Elezioni 2013, Monti: campagna elettorale lontano da Fini e Casini
 











Sempre più freddi i rapporti tra Fini, Casini e Monti. Il Professore sembra aver “scaricato” i sostenitori più fedeli del governo tecnico. Nessuna iniziativa elettorale pubblica con gli alleati di Fli e Udc. Il presidente del Consiglio uscente – fanno notare alcuni esponenti della lista civica – preferisce evitare di mettere la faccia accanto a quella dei due “dinosauri” del Parlamento. “La verità è che Monti pensa a tirare la volata a se stesso – osserva un deputato di Futuro e Libertà – prendendo le distanze proprio da chi lo ha convinto a salire in politica”. Onorevole, sta dicendo che il Prof è un ingrato? “Lo sta dicendo lei”.
E’ soprattutto nel partito del presidente della Camera che tira una brutta aria. Ad inizio legislatura, Fini contava in Parlamento 90 deputati ex An. Certo altri tempi, era il cofondatore del Pdl. Oggi rischia di non garantire neppure se stesso. Berlusconi torna a dargli del “traditore” della peggiore specie,“condannato all’inesistenza politica”. Malignità a parte, sta di fatto che se l’Udc di Casini non superasse lo sbarramento del 2 per cento, a Montecitorio, Fini sarebbe fuori. Per lui neanche lo scranno della Fondazione della Camera -destinato agli ex inquilini del Palazzo- perché sacrificata in nome dei tagli ai costi della politica.
Gli ultimi sondaggi non consolano e dentro Fli ci si affida alla matematica, in attesa del “bagno di sangue’”elettorale. Tanta la preoccupazione ma anche i rancori covati, soprattutto nei confronti di Italo Bocchino (deputato e vicepresidente di Fli): “Troppo credito per uno che nel gruppo – sussurrano – è odiatissimo”. E c’è pure chi sbotta, sicuro dell’anonimato: “Fini non si è scelto male solo il cognato…”.
A spargere veleno ci sono poi gli ex “compagni di militanza”. Per Edmondo Cirielli, passato con Fratelli d’Italia di La Russa, Crosetto e Meloni, ha ragione il Cavaliere: “Fini ha tradito i valori del centrodestra per ragioni personali e nonpolitiche, personalizzando lo scontro con Berlusconi”. Il più grande errore di Gianfranco? “Lasciare il Pdl e allearsi infine con il Pd di Bersani” spiega ancora Cirielli, pesante nei giudizi: “Oggi tra Vendola e Fini – è l’affondo – il popolo del centrodestra sceglierebbe senza dubbio il leader di Sel”. Sul futuro politico del presidente della Camera infine picchia duro: “Credo che alla fine lui e Bocchino la spunteranno ma se così non fosse – afferma Cirielli – Fini potrà godersi la pensione, magari a Montecarlo”.
Tutt’altra musica tra chi il Popolo della Libertà lo ha lasciato allora con convinzione, seguendo Fini. “Paghiamo due anni di logoramento – spiega Antonino Lo Presti - e di mancanza di risorse. Sempre meglio però che fare i camerieri di un pagliaccio”. Nessun pentimento, giura il deputato (uscente) di Fli. Ma una constatazione amara: “Gli italiani hanno la memoria corta- argomenta – hanno scordato non solo tutto quello che Fini ha fatto con generosità ma anche quello cheha combinato Berlusconi”. In particolare le cene eleganti. (Feg) Public Policy per il Fatto









   
 



 
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