Colombi:Rischio infezioni
 







di Rita Criscione




COLOMBI: RISCHIO INFEZIONI

I colombi sono una presenza costante del nostro vivere in città. Camminano in mezzo a noi per le strade, li troviamo nei mercati, sui terrazzi e cornicioni o sfrecciano improvvisamente sulle nostre teste.  Proprio per tale vicinanza è importante conoscerli al fine di capire quale atteggiamento tenere per creare un giusto equilibrio uomo-animale-ambiente e non dover far fronte, in un prossimo futuro, a problematiche ben più gravi di quelle attuali.
Il colombo di città è un lontano discendente del piccione selvatico e deriva direttamente dal colombo domestico, in particolare da quegli esemplari fuggiti dalle colombaie o scampati ai tiri a volo o liberati dall’uomo nel corso di manifestazioni.
Il colombo domestico è stato da sempre selezionato con precise caratteristiche di scarsa aggressività e territorialità per consentire maggiori presenze nelle colombaie. Questi caratteri si ritrovano, per la diretta discendenza, anche nel colombo
cittadino, il quale, sfruttando ogni possibile risorsa dell’’ambiente urbano, è in grado di raggiungere alte ed innaturali densità popolative.
La disponibilità di cibo, di rifugi per la nidificazione, la pressochè assenza di predatori naturali ed una più elevata temperatura notturna all’interno del perimetro cittadino, altera i normali cicli naturali influendo positivamente sull’attività riproduttiva con un maggior numero di covate ed un maggior numero di uova per covata. Tutto ciò, unito ad una longevità dell’animale (10-15 anni), fa sì che in assenza di fattori limitanti la popolazione raddoppi o triplichi ogni anno.
A questo punto si può meglio comprendere quanto prima si è detto circa la necessità di creare un giusto equilibrio uomo-animale-ambiente. La mancanza di una selezione naturale aumenta la possibilità di sopravvivenza degli individui più deboli e quindi più recettivi alle infezioni e alle malattie trasmissibili sia ad altri animali che all’uomo (zoonosi).
Trattasi
di infezioni di origine virale (pseudopeste aviare o malattia di Newcastle), , batteriche (salmonellosi e ornitosi-clamidiosi), protozoarie (toxoplasmosi) e micotiche (aspergillosi e istoplasmosi).
 Le modalità di contagio possono essere le più varie ed occasionali, dal contatto diretto con l’animale infetto, alla ingestione di cibi contaminati da vettori passivi come le mosche o l’inalazione di polveri contenenti residui fecali essiccati di uccelli malati.
Infatti, le problematiche sanitarie relative ad una elevata ed incontrollata presenza di colombi va ancora oltre.
 Gli ectoparassiti degli uccelli possono staccarsi da questi e  introdursi nelle abitazioni. Le feci accumulate, oltre ad essere fonte di cattivi odori, favoriscono la riproduzione di mosche e quando sono essiccate si polverizzano disperdendosi nell’aria con possibilità di causare problemi respiratori a persone allergiche o asmatiche.
Anche l’ambiente è a rischio, le strutture calcaree di
palazzi e monumenti, le vernici delle auto subiscono l’erosione chimica causata dall’acido urico contenuto nelle feci degli uccelli oltre ad un disgustoso imbrattamento. Grondaie e discendenti d’acqua vengono ostruiti dal materiale di accumulo trasportato dagli uccelli  per costruirsi i nidi con conseguenze immaginabili.
 Nessuno può negare la bellezza del volo di un animale libero, ma proprio perché questa bellezza rimanga tale, è necessario che in quanto comunità tutti prendano atto di quanto finora trattato e adottino semplici comportamenti al fine di evitare che ,in futuro, un fenomeno non diventi  un problema ben più grave.
Innanzitutto evitare di somministrare cibo ai colombi; mettere a disposizione elevate quantità di cibo causa sovrappopolazione e favorisce gli individui più indolenti non più invogliati a compiere voli di foraggiamento in parchi e campagne dove troverebbero cibo più idoneo alla loro natura.
E’ necessario ,inoltre, bonificare i propriambienti ove venga rilevata la presenza anche remota di colombi;  rimuovere i nidi perché molto spesso vengono riutilizzati, asportare escrementi, uova ed eventuali carcasse ed eseguire un’accurata detersione seguita da  disinfezione. E’ opportuno, poi ,provvedere per i propri ambienti alla chiusura delle vie di accesso utilizzate dai colombi ed alla installazione di dissuasori meccanici nei loro abituali punti di appoggio (reti e punte metalliche, sostanze repellenti,ecc.).
Per la gestione del fenomeno è inoltre essenziale l’intervento attivo anche delle amministrazioni comunali, le quali, mediante ordinanze sindacali, possono imporre i comportamenti più opportuni ai quali gli amministrati devono attenersi; possono disporre l’attrezzamento degli immobili di proprietà pubblica con dissuasori e reti e , se necessario effettuare ricerche sui proprietari di stabili abbandonati ed ordinarne la bonifica in caso di invasione ed utilizzo come ricovero da parte di questianimali.
Corretti comportamenti dei cittadini, coordinati con opportune strategie delle amministrazioni comunali, senza comportare la eliminazione dei colombi presenti, in situazioni non gravi, contribuiscono senz’altro alla riduzione del loro numero ed al contenimento dell’impatto negativo di una loro presenza massiccia nel perimetro cittadino.
Nel caso di situazioni più gravi, come pure si sono verificate di recente in alcune importanti città italiane, le amministrazioni comunali, nella impossibilità di gestire il fenomeno con le ordinarie regole di comportamento fin qui descritte, hanno la possibilità di adottare ulteriori misure dotate di maggior risolutività, dall’utilizzo di mangime medicato con sostanze anticoncezionali alla rimozione mediante cattura e trasporto in zone rurali fino alla estrema soluzione della soppressione eutanasica dei soggetti in sovrannumero.









   
 



 
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