Sfilarsi dalla politica dei partiti e reinfilarsi nel gioco grande, quello degli incarichi istituzionali, non escluso il Quirinale. Anche dopo la fallita trattativa sulle presidenza del Senato, le ambizioni di Mario Monti non sono state rinchiuse in cantina. Tutt’altro. La vedono così persino alcuni parlamentari di Scelta civica, che con il Professore hanno avuto ampio margine per confrontarsi: «Più che far politica, aspetta una sua ricollocazione, e ancora spera di andare al Quirinale". E, da questo punto di vista, l’intervista data dal Professore alla "Stampa" per chiarire che non ambisce a poltrone ma solo alla "governabilità", non cambia di una virgola la questione. Anche perché, dietro giri di parole sempre più involuti e burocratici che sono all’opposto del periodare secco della "nuova politica", il sottointeso del premier è chiaro: la governabilità c’est moi. In più, proprio in questi giorni, Monti ha confermato il proprio disimpegnodal Parlamento: con la decisione, non da poco, di ritirare il proprio cognome dal titolo dei costituendi gruppi parlamentari. Si chiameranno semplicemente "Scelta civica", senza il "Con Monti" che ha accompagnato la campagna elettorale. Un indizio chiaro, per capire quanto il premier voglia mischiarsi con gli affari del parlamento. Per questa via, con un leader fuori dai giochi, paradossalmente, finisce il movimento montiano per somigliare un pezzetto di più al suo opposto politico, vale a dire quel Movimento cinque stelle che nel nuovo parlamento è l’altra faccia della neo-anti-politica: anche nell’elezione dei presidenti del Senato, la soluzione adottata è stata la medesima, la scheda bianca; e qualche defezione, così come tra i grillini, c’è pure stata tra i montiani, anche se in quel caso nessuno è andato a indagare sulla compattezza del gruppo («ma Grasso è un nome talmente breve che in cinque secondi si può scrivere sulla scheda, fingendo di averla lasciata bianca», facevanotare – per nulla a caso -un parlamentare di Scelta civica a ridosso del voto). Del resto, se il Pd ha interesse a far esplodere le contraddizioni in seno a Cinque stelle, il faro acceso sulle spaccature di Scelta civica interessa poco. Anzi. Il pacchetto dei montiani, coi suoi numeri esigui ma pesanti al Senato per aspirare alla fiducia, è utile solo se non si spacca. E naturalmente su questo anche Monti concorda. L’obiettivo del professore in questa fase è invece proprio mostrare quanto il suo gruppo possa essere determinante, per la nascita di un governo. Non a caso, all’indomani del voto, il montiano Andrea Olivero si è speso per sottolineare come «senza di noi Grasso non sarebbe stato eletto». Un modo per ricordare al Pd che Scelta civica ha un credito da riscuotere. E Monti sottolinea con la matita rossa che la sua discesa in campo è stata utilissima. A cosa? «Se non ci fossero stati i nostri tre milioni di voti, Berlusconi avrebbe vinto le elezioni e oggi sarebbe lui ascegliere se tornare a Palazzo Chigi o farsi eleggere al Quirinale». Insomma, Monti si propone come l’unico argine possibile: è grazie a lui, secondo questa ricostruzione, che Bersani può scegliere. Su Palazzo Chigi, e sul Quirinale. Scegliere chi? Rifiutando di intavolare una trattativa su nomi diversi dal proprio per il Senato ?€“ come avrebbe invece fatto qualunque politico - il professore ha dato su questo una risposta chiara. Perché Monti, in questo caso, è sì all’opposto dei Cinque stelle: «Non "uno vale uno", ma "io valgo tutto"; non Beppe Grillo, ma il Marchese del Grillo», sintetizza un uddiccino. Del resto, la strada verso il colle è parecchio in salita, ma non del tutto sbarrata. «Nella vita non si esclude mai niente", dice adesso il leader del Pd, parlando della candidatura di Monti al Colle, «non è che io non ci pensassi mesi fa, ma ora si tratta di una figura pienamente dentro alla politica e questo lo rende più difficile«. Proprio per questo, Monti adesso daigiochi del Parlamento cerca di sfilarsi, trattando la propria discesa in campo come qualcosa di temporaneo e revocabile.Susanna Turco,l’espresso Il carrierismo di Monti non piace nemmeno ai suoi Gli eletti di Scelta civica iniziano a manifestare malumori nei confronti della linea adottata da Mario Monti. Molti non avrebbero gradito la proposta fatta dal presidente del Consiglio al centrodestra: un accordo sulla scelta delpresidente del Senato per poi garantire l’elezione al Quirinale di qualcuno vicino agli ambienti che sostengono i Tecnici. Personalità in grado di incontrare il favore ed il sostegno dei nostri “interlocutori internazionali”. Un malcelato carrierismo in grado di favorire le lamentele di chi ha lavorato per il successo del terzo polo. Il cammino verso la formazione di un partito strutturato sarà ora molto più difficile. Il ministro Andrea Riccardi, desideroso di presentare il simbolo anche ai prossimi appuntamenti con le urne, dovrà attendere che si calmino le acque tra i parlamentari di Sc. L’unico a difendere Monti è stato Benedetto Della Vedova, proveniente dai ranghi di Fli. “Comprendo che esista un interesse opportunistico e strumentale, da destra come da sinistra, a presentare come equivoca o personalistica la disponibilità offerta dal presidente Monti per sbloccare l’impasse istituzionale, a partire da quella per il rinnovo delle presidenze di Camera e Senato. Ma la realtà èchiaramente diversa”, ha spiegato il politico lombardo dal passato radicale. “Monti riteneva a ragione che una sua presidenza del Senato, con un’ampia convergenza di forze parlamentari, avrebbe creato le condizioni migliori per la costruzione di una compagine di governo, visto che nelle Camere non esiste una maggioranza direttamente riconducibile ai partiti e alle coalizioni Il fatto - prosegue Della Vedova - che dopo l’elezione di due presidenti ‘di minoranza’, al di là degli eccellenti profili delle personalità scelte, si sia più lontani e non più vicini dalla soluzione del rebus del nuovo governo mi pare confermi le preoccupazioni del Presidente del Consiglio”. Pesanti critiche a Monti sono arrivate da Giuliano Cazzola, ex deputato del Pdl vicino a Monti. Per l’esperto di politiche previdenziali sarebbe meglio pensare al successo della lista civica piuttosto che concentrarsi sulla carriera di un senatore a vita. Anche Linda Lanzillotta ha reso una difesa d’ufficio utile solo adalzare una cortina fumogena sulle diatribe interne al movimento. “Mario Monti e Scelta civica non hanno inseguito né logiche di potere né esasperati personalismi – ha sottolineato l’ex Ministro – Al contrario abbiamo costantemente operato avendo presente gli obiettivi per i quali siamo nati: cioè garantire al Paese le condizioni di stabilità e di ampio coinvolgimento delle forze più responsabili per portare avanti le riforme e realizzare il disegno europeista, condizioni indispensabili per riavviare l’economia e ricostruire un futuro e una speranza per l’Italia”. Chissà se queste ricette saranno favorite da una gestione, a dir poco opinabile, dei gruppi parlamentari. Mario Monti non avrebbe gradito le critiche arrivate dai suoi. Guai a disturbare il volere della tecnocrazia.Matteo Mascia
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