I batteri sono resistenti ad antibiotici. "Bomba a orologeria"
 











La minaccia posta dai batteri resistenti agli antibiotici costituisce ormai un rischio talmente grave da essere paragonabile alle minacce terroristiche e ai cambiamenti climatici. E’ l’allarme lanciato dall’Istituto superiore di sanità britannico secondo il quale il problema rappresenta ormai una "bomba ad orologeria" da iscrivere nel Registro dei rischi nazionali, quello che include gli "attacchi terroristici catastrofici" e altre emergenze civili: un rischio che deve essere affrontato con tutte le risorse possibili, scrive il Telegraph citando Dame Sally Davies, responsabile dell’Istituto, auspicando che l’argomento venga trattato al prossimo vertice G8 di Londra ad aprile.
Anche gli interventi chirurgici più banali rischiano di divenire fatali nel giro dei prossimi venti anni "se perderemo la capacità di lottare contro le infezioni", ha spiegato Dame Sally, invitando i governi ad investire di più nell’industria farmaceutica per svilupparenuovi antibiotici: "Dobbiamo lavorare tutti insieme per evitare uno scenario apocalittico di diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici".
L’allarme era stato lanciato la settimana scorsa anche dal Centro di Prevenzione della malattie (Cdc) statunitense, come riportava il Washington Post: i ricercatori li hanno battezzati "batteri da incubo", diffusi in molte cliniche e ospedali, si rivelano resistenti anche agli antibiotici più potenti e costituiscono un rischio sempre più grave per i pazienti. Si tratta di batteri - noti come Carbapenen-Resistant Enterobacteriaceae, o Cre - che pongono una minaccia tripla: innanzitutto, sono resistenti a tutti o quasi tutti gli antibiotici, anche quelli da "ultima spiaggia"; in secondo luogo, il tasso di mortalità per coloro che contraggono un’infezione del sangue è del 50%; infine, sono in grado di trasmettere la resistenza agli antibiotici ad altri batteri della stessa famiglia. Negli ultimi 10 anni la percentuale di Enterobacteriaceae -una famiglia di circa 70 microrganismi fra cui anche l’E. Coli, presente normalmente nel tratto intestinale dell’uomo - resistenti agli antibiotici è quadruplicata, passando dall’1,2% al 4,2%; nel primo semestre del 2012 oltre 200 fra cliniche e ospedali degli Stati Uniti hanno trattato almeno un paziente con un’infezione provocata da questi batteri.










   
 



 
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