Dulce e struggente Pontes
 











Lei è la voce del Mediterraneo, di cui ha assaporato ogni sfumatura, studiato ogni caratteristica, riprodotto la koiné comune, l’internazionalità della lingua. Il fatto è che a Dulce Pontes, ragazza dinamica e ricercatrice indefessa, non basta certo essere considerata l’erede naturale di quella raffinata Amalia Rodrigues che fece conoscere al mondo intero il Fado, danza e canto struggente autenticamente portoghese, che vuole la malinconia e la saudade protagoniste della voce.
Lei canta anche il fado, ma non solo. Lei, Dulce, si confronta con le sonorità spagnole, allarga il suo sguardo sul Maghreb, e il suo arabo è pressoché perfetto. Lei canta italiano, inglese, greco ed altre lingue, senza barriere. Lei è nata internazionalmente a Roma nel ’91, quando giovanissima partecipò all’Eurofestival che la laureò con il premio della critica. Lei, che proviene da un luogo magico come Montijo, sulle rive del Tejo, prima che le acque del grande fiume si
sposino con quelle dell’Oceano Atlantico, vicino a Lisbona, dove è nata l’8 aprile del 1969, oggi è tornata a proporre la sua arte in un concerto speciale organizzato dalla Associazione Roma Sinfonietta e da Musica per Roma, con l’Orchestra Roma Sinfonietta diretta da Paolo Silvestri, che ha curato gli arrangiamenti e che presenta anche due sue composizioni. Il programma si apre proprio con il suo “Controvento” un pezzo strumentale con atmosfere rarefatte e come sospese, con stringhe musicali che si susseguono raccordate dal pianoforte. Silvestri, che ama contaminare il jazz con altri generi, dalla classica contemporanea alla musica tradizionale di tutto il mondo, ha al suo attivo diciannove colonne sonore per il cinema e la TV.
Il direttore è una delle bacchette che dirige abitualmente Roma Sinfonietta, formatasi nel 1993 e molto apprezzata da Ennio Morricone, che dell’Orchestra è come il padrino e da 14 anni la vuole con sé in concerti in giro per il mondo e nelle sale di
registrazione. “Indios da meia praia” di José Zeca Alonso è il brano d’inizio dello spettacolo, un brano che dopo accordi luminosi di ottoni, si esalta di un arrangiamento ricco di melismi per proseguire poi come una filastrocca popolare che la Pontes canta sulle note più acute del pentagramma, sfoderando quegli straordinari mezzi vocali che ne hanno fatto fin dagli esordi un’autentica numero uno. A seguire “Meu amor en Aranjuez”, dall’Adagio di Joaquin Rodrigo, un brano nato per chitarra, che vuole ricordare il paesaggio dorato dagli aranceti ai piedi di una delle più belle regge spagnole, sulla via che congiunge l’Andalusia alla Castiglia e che Dulces canta con voce struggente di malinconia. Ed eccoci a due compositori che vivono nella zone di confine tra classica e pop: una delle voci più brillante della Grecia, Mikis Theodorakis con “Os Amantes”, un racconto d’amore scritto per i mezzi di Edith Piaf, una tragica vicenda ambientata nella Spagna del Duecento, che parte da toni dolcissimi e romantici per poi esplodere nei colori della passione più infuocata, espressa sulle note più acute del pentagramma.
Ed ecco Astor Piazzolla e Dulce, la danza al piede, scalza è “Maria di Buenos Aires”, con il capo velato dalla sciarpa che le cinge elegantemente il vestito color sangue e ancora tango con la fremente Balata para un loco”, un pezzo di bravura che le impone un recitativo cadenzato. Silvestri gioca con le sue sonorità preferite e trasforma la duttile Roma Sinfonietta in una Band per il suo “Distanti”. Ed è ancora Dulce che canta una propria composizione, “Ondeia”, un pezzo virtuosistico che si articola su melismi arabeggianti, o meglio di marca mediterranea, dove i potenti mezzi vocali dispiegati a pieni polmoni permettono la tenuta della nota e i momenti sovracuti, e per il quale sfodera le sue competenze pianistiche. Il programma si avvia al finale con “Alfama3”, (Alfama è un quartiere arabo pieno di azulejos, le bellissime mattonelle di ceramica azzurrata
che ricoprono le facciate dei palazzi più antichi di Lisbona, oggi in avanzata fase di ristrutturazione, dove è ancora possibile viaggiare su vecchi e pittoreschi tram coloratissimi). Il brano nel silenzio dell’orchestra lascia il posto a due solisti, Fernando Silva, chitarra portoghese, e Luis Pontes “viola de fado”, suo fratello.
A chiusura di programma “Canção do mar” , la canzone che l’ha resa celebre nel mondo, scritta da Federico De Brito e Ferrer Trindade. Applausi scroscianti, acclamazioni e una standing ovation dal pubblico entusiasta. Lo spettacolo, praticamente con lo stesso programma, ancora con Silvestri alla guida di Roma Sinfonietta, sarà replicato al Festival di Vulci, uno splendido anfiteatro naturale, nella zona archeologica. E la prossima estate, Dulce Pontes sarà all’Arena di Verona con Ennio Morricone. Franzina Ancona