Stop agli sfregi sulla falesia di Porto Miggiano. E ai lavori finanziati dai fondi Cipe per tre milioni di euro che hanno deturpato le bellezze naturali di una baia tra le più belle nel Salento. La Procura della Repubblica di Lecce mette un punto alla telenovela dei lavori di consolidamento, bloccandoli con un decreto di sequestro preventivo, firmato dai sostituti procuratori Antonio Negro e Elsa Valeria Mignone e eseguito dagli uomini del Corpo forestale. Filo bianco e rosso e cartelli con la scritta "area sottoposta a sequestro giudiziario" per delimitare una zona molto vasta, che comprende il costone ma anche una grande piattaforma, che - secondo gli inquirenti - non avrebbe nulla a che vedere con il consolidamento, "non assolvendo solo il compito di difesa", ma sarebbe stata realizzata per facilitare l’attività balneare. In totale disprezzo delle norme urbanistiche vigenti e disattendendo le indicazioni del Pai, cheinseriscono l’area tra quelle a "pericolosità geomorfologica molto elevata". I lavori, stando a quanto accertato finora dagli investigatori, e poi confermato dalla relazione dei consulenti Dino Borri e Giuseppe Tommasicchio, non solo sarebbero stati eseguiti in maniera irregolare, quanto avrebbero arrecato danno a quella falesia che già vive in una situazione di estrema fragilità. Le opere marittime, che secondo quanto dichiarato più volte dal sindaco di Santa Cesarea Daniele Cretì avrebbero dovuto "rendere sicura la zona", in realtà avrebbero creato ulteriori danni. Soprattutto a causa dell’artificializzazione del terrazzo costiero e della conseguente possibile modificazione del regime idrogeologico. Tali ipotesi hanno indotto i magistrati a voler tutelare il costone, interrompendo i lavori in corso e facendo contestualmente notificare gli avvisi di garanzia al direttore dell’Ufficio tecnico di Santa Cesarea, Salvatore Bleva, al direttore dei lavori, Daniele Serio, e allatitolare della ditta che aveva avuto in appalto gli interventi di consolidamento, Maria Grazia Doriana. A tutti e tre viene contestata la violazione di norme edilizie, ovvero la lottizzazione abusiva di terreni sottoposti a vincoli, e la distruzione e deturpamento delle bellezze naturali. Il sequestro rappresenta il primo passo per ulteriori approfondimenti, finalizzati anche a capire se la massiccia cementificazione dell’area sovrastante Porto Miggiano, con la creazione dell’Augustus resort e del Diciannove - a pochi metri dalla falesia considerata a rischio e a pochi passi da una torre d’avvistamento del XVI secolo di alto valore storico-artistico - abbia determinato lo sfaldamento della scogliera, che è stato ufficialmente attribuito all’erosione provocata dal moto ondoso e sollecitata dalle infiltrazioni di acqua piovana nella roccia particolarmente friabile. Stando ai primi accertamenti effettuati dai consulenti della Procura, infatti, non è escluso che gli interventieffettuati negli anni passati siano stati ugualmente nocivi degli attuali e abbiano minato il già fragile equilibrio della scogliera. Chiara Spagnolo,repubblica
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