C’era una volta l’hotel ristorante Conca d’oro, una stella, sette stanze affacciate sul lago d’Ortae una veranda sotto cui si mangiava il miglior riso pilaf della zona. C’era una volta e adesso non c’è più. Al suo posto un edificio gigantesco, terrazze di vetro e pietra, che doveva diventare l’albergo di lusso H2Otel. Inveceè un cantierea cielo aperto a ridosso del centro di Orta San Giulio: teloni stracciati, erbacce che crescono nel cemento del cortile, travi arrugginite. Passa anche da Orta l’inchiesta che ha minato il "sistema Giordano", assessore ora dimissionario della giunta regionale di Roberto Cota, e travolto la Lega Nord novarese. Uno dei filoni dell’indagine coinvolge infatti l’imprenditore Andrea Giacomini, delfino della famiglia di rubinettieri di San Maurizio d’Opaglio, ora indagato. Il "principe", lo chiamavano in zona per il suo modo di apparire in pubblico, non di rado avvistato in discoteca con cilindro, bastone e sciarpabianca. Il "mistico", lo soprannominano adesso, per la sua sconfinata devozione alla Madonna di Medjugorje. Lui che aveva fatto finire in galera i due fratelli Corrado ed Elena per evasione fiscale. Lui che a Orta è anche consigliere comunale, decaduto da pochi giorni per assenteismo. All’attenzione della magistratura ci sarebbe però il contributo che la Regione ha concesso quasi dieci anni fa per la costruzione dell’H2Otel. Era il 2003, assessore al Turismo del governo Ghigo era Ettore Racchelli. Giacomini e la sua Conca d’Oro srl ottennero 3,4 milioni Ads by SelectionLinks di euro (su un costo totale di 22 milioni) con la legge emanata prima delle Olimpiadi per sostenere le imprese turistiche. Il finanziamento andava speso entro il 13 gennaio 2007, ma una serie di proroghe annuali (attraversando le giunte Bresso e poi Cota) l’hanno tenuto in stand-by fino all’aprile dell’anno scorso quando la Regione - preso atto che era un’opera incompiuta- ha chiesto indietro 3,9 milioniovvero in contributo iniziale aggiornato con l’Istat. La società, tuttavia, è riuscita a spuntare un’ulteriore slittamento di altri due anni, fino al dicembre 2013, anche se ora potrebbero saltare. In più resta il mistero di un ulteriore milione di euro concessi e più tardi revocati. Ma la vicenda è più complessa perché il cantiere infinito sul lago già tempo addietro ha mosso l’interesse di alcuni ambientalisti della zona. È stata infatti l’associazione Ernesto Ragazzoni a sollevare l’attenzione su quello che definiscono "Ecomostro numero 1". "Nel 2010 abbiamo fatto un esposto alla Corte dei Conti chiedendo una verifica sull’uso dei fondi pubblici visto che il cantiere era fermo - spiega il presidente Cesare Bermani - Abbiamo fatto inoltre un secondo esposto alla procura di Verbania, da cui è nata un’inchiesta penale per abusivismo edilizio che ha avuto uno straordinario successo per noi". L’8 febbraio di quest’anno sono stati infatti condannati in primo grado il capostipitedella famiglia Giacomini, il commendatore Alberto, l’ex sindaco di Orta San Giulio, Fabrizio Morea, e l’assessore Giorgio Pozzi, la responsabile dell’ufficio tecnico Antonella Zanetti e il direttore dei lavori Gian Carlo Primatesta. E soprattutto il tribunale ha disposto la demolizione dell’hotel. Parti civili l’associazione Ragazzoni, alcuni residenti, nonché l’attuale amministrazione comunale, retta dal sindaco Cesare Natale, all’epoca dei fatti uno dei quattro consiglieri di minoranza che si opposero all’operazione. Il progetto prevedeva di creare una struttura a cinque stelle ipermoderna a pochi passi dalla celebre Villa Crespi, ecocompatibile, con un potabilizzatore di acqua del lago e una totale autonomia energetica a idrogeno per non gravare sul territorio. "Tanto che la pur severa Soprintendenza al paesaggio diede il suo benestare", spiegano in Comune. Eppure a molti non va giù quella macchia di modernità fatta di terrazze che sulla carta avrebbero dovuto essere ricoperte dierba verde. Sarà anche perché a bordo lago, adesso, c’è uno scheletro vuoto e decadente. Gigantesco, sproporzionato per quella fetta di mondo che ha conservato quasi immutata l’eleganza delle ville neoclassiche riflesse nello specchio d’acqua. Cresciuto di anno in anno. La vecchia Conca d’oro, infatti, costruita nel 1956 da Pompeo Maulini, aveva quattordici posti letto e un grande prato. L’anziano proprietario nel 1992 aveva chiesto di trasformarlo in residenza e gli era stato concesso. Ma dieci anni dopo, venduta la villa alla famiglia Giacomini, che tra l’altro possiede anche l’Hotel San Rocco sempre a Orta, aveva fatto marcia indietro e chiesto in municipio di riconvertire la struttura in albergo. Nella variante al piano regolatore era precisato che si sarebbe abbattuto il vecchio edificio per farne uno da 40 posti letto. Ma un’altra variazione aumentava i volumi di "ulteriori 10 camere" e giocando sull’ambiguità di "posti letto" e "camere" alla fine spuntò una planimetria da 50stanze. "Poco cambiava dal punto di vista urbanistico - afferma l’ex assessore Pozzi - Che non ci fosse più un pezzo di terra libero era chiaro al Comune, che con quegli oneri di urbanizzazione finanziò altri servizi". I vicini di casa cercarono di impugnare davanti al Tar la delibera comunale, ma lo fecero oltre il tempo massimo concesso per il ricorso. Tuttavia il tribunale amministrativo nel 2007, confermato dal Consiglio di Stato appena sei giorni fa, ha annullato la concessione edilizia che portava a 14,50 metri l’altezza dell’albergo anziché gli originali 11,30. Praticamente un piano in più. La disposizione annulla però in toto il permesso a costruire. La palla passa dunque di nuovo agli amministratori comunali, sempre che la magistratura non imponga ora un nuovo corso alla vicenda.Federica Cravero e Marichiara Giacosa-repubblica
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