La speranza si chiama Ambrosoli
 











Sarebbe stato lecito augurarsi una campagna elettorale improntata a realismo, impegni possibili, qualche frammento di idee nuove. Se non altro per rispetto a quel 40 per cento di giovani senza lavoro e di quell’altro 60 o quasi che gode delle affascinanti inquietudini della precarietà. Anche grazie alla ri-ascesa in politica di Berlusconi, siamo invece costretti a ri-assistere alla scena del conflitto tra la vacua promessa liberista che con la riduzione dell’imposizione fiscale tutto si risolva e slogan paleo-socialdemocratici. Non che la presenza di Monti abbia, per il momento, modificato di molto la situazione.
La campagna si svolge sostanzialmente tra chi le spara impudicamente e chi più moderatamente sulla riduzione delle tasse, sull’Imu, e via cantando. Al solito, forze politiche che non sono riuscite nell’ultimo anno neppure a eliminare provincie, ridurre il numero dei parlamentari, fare una legge decente sul finanziamento ai partiti,eliminare il Porcellum, garantiscono che "faranno" ciò che il paese attende da oltre vent’anni. Invano cercheremmo nelle varie "agende" risposte tecnicamente definite su come eliminare i "vincolismi" assurdi che fanno sì che per aprire un’impresa in Italia occorre spendere in tempo e denaro dieci volte più che in qualsiasi altro paese europeo, oppure su come sostenere, non con qualche sconto fiscale pressoché ininfluente, ma con strumenti creditizi e finanziari innovativi le giovani imprese, il terzo settore (destinato a diventare fondamentale per il nuovo Welfare), chi si inventa attività e professioni nel mondo globale.
ANCHE SULLA LOTTA ALL’EVASIONE si chiacchiera come ci trovassimo nel secolo scorso e potesse essere ridotta a scontrini, pagamento con la carta di credito e blitz della finanza, nel mondo in cui i capitali possono legalmente andarsene o venire con un colpo di telefono. Sarebbe, ho l’impressione, più utile discutere sulle condizioni di sistema che occorrerealizzare, per fare in modo che chi ha i mezzi e le capacità investa ancora da noi, promuovendo in tutti i modi occupazione aggiuntiva. Fondamentale oggi è la flessibilità all’"ingresso", esattamente quella che la Fornero, o chi per lei, ha imbalsamato.
Ma per venire anche alle questioni politico-politicistiche, mi sembra corra anche scarsa consapevolezza sulla partita più delicata che si giocherà il 24 febbraio. Essa riguarda la Lombardia - ma non per la maggioranza al Senato, la quale, se Bersani si mostrerà vincitore intelligente, comunque sarà formata da un’intesa Pd-Monti. In gioco è la rappresentatività e la capacità di governare della maggioranza futura. O c’è ancora qualcuno, da Bologna in giù, che pensa sia possibile combinare qualche sensata riforma senza avere con sé Piemonte, Lombardia e Veneto?
ESISTE ANCORA, MALGRADO le dure repliche della storia, chi pensa che l’Italia possa essere governata senza che il Nord condivida davvero le scelte del governo nazionale? Pervent’anni mi sono consumato a spiegare che cosa sia il federalismo a Ds, margherite, ulivi, Pd, perché abbia lingua per ripeterlo ancora. Possono immaginare le teste pensanti Pd quale sarebbe la situazione politica se questo partito fosse nato con una struttura federale e oggi fosse in campo quel Pd del Nord, autonomo, proposto non da un "alieno" come il sottoscritto, ma da un fedelissimo come Chiamparino?
E così il risultato il Lombardia è a rischio - e con la possibilità che si affermi un leader non decotto, non destinato ad accompagnare Berlusconi nella sua disperata sopravvivenza, come Maroni, intorno al quale potrebbe anche rianimarsi un centro-destra più Lega in Piemonte e Veneto. La vera opposizione al prossimo governo sarà quella di queste Regioni, altro che alla Camera o al Senato! E la crisi del paese potrebbe raggiungere dimensioni sociali e culturali ancora più drammatiche. Sostenere Ambrosoli non significa, allora, "voto utile" per la maggioranza Pd-Vendola al Senato,ma per mantenere ancora viva la fiammella di speranza che questo Paese, tutto intero, ce la possa fare.Massimo Cacciari-l’espresso









   
 



 
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