semplice sanzione amministrativa. Depenalizzare, insomma, l’unico articolo del codice penale per il quale l’Ilva veniva puntualmente condannata. “(Silenzio) Ah, allora è molto grave. E, lo ammetto, sono sorpreso”. Bene, quindi? Credo che il Pd dovrebbe discutere la vicenda. In che modo? Premesso, come partito abbiamo istituito un codice etico inedito, dove chi è condannato anche solo in primo grado non può essere candidato. In questo caso non c’è ancora alcuna condanna. Ma un’inchiesta molto grave. Infatti sono stupito. E credo che dovremmo applicare la “terza via”. Tradotto? Vede, c’è una giustizia ordinaria e, come le ho detto, un regolamento di partito. Oltre a ciò dovremmo analizzare i casi specifici per rendere ottimo ciò che dibuono abbiamo realizzato con le primarie. Lei è membro della commissione etica del Pd. Sta dicendo che alcune situazioni dovrebbero essere riviste. Sì, le intercettazioni che hanno coinvolto a Taranto Ludovico Vico sono impressionanti. Il voto è fra quasi due mesi, avete il tempo per studiare la composizione delle liste. Infatti questo fine settimana ci saranno le direzioni regionali, poi quelle nazionali. Nel primo o secondo appuntamento certe situazioni delicate e particolari andranno risolte. Però dobbiamo stare attenti… A cosa, in particolare? Vede, quando si giudicano fatti e persone, è necessario allontanare la discrezionalità, altrimenti si rischia l’abuso in un senso o in un altro . Oltre a quello di Vico ci sono altri casi, come Crisafulli in Sicilia. O Luongo in Basilicata. Ribadisco, dobbiamo studiare le vicende. Avete tempo almeno fino all’8 gennaio. E poi chefarete? Sarebbe utile chiedere a certi soggetti un passo indietro o di lato. Ma, non posso nasconderlo, siamo sulle sabbie mobili. Addirittura. Certo, ma dobbiamo farlo. Anche perché nella maggior parte dei casi, come in Veneto, sono state rispettate tutte le indicazioni del partito. Molti dei nomi incasellati tra gli “impresentabili” sono stati candidati al sud. Guardi, il problema non è la Sicilia, la Calabria o la Campania. Tutte le situazioni sono legate al potere. Ed è il potere che corrompe. Alessandro Ferrucci | lfatto
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