Mario Monti è nudo, come il re della fiaba di Andersen, che qui rileggiamo con qualche libertà. Ma a differenza della fiaba, nessuna voce dell’innocenza (il bambino), e/o della verità (una scienza economica non più viziata dall’ideologia liberista) lo ha ancora gridato spezzando la maschera del conformismo, dell’ideologia (appunto), della falsificazione e della manipolazione della verità. E sono nudi (ovviamente, anche se a titolo diverso): Silvio Berlusconi, imperatore vanitoso e narcisista, dedito come nessun altro all’apparire e al godimento, proprio e degli elettori/spettatori conformisti; Pietro Ichino e la sua flexsecurity a tutele crescenti, come se i diritti fossero modulabili e non, invece, universali e indisponibili; Mario Draghi, il re che comunque, anche se nudo, si presenta meglio vestito degli altri. E ancora: Angela Merkel, donna di poche certezze ma tutte sbagliate e ‘regina nuda’ del nichilismo europeo o (ma è la stessa cosa)della ‘volontà di potenza’ tedesca; e Manuel Barroso, grigio burocrate di una grigia Europa che ha tradito il sogno europeista riducendolo allo squallore del vincolo del pareggio di bilancio; e il ministro Vittorio Grilli, secondo il quale l’Italia non poteva fare altro che imporre l’austerità, mentre è sempre più evidente che poteva fare ben altro. E il Fondo monetario e i suoi ‘tecnici’, nudi più di tutti gli altri re/regine (anche se forse, dopo vent’anni di errori disseminati per mezzo mondo cominciano a fare autocritica), quel Fondo monetario dalle ricette sempre uguali e standardizzate come se fossero uscite dalla ‘catena di montaggio del pensiero unico’, perché i ‘tecnici’ amano la standardizzazione, non hanno fantasia, non amano i colori della vita né l’immaginazione e la fantasia delle persone, della politica, dell’utopia e sono convinti (è l’ideologia della tecnica che svaluta la politica) della assoluta bontà della loro razionalità quantitativa, cui la ‘vita’ (individui esocietà) deve solo ‘piegarsi’ e adattarsi. Lo sono, nudi. E sempre più nudi. E se qualcuno (come Vendola) pure chiede a Monti di fare autocritica, la risposta è: no, semmai servono ulteriori riforme (ovviamente neoliberiste) ancora più ‘radicali’ (in realtà, non radicali, ma ‘estremiste’) e per Monti conservatore non è lui stesso e la sua ideologia, ma sono la Cgil e Vendola, il premier così applicando la tipica modalità ideologica di rovesciare la realtà accusando gli altri di essere ciò che si è. E conservatore, Monti lo è proprio perché chiuso nella sua ideologia, mentre altri – ultima la Cgil con il suo Piano per il lavoro – sono i veri e radicali (non estremisti) riformisti. I re/oligarchi del mondo dell’economia e della finanza credono ancora di essere vestiti di un abito bellissimo e straordinario e si presentano così vestiti da ‘tecnici’, da ‘esperti’, da ‘professori’, da ‘troika’ a noi che accettiamo - per conformismo o rassegnazione - tutto ciò che i re nudi decidono‘per noi’, ma soprattutto ‘contro di noi’. ‘Contro di noi’: se è vero che l’incidenza della povertà relativa, in Italia era del 4,9% nel 2009 ed è salita al 23,9% nel 2011. Che l’incidenza della povertà assoluta era del 3,2% nel 2009 ed è aumentata all’8% nel 2011. ‘Contro di noi’, perché se il reddito reale disponibile delle famiglie era pari a 100 nel 2007 ora è sceso a 93,5. E sarà ancora peggio perché (dati di Rete Imprese Italia), il reddito disponibile degli italiani nel 2013 calerà ancora, arrivando ai livelli di 27 anni fa, mentre i consumi torneranno indietro di quindi anni. Tutto in nome di un’ideologia che né Giappone né Stati Uniti seguono più. L’Europa liberista invece non cambia strada e somiglia a quei soldati giapponesi che a cinquant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale continuavano ancora a combattere, nascosti in qualche isola sperduta del Pacifico, contro gli Usa (oggi diremmo: contro Keynes, il progresso e la socialità). Un’Europa incagliatasi nellarecessione che ha voluto deliberatamente produrre e – se a questa si sommerà la rivalutazione ulteriore dell’euro, mentre Usa e Giappone svalutano le loro monete per recuperare competitività e fanno politiche quasi-keynesiane per sostenere l’economia e innovare – nell’aggravamento ulteriore della crisi. I re (banchieri, finanzieri, industriali, bocconiani, economisti, fondomonetaristi – e i loro cortigiani/paggi che continuano a lodare il vestito neoliberista) sono assolutamente nudi, ma ci guardano ancora (persino Bersani lo ha notato) dall’alto in basso mentre sfilano per le strade reali e virtuali di una polis ridotta prima a mera agorà-spettacolo-godimento e oggi ad agorà-penitenza-espiazione; una agorà senza polis (come quella prodotta dalla rete), una piazza senza cittadinanza o con una simulazione di cittadinanza (blog, twitter, eccetera). Nudi, i re/oligarchi, anche se vestiti di eleganti loden o di belle giacche grigio-burocrate o grigio professore (la ‘divisa’ deitecnici). Un vestito che credono adatto ad ogni occasione: alla crescita e all’edonismo degli anni ‘90; alla crisi del 2008; alla conseguente recessione e all’impoverimento di massa e ora alla promessa di una nuova fase di crescita attraverso la ulteriore (sic!) flessibilizzazione del lavoro e della sua svalutazione. Ma è appunto un vestito trasparente, sotto non c’è nulla se non il vuoto intellettuale. La fiaba, allora: metafora e rappresentazione dell’arroganza del potere, della sua ignoranza: fiaba che appunto narra di un imperatore vanitoso e supponente (l’auto-considerarsi salvatore della patria di Monti, l’accusare gli altri di conservatorismo, su tutto il neoliberismo capitalista e la ‘tecnica’ come unica razionalità possibile); un re/potere economico arrogante e pretenzioso dedito fino a ieri soprattutto alla cura del suo aspetto e in particolare del suo abbigliamento (l’apparire invece dell’essere, l’economia finanziaria invece dell’economia reale, l’edonismo e il principiodi piacere invece del principio di realtà, della solidarietà e della socialità). Alcuni ‘imbroglioni’ (von Hayek, Milton Friedman, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo) sono arrivati nelle città del mondo (prima negli Usa e in Gb, poi hanno dilagato ovunque) sostenendo – e facendolo con una abile ‘propaganda’, con ‘parole-chiave’ false come tutte le parole-chiave della propaganda (tipo: libertà individuale, essere imprenditori di se stessi, basta ‘lacci e lacciuoli’ alla libertà d’impresa e ancora: flessibilità, deregolamentazione dei mercati finanziari e del lavoro, capitalismo cognitivo, società della conoscenza, rete) – sostenendo appunto di essere tessitori famosi ed esperti e di avere inventato un incredibile tessuto (la rete? la finanza? il mercato?), tanto leggero da essere invisibile, ma di esserlo solo agli stupidi (i keynesiani, la sinistra, i riformisti sociali) e agli indegni (coloro che vorrebbero regolare e limitare il libero mercato). I cortigiani del re nonsono riusciti a vederlo, questo bellissimo tessuto (invisibile come la mano invisibile del mercato?); ma per non essere considerati stolti e indegni, hanno riferito all’imperatore di averlo visto benissimo e ne hanno lodato (da perfetti conformisti) la magnificenza del tessuto (ancora: la rete? il denaro virtuale? la speculazione finanziaria? la ricchezza per tutti? il godimento e il narcisismo fatti ‘legge economica’?). E così l’imperatore, sostenuto dai suoi consiglieri (bocconiani, giornalisti, politici) incapaci di vedere la realtà e preferendo vederne una di pura fantasia (come credere che il mercato si auto-regoli, che ormai ‘tutto sia economia’ e solo mercato – così come un tempo neppure tanto lontano si credeva che ‘tutto fosse politica’) si è fatto preparare dagli imbroglioni l’abito con questo meraviglioso tessuto. Quando finalmente l’abito è stato pronto e consegnato per indossarlo, l’imperatore si è sì reso conto di non essere neppure lui in grado di vederlo; ma,conformista tra tanti conformisti, anche il re (i politici, di sinistra o soprattutto di sinistra) ha deciso di accettare una realtà/verità non-reale e non-verità, mostrandosi anzi estasiato (le virtù del mercato!) per il lavoro fatto. E con il nuovo vestito-non-vestito, ovvero accettando di indossare qualcosa di falso ma soprattutto di contraddittorio con la realtà, anche se vero in termini di conformismo e di ideologia, è sfilato per le vie della città globale come unico vestito indossabile non solo dal re in quanto tale, ma da tutti i sudditi del regno/impero neoliberista. E i cittadini (conformisti tra i conformisti) hanno applaudito e lodato l’eleganza del sovrano e hanno sognato di essere anche loro come il re e di vestirsi con vestiti alla moda fatti di questo magico tessuto, hanno sognato anch’essi di poter realizzare il massimo piacere, il massimo godimento di sé e della vita edonistica che il nuovo tessuto sembrava permettere/promettere. Salvo poi – oggi – doversi denudare espogliare davvero di reddito e di lavoro quando le ‘congetture’ del neoliberismo si sono scontrate con le ‘confutazioni’ della realtà. Nella fiaba – ma purtroppo solo nella fiaba – l’incantesimo è spezzato da un bambino che, finalmente, grida che ‘il re è nudo’. L’Europa – e gli europei – credono invece ancora nella favola. Lelio Demichelis
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