Sì a un governo tecnico-politico
 











Pietro Grasso è ancora sorpreso per il suo percorso, che in poche settimane lo ha visto passare da magistrato a presidente del Senato. E su di lui il Quirinale potrebbe puntare anche per un incarico esplorativo. E’ il consenso che ha permesso alla sua candidatura di imporsi a Palazzo Madama, strappando i voti decisivi dei grillini e provocando quasi un sospiro di sollievo nei cittadini, e che ora spinge Grasso a ipotizzare un allargamento della stessa procedura: «Il voto della maggioranza del Senato per la mia elezione è stato un segnale valido per il futuro. Però la fiducia al nuovo governo sarà un’altra cosa. La strada è ardua e in salita e dobbiamo lavorare su questo sentiero». Secondo il neo presidente del Senato si potrebbe sperare in una soluzione tecnico-politico. Del resto, secondo lui, "gli italiani hanno votato e ora non è possibile affidarsi di nuovo ai tecnici. Non è più immaginabile un Monti bis". Dunque serve "un governotecnico-politico, con obiettivi politici chiari, la cui realizzazione sia affidata a tecnici di specchiata morale e statura capaci di portare a compimento un progetto definito. Per il bene del Paese".
Presidente, com’è nato il "metodo Grasso"?
«La sera mi sono addormentato Pietro e il mattino seguente, leggendo i giornali, mi sono svegliato "metodo". Ma di questo dovete chiedere a Bersani, è lui che ha ideato e messo in pratica il "metodo Grasso". Posso dire che è stato dato un segnale di innovazione e cambiamento: lo avevamo invocato durante la campagna elettorale, adesso siamo passati dalle parole ai fatti. In fondo era stato anticipato candidando alle elezioni persone che facevano parte della società civile, donne e uomini esperti in vari campi. E queste capacità sarebbero poi potute tornare utili per comporre una squadra di governo che desse garanzie per risolvere i problemi urgenti del nostro Paese. Il progetto è nato lì».
E tra queste candidature c’era anche la sua, peròinvece del governo, Palazzo Madama...
«Sì. La proposta del mio nome fatta da Bersani alla presidenza del Senato rientra in quella esigenza che abbiamo sempre invocato in campagna elettorale, un modo per dare concretezza a questa idea di innovazione e di competenze che il partito mette in campo».
Adesso su di lei sono riposte molte speranze: la scelta può spingere il Paese a registrare altri cambiamenti?
«Il mio sarà un impegno costante con il massimo della dedizione e soprattutto con la voglia di rendere trasparenti le istituzioni. Il giorno della mia elezione sono uscito molto tardi da Palazzo Madama. Fuori c’era tantissima gente che mi aspettava. E devo dire che mi ha emozionato sentire le persone che mi incoraggiavano, urlavano "dai che ce la faremo". E ho ricevuto grandi apprezzamenti da tutte le persone che mi incontravano per strada. Mi hanno caricato di una responsabilità notevole, oltre a quella che mi viene dal mio spirito di servizio istituzionale».
La suacandidatura a presidente del Senato ha fatto saltare l’unanimità di decisioni imposta da Grillo, tanto che 12 senatori del gruppo M5S hanno votato per lei. Ed è la prima volta dopo tanti anni che sul blog di Grillo sono apparsi centinaia di pareri contrari al "post" con il quale il leader del movimento bacchettava i senatori dissidenti: molti commenti critici che però sono poi stati cancellati dal sito. Che succede?
«Se è vero che hanno fatto sparire dal sito i commenti contrari, ciò denota una palese mancanza di democrazia: non si può togliere la parola o l’opinione ai cittadini. Censurando e cancellando il dissenso si falsa la democrazia. Se la si vuole davvero praticare via Web, allora si deve accettare tutto quello che arriva dalla Rete. Certo, non può essere la Rete l’unico strumento per esercitare la democrazia».
Però se si vuole che le istituzioni diventino davvero trasparenti l’uso di Internet è determinante, non le pare?
«Lo ritengo uno strumento indispensabile. Hosfruttato anch’io Internet per la condivisione dei commenti dei cittadini su una proposta di legge, la mia prima presentata subito, il primo giorno da senatore. E alla vigilia della nomina a presidente avevo lanciato il sito piattaformaperlagiustizia.it in cui avevo inserito il mio disegno di legge contro la corruzione e il voto di scambio, diviso per argomenti e a commento libero: volevo conoscere il parere di tutti. Mi sono adeguato a questo metodo, che è anche quello di Grillo, per raccogliere opinioni, quali che siano. Non ho alcuna difficoltà ad aprirmi al confronto, purché poi le decisioni vengano prese non certo via Internet ma in Parlamento».
Ma anche i grillini dicono di volere il confronto su tutto.
«Prima del ballottaggio i senatori 5 Stelle non sapevano se astenersi o scegliere tra Renato Schifani o me. E allora hanno chiesto a entrambi una video dichiarazione da mettere in Rete: una sorta di ballottaggio telematico. Ho accettato subito l’idea, non avevo alcunproblema a confrontarmi; Schifani invece ha detto no. Allora ho insistito per farlo anche da solo, ma i senatori di Grillo non hanno accettato: o confronto o niente».
Originale, però, coinvolgere i cittadini nella scelta della seconda carica dello Stato...
«Non condivido questo modo di intendere la democrazia perché ne spostiamo l’ambito dal Parlamento, cui è per molti aspetti delegata, al Web che non offre ancora sufficienti garanzie. Che cosa prevede il metodo Grillo? Che per ogni proposta di legge debba essere indetto un referendum via Internet? E che garanzie offre un suffragio parziale senza identità e dunque senza assunzione di responsabilità? Dopo un ampio confronto, anche e soprattutto via web, si deve tornare alle normali procedure democratico-parlamentari, le uniche che garantiscono la piena rappresentanza di tutti i cittadini, anche quelli non connessi. Sono anche convinto che ogni parlamentare ragioni con la propria testa, sia capace di decidere e di valutare in pienaautonomia e secondo coscienza: anche per questo ha ricevuto la fiducia degli elettori e siede in Parlamento».
L’Italia attraversa una drammatica crisi economica, le imprese sono al collasso, i disoccupati aumentano. Occorrerebbe una politica forte, un governo stabile, una compagine decisa: crede che si possa trovare una soluzione in breve tempo?
«In questo momento dovremmo pensare tutti al bene dei cittadini. L’Italia ha bisogno di costruire e non di distruggere. A chi vuole distruggere la politica bisogna far comprendere che così si va contro il Paese». Lirio Abbate,l’espresso

 









   
 



 
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