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Intesa Pd-Pdl. Gli ammutinati della nave piddina |
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Le pressioni di Napolitano cominciano a pesare. Il riferimento al compromesso storico del ’76 pesa come un macigno. E così la dirigenza del Pd è costretta a scegliere: o l’ammutinamento o l’abbraccio con “l’impresentabile”. Purtroppo per loro non ci sono altre strade, soprattutto dopo il no di Grillo a qualsiasi accordo. Insomma la dirigenza piddina è messa proprio male. La vittoria senza trono è alla base di questo melodramma che rischia di far saltare l’ultimo partito rimasto in piedi dalla vicenda Tangentopoli. A scuotere le fondamenta è proprio uno dei padri della svolta, dopo la caduta del Muro. Il riferimento al ’76 di Berlinguer che fece l’accordo con la Dc brucia a tal punto che dopo un timido no di Bersani al governissimo, lo stesso si è subito incontrato con Berlusconi. A questo punto l’inciucio è solo questione di ore. Però per addolcire la pillola la si bagna nello zucchero, facendo credere che l’intesa è solo su alcune riforme senza un binario comune. In primo luogo sul nome del nuovo inquilino del Colle che andrà a sostituire il padre nobile del Pd. Sicuramente Prodi verrà scartato come richiesto dal Berlusca. Oltretutto in queste ore è sostenuto da Grillo, tanto per rompere le uova nel paniere piddino. E’ anche giusta la mossa del leader del M5S, visto quello che ha fatto il Pd di Bersani in occasione della nomina di Grasso. La cosa buffa del melodramma piddino è che anche i cosiddetti giovani turchi sono costretti a mandare giù la pillola. E il mai con Berlusconi non riecheggia quasi più. Anche Alessandra Moretti, portavoce del capo, appare meno sicura del solito: “Ci stiamo preparando a un appuntamento importante come l’elezione del presidente della Repubblica”. Quindi è “doveroso che i leader di tutti i gruppi inizino un percorso di condivisione di questa scelta”. Però poi gli incubi ritornano e così ripete che il partito non farà mai un governissimo con il Pdl perché questo vorrebbe dire “tradire le istanze di cambiamento uscite dal voto e il nostro elettorato”. Ultime parole famose. Francamente siamo sempre più convinti che il cammino comune si farà, in primis perché lo vuole Napolitano. E dire di no al padre nobile è praticamente impossibile. Si rischia davvero la scomunica. Insomma il no secco diventa “un dialogo costruttivo sulle riforme costituzionali e sulle misure urgenti per aiutare il Paese”. Dunque si dorme nello stesso letto senza fare sesso. La giovane Moretti sarà anche nuova ma appare del tutto sprovveduta. E poco convincente. Un giovane con la schiena dritta di fronte a certi accordi sottobanco dovrebbe ribellarsi e appendere subito le scarpette al chiodo. Invece sta lì a raccontarci la favoletta del partito che non andrà mai a letto con lo zozzone. Anche nel centrodestra si gioca a nascondino. “Pd e Pdl -spiega Sacconi- possono oggi condividere di fronte all’emergenza misure urgenti per il lavoro, sia sotto il profilo del cuneo fiscale, sia dal punto di vita della correzione delle rigidità della riforma Fornero, che ha dato per certi versi risultati devastanti, e sia sotto il profilo della protezione del reddito per i lavoratori nel corso di questa crisi: questo è già un pavimento programmatico non secondario”. Sicuramente l’esperienza del governo dei bocconiani è stata disastrosa, al punto da rimpiangere anche il peggior esecutivo politico. Non solo disoccupazione alle stelle con la conseguenza drammatica dei suicidi di licenziati e imprenditori in crisi ma anche la perdita di ogni dignità. E ancora ci vengono a raccontare che l’euro è una risorsa. Se siamo in questo inferno lo dobbiamo proprio a quella maledetta scelta di entrare nella moneta unica. Non per niente da 12 anni a questa parte la nostra forza rappresentata dalle medie e piccole imprese si è andata via via azzerando. Stiamo morendo ma non si deve dire se no facciamo peccato. michele mendolicchio |
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