L’Artico rappresenta la nuova frontiera di confronto e scontro delle odierne relazioni internazionali. Nonostante le continue tensioni provocate dalla presenza di sottomarini e dal passaggio di aerei da combattimento russi da un lato e della Nato dall’altro, gli esperti ritengono che qualcosa stia cambiando e che la paura di un potenziale conflitto nella regione così ricca di risorse è troppo esagerata. A provocare i cambiamenti in corso verso il cosiddetto sfruttamento congiunto sono gli interessi economici e commerciali che lentamente stanno favorendo una collaborazione più stretta fra tutti gli Stati prospicienti l’Artico, o quasi visto che persistono ancora molte divisioni e i Paesi emergenti timorosi delle major petrolifere anglo-americane preferiscono favorire lo sfruttamento energetico congiunto pur mantenendo il controllo dei pozzi da parte delle compagnie di Stato russe. Per molto tempo infatti il Polo Nord ha rappresentato un mistero perla sua impenetrabilità e la sua difficile navigabilità, ma ora con i ghiacci in scioglimento la regione artica si sta aprendo sempre più all’analisi e allo sfruttamento da parte di scienziati, ricercatori, major petrolifere, compagnie industriali e di navigazione. Esperti e studiosi dei cambiamenti climatici hanno realizzato un’analisi accurata sugli effetti che il surriscaldamento globale sta provocando dei cambiamenti epocali per il nostro pianeta, tra cui l’apertura di nuove rotte commerciali, una volta considerate impensabili sono ora possibili, e i governi e le imprese sono in balìa dello sfruttamento potenziale di carbone, ferro, terre rare e petrolio. Tuttavia alcuni analisti esprimono ancora molto scetticismo sul futuro della regione, poiché i contrasti politico-militari tra l’Alleanza Atlantica e russa rimangono inalterati a livello globale e locale, nonostante alcuni recenti accordi tra major petrolifere statunitensi (Exxon Mobile) e compagnie di Stato russe, come per losfruttamento congiunto delle risorse energetiche dell’Artico, con il controllo però dei pozzi petroliferi ancora nelle mani dei colossi dell’energia di Mosca. Il Cremlino non dimentica poi la collaborazione con cinese nel settore dell’estrazione degli idrocarburi e in quello del trasporto di risorse energetiche, soprattutto Gnl, lungo la tratta che va dai confini settentrionali della Russia fino alle coste cinesi. Tuttavia i pericoli non mancano e sono soprattutto costituiti dall’interesse del Regno Unito di costituire una “Nato del Nord”, ovvero un’alleanza politico-militare sotto l’egida di Londra, in combutta con i Paesi dell’Europa settentrionale (Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda) e del Baltico (Lettonia, Lituania ed Estonia). Tutto questo per volgere lo sguardo solo al Nord, più ricco e sviluppato, e non verso l’Europa meridionale “infestata” dal debito sovrano e dalla conseguente recessione frutto delle politiche di austerità imposte ai governi dalla troika(Commissione Ue-Bce-Fmi), che stanno disintegrando l’Unione europea e la moneta unica. si prepara quindi ad uscire dall’Ue, con un referendum da tenersi nel 2015, per rafforzare le relazioni politico-militari ed economico-finanziarie con gli Stati del Nord Europa. Non dimenticando naturalmente il rapporto privilegiato con gli Usa e l’Australia a livello militare ed economico. Ma queste per ora sono soltanto strategie legate al futuro politico da premier del conservatore britannico David Cameron, che potranno vedere la loro realizzazione qualora dovesse essere riconfermato alla guida del Regno Unito e vincesse poi il referendum per l’uscita dall’Unione europea da qui ai prossimi due anni. Gli Stati prospicienti l’Artico e altri Paesi interessanti ad entrare a far parte del Consiglio Artico intanto stanno per aumentare di numero. L’interesse si riflette nell’elenco di coloro che sperano di entrare nel Consiglio, un Forum di otto Paesi con i confini adiacenti alla regione polare. Ecosì mentre Stati Uniti, Danimarca, Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Russia e Canada formano il Consiglio, anche Commissione Ue, Cina, India, Corea del Sud e Giappone hanno espresso il loro interesse affinché ottengano lo status di osservatore permanente nel Forum dove si discute di questioni riguardanti il Polo Nord e le acque prospicienti, ghiaccio compreso, o meglio quel che ne resta. L’attenzione all’Artide è favorita naturalmente dalla progressiva fusione e scomparsa degli iceberg, per ora soltanto nella regione estiva, ma nei prossimi decenni questo dovrebbe avvenire per tutto l’anno, aprendo così nuove rotte commerciali. “L’Artico è diventato un nuovo luogo di incontro per America, Europa e Asia-Pacifico”, ha spiegato Damien Degeorges, fondatore dell’Arctic Policy and Economic Forum. Nel corso di una recente conferenza sulle rotte di navigazione artiche tenuto all’Europarlamento, Degeorges ha osservato che “ è stata di gran lunga la più attiva negli ultimi anni”. è statainfatti accolta con il tappeto rosso dai politici della Groenlandia, che solo di recente ha ottenuto il pieno controllo sulle proprie risorse naturali. è anche molto legata all’Islanda. Relazioni quest’ultime intercorse dopo il crollo finanziario e la progressiva ripresa economico-finanziaria dell’isola dell’Europa settentrionale. A suggellare le loro intese i due Stati hanno persino intrapreso una spedizione congiunta al Polo Nord, mentre possiede la più grande ambasciata straniera nella capitale islandese. L’anno scorso anche il presidente della Corea del Sud ha visitato e discusso della realizzazione di porti nell’Artico, simili a quello di Singapore, in una serie di conferenze sulla situazione nell’area. Intanto si accelera il processo di surriscaldamento ambientale e della progressiva scomparsa del permafrost. Lo scorso anno è stato raggiunto il record negativo per i ghiacciai del Polo Nord. Ma i tentativi di difendere l’ambiente proferiti da organizzazioni politico-militaricome la Nato costituiscono soltanto un pretesto per potersi occupare di un problema creato ad arte dall’impero a stelle e strisce e dai suoi indefessi alleati per dislocare basi, armi e militari nella regione ad esclusiva difesa degli interessi dell’Occidente euro-atlantico. E questo sta a significare la possibilità di trasportare e sfruttare il potenziale minerario. Si sono venute a creare ben 37 aree di transito solo nel Passaggio a Nord Est (NEP), che va dall’Atlantico al Pacifico lungo la parte situata a Nord della Russia, nel 2011. E queste sono salite a 47 nel 2012. Una nave che viaggia dai Paesi Bassi alla Cina, percorre circa il 40 per cento in meno di miglia rispetto all’utilizzo del tradizionale canale di Suez. Un risparmio enorme per , a cui è legata una spesa del 50 per cento del Pil per la navigazione. è anche desiderosa di sfruttare la rotta poiché l’aumento delle temperature sta sciogliendo il permafrost ai suoi confini settentrionali, provocando il caos lungo le suestrade e le sue ferrovie. Tuttavia Jan Fritz Hansen, vice direttore dell’Associazione degli armatori danesi, ha precisato che la vera svolta arriverà con la nascita di una rotta a livello polare, ovvero un percorso marittimo a disposizione delle imbarcazioni in transito per tutto l’anno solare. Al momento ci sono due opzioni: il Passaggio a Nord Est, per il quale chiede commissioni elevate per le navi in ??transito, oppure il molto meno sviluppato Passaggio a Nord Ovest lungo il Canada. Per questo gli interessi in gioco sono ben altri. Secondo l’US Geological Survey (2009), l’Artico detiene il 13 per cento del petrolio ancora da estrarre e il 30 per cento delle forniture di gas non ancora scoperte. è infatti già al centro del braccio di ferro politico tra Ue e Cina per lo sfruttamento futuro delle terre rare, utilizzato in una vasta gamma di tecnologie di ultima generazione, come le auto ibride o gli smart-phone e di cui tra l’altro finora Popolare cinese deteneva il 98 per centocirca di questa risorsa così importante per l’alta tecnologia. Tutte queste risorse, anche se in gran parte non sono ancora economicamente redditizie per lo sfruttamento, hanno portato lo stesso a temere che la regione artica sia matura per un conflitto. La maggior parte delle risorse del Polo ha un unico proprietario: è infatti il principale, per ragioni legate principalmente ai confini settentrionali prospicienti per la gran parte il Mar Glaciale Artico, ma subito dopo viene il Canada anch’esso con una tradizione artica. Entrambi comunque poco disposti a condividere le ricchezze nascoste nei fondali marini della regione artica e le rotte commerciali aperte grazie al lento e progressivo scioglimento dei ghiacci. Fra l’altro Ottawa si contende ancora il Passaggio a Nord Ovest con Washington, anche se vi è il proposito reciproco di raggiungere un accordo definitivo per sistemare l’annosa questione tra i due Stati. Nel frattempo però si susseguono le prospezioni, lo studio dei fondalimarini e l’invio di spedizioni scientifiche con rompighiaccio a propulsione nucleare di cui Mosca è la più dotata. A queste seguono le rivendicazioni del territorio sottostante la calotta terrestre e la dorsale continentale inviate all’Onu negli ultimi dieci anni da parte della Federazione russa e di altri Stati come Canada, Usa e Danimarca. È evidente comunque che tutti gli Stati prospicienti la regione artica abbiano intenzione di creare un ambiente dove prevalga l’interesse economico-finanziario, il quale richiede però una politica stabile e sicura. Per quanto riguarda l’Unione europea, in questi ultimi anni ha cercato di insediarsi stabilmente nella regione. E per questo spende milioni di euro ogni anno in ricerca, programmi ambientali e sociali per la regione artica. Un documento strategico della Commissione europea dello scorso anno ha osservato che dare lo status di osservatore permanente all’esecutivo comunitario – presentato nel 2008 – nel Consiglio artico consentirebbeall’Ue “di ottenerne la comprensione dettagliata delle preoccupazioni dei partner artici”. Ma Nils Wang, ex ammiraglio danese ed esperto di questioni artiche, ritiene che Bruxelles abbia poche chance, almeno per ora. Del resto “ è il ragazzo più maturo nel cortile della scuola. E in questo caso normalmente non si invita nessun’altro dal cortile di una scuola vicina che è più grande di te. E il Canada è più o meno della stessa opinione”, ha commentato Wang, tra il serio e il faceto. Andrea Perrone
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