"Le nuove linee guida dell’American Cancer Society, che raccomandano a tutti i medici di invitare i loro pazienti fumatori a sottoporsi alla tac a basse dosi, rappresentano una svolta storica nella lotta al cancro polmonare, con cui anche l’Italia si deve confrontare. Sapendo che è scientificamente provato dai più recenti studi clinici e dai più autorevoli organismi internazionali che questo esame, eseguito sistematicamente sui forti fumatori o ex fumatori, può salvare lo loro vita, si affaccia per ogni medico il dovere morale di consigliarlo ai propri pazienti e per ogni fumatore un’opportunità da non scartare. Per la prima volta nella storia, la medicina si è occupata di chi fuma o ha fumato molto, offrendo una possibilità concreta di salvezza e salute, senza colpevolizzare o terrorizzare. Non possiamo più nascondere che pesa sul nostro Paese il retaggio della concezione del cancro come punizione per qualche peccato segreto, equesto è tanto più vero per il tumore del polmone, per cui la colpa misteriosa non è: hai fumato o fumi e dunque ti meriti il cancro. E così ogni giorno in Italia ci sono quasi 100 morti ogni giorno per tumore del polmone, e sono morti ignorate. Anche io sono contro il fumo e so che l’unico modo per eliminare il problema del tumore polmonare - oggi il tumore big killer numero uno al mondo - sarebbe di far sparire le sigarette. Tuttavia penso che la medicina non abbia il diritto di dare un giudizio morale sulla malattia, mentre ha il dovere di curare le persone, a prescindere dalle loro scelte di vita individuali. Per il fumo, poi, c’è una componente in più, che posso testimoniare come ex ragazzo fumatore. Fino agli anni ’50 la sigaretta era un premio e un segno di benessere e solo molto più tardi si è diffusa la consapevolezza che fosse anche uno strumento di morte. Molti di noi hanno smesso subito di fronte alla nuova evidenza, ma altri se nesono resi conto molti anni dopo, ed hanno accumulato comunque decenni di fumo. Perché pagare oggi un prezzo di salute per scelte di vita fatte 20 o 30 anni fa, se si può evitare di farlo? Fino a pochi anni fa c’era ben poco da fare per proteggere i fumatori: pur sapendo che l’unico modo per limitare il loro alto rischio di mortalità per tumore al polmone era la diagnosi precoce, non disponevamo della tecnologia adeguata. Alla fine degli ’90, l’evoluzione tecnologica ci offrì finalmente il primo strumento in grado di individuare tumori polmonari iniziali: la tac a basso dosaggio. All’Istituto Europeo di Oncologia nel 2000 avviammo subito uno studio clinico osservazionale per confermare l’efficacia della nuova tecnologia e reclutammo prima 1000, poi altri 5000 fumatori. I risultati sono stati da subito a favore della tac a basso dosaggio, ma sorprendentemente (anche se purtroppo tutte le grandi rivoluzioni mediche sono state all’inizio osteggiate, a volte anche conaggressività) si è formata, soprattutto in Italia, una lobby medica "conservatrice", che giudicava l’esame troppo costoso, troppo difficile da interpretare, troppo complesso da organizzare o addirittura fuorviante perché così accurato da evidenziare noduli che non sarebbero mai diventati tumori. Certo, ci vuole coraggio ed energia per innovare, per formare i radiologi, per trovare nuove tecniche in grado di trattare tumori piccoli, per sperimentare. Ma la posta in gioco è alta: la vita di migliaia di donne e uomini nel fiore dello loro maturità, come ci ricordano le linee guida dell’American Cancer Society, la più potente charity al mondo, a cui aderiscono scienziati, ma anche milioni di volontari in USA. Per vincere la battaglia contro il tumore del polmone abbiamo bisogno della partecipazione di tutti, dei medici, ma soprattutto dei cittadini. Rinnovo quindi il mio appello ai fumatori italiani ad aderire allo studio Cosmos II a prendersi cura di sécon fiducia e senza paura. Chiediamo loro meno di dieci secondi, il tempo di una tac a basse dosi.Umberto Veronesi-repubblica
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