Forum salute mentale: "Con reinserimento pazienti non pericolisi, problema risolto"
 











Riflettere sulla situazione degli Opg, analizzare le modalità con cui sono state erogate le risorse negli ultimi anni e sottolineare la mancanza dell’effettiva presa in carico dei pazienti. Sono questi i punti salienti che costituiscono la piattaforma del VII Forum nazionale per la salute mentale che si è aperto ieri a Roma presso il Centro Frentani.
“La drammaticità della contenzione; il difficile percorso di chiusura degli Opg; lo stravolgimento, nell’uso piatto e banale, di strumenti di garanzia come il Tso e l’amministrazione di sostegno; la persistenza delle psichiatrie della pericolosità e del farmaco che impediscono il protagonismo e la possibilità di reinserimento nella vita sociale; le politiche regionali che hanno portato alla devastazione nell’organizzazione dei servizi”, sono questi i temi su cui focalizzare l’attenzione, spiega una nota del Forum.
Il dibattito si è concentrato soprattutto sul tema degli Opg, poiché è sempre piùvicina la data (31 marzo) che ne sancirà la dismissione. Nel frattempo, si attende la proroga, dato che le strutture alternative non sono ancora pronte. Una misura che però non sembra convincere tutti, anzi. “E’ inaccettabile che vengano allungati i tempi di permanenza negli Opg – tuona Giovanna del Giudice, portavoce del Forum salute mentale che aderisce a stop Opg – Sul tema c’è stata per anni una disattenzione collettiva e il risultato è che ora si riesce a ragionare esclusivamente in un’ottica emergenziale”. La commissione d’inchiesta sul Ssn, presieduta da Ignazio Marino, ha puntato i riflettori sulla questione, ma i nodi da sciogliere sono ancora numerosi. “La commissione ha avuto il merito di rompere il muro del silenzio, le buone intenzioni però non sono state sufficienti a evitare conseguenze nefaste, come l’approvazione della legge 9 del 2012”.
Del Giudice non lesina critiche ai magistrati che “dovrebbero denunciare una quantità enorme di inadempienze perpetrate daiservizi di salute mentale. Si tratta di lacune che impediscono ai pazienti non pericolosi, che secondo la commissione Marino sono il 70% del totale, di essere reinseriti nel tessuto sociale”. Forse il problema poteva essere risolto prima, puntando maggiormente su percorsi alternativi? “Indubbiamente, almeno due terzi delle persone internate avevano cessato la loro pericolosità lo scorso 31 dicembre e se fossero stati reinseriti avremmo risolto in buona parte il problema degli opg, dato che almeno quattro su sei sarebbero stati chiusi. Il vero problema è che i pazienti vengono considerati persone speciali e quindi discriminati, invece sono cittadini con dignità pari agli altri. E’ da qui che bisogna ripartire, è necessaria un’inversione di rotta culturale”.









   
 



 
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