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La Slovenia è ormai alla mercé della crisi e presto dell’usura internazionale, ma il suo premier Alenka Bratušek (nella foto) sostiene che il Paese è in grado di salvare da solo le proprie banche sull’orlo del default. Ma in molti sono coscienti che Lubiana avrà bisogno a breve di un prestito ad usura da parte dell’Unione europea. Ma il premier sloveno non vuole capire e prendendo la parola a Bruxelles con al suo fianco il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso senza alcun timore ha dichiarato: “Giorno e notte, abbiamo a che fare con questo problema ... Vorrei assicurarvi che risolveremo i nostri problemi da soli”. Come riuscirà a fare non è dato saperlo, ma gli speculatori dell’usura internazionale sono in agguato pronti a colpire il piccolo Stato per farlo cadere nella rete del prestito oneroso. La stessa Bratušek, nel corso del suo intervento con accanto Barroso, ha rifiutato qualsiasi paragone con Cipro, l’isola del Mediterraneo che ha dovuto chiedere un piano di “salvataggio” dall’Ue per fermare il crollo verticale delle sue banche. Un prestito pari al valore di quasi otto volte il Prodotto interno lordo dell’isola. Una somma stratosferica che i ciprioti saranno costretti a rimborsare con gli interessi ai Signori del danaro. Un rischio questo che presto potrebbero correre gli stessi sloveni, anche se il primo ministro di Lubiana continua a negare di dover ricorrere a questa soluzione. Con il rapporto della Slovenia banca-Pil al di sotto della media Ue del 3,5 per cento, la Bratušek ha sottolineato che “non siamo un paradiso fiscale, siamo orientati all’esportazione ... Siamo stati paragonati ad alcuni Paesi che hanno questo rapporto banca-Pil all’800 per cento, ritengo che la differenza sia evidente”. Barroso dal canto suo è intervenuto in prima persona per rimproverare un giornalista che ha chiesto se i possessori sloveni di un conto in banca possono perdere del danaro qualora vi fosse un piano di salvataggio sul modello di Cipro. “Mi dispiace, ma non intendo impegnarmi in un qualsiasi confronto con Cipro ... E’ indubbiamente illegittimo fare confronti con Cipro”, ha commentato il presidente dell’esecutivo comunitario. In realtà le prese di posizione di Barroso rappresentano soltanto un incoraggiamento di Bruxelles alla Slovenia, visto che i dati di Lubiana destano molta preoccupazione. Infatti due relazioni di alto profilo stilate di recente da parte di alcune lobby economiche internazionali sostengono che le banche slovene hanno più problemi di quanto finora si pensasse. La lobby con sede a Washington, il cosiddetto Istituto della Finanza Internazionale, che rappresenta l’unica associazione globale delle istituzioni finanziarie, lunedì scorso ha chiesto al fondo di salvataggio Ue, l’Esm (European Stability Mechanism) ovvero al Meccanismo europeo di stabilità, di preparare una somma fra i 3,5 e i 10 miliardi di euro per un potenziale salvataggio delle banche di Lubiana al fine di ripristinare la fiducia dei mercati sui titoli di Stato sloveni. L’organizzazione con sede a Parigi, l’Ocse (“Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico”), ha osservato che “gli sloveni valutano le esigenze di ricapitalizzazione delle banche fino al 3 per cento del Pil (un miliardo di euro) Tuttavia, le esigenze di capitale sono incerte e potrebbero in effetti essere significativamente più elevate”. Le banche slovene sono nei guai a causa dei numerosi prestiti, contratti soprattutto per le imprese di costruzione, le quali non riescono però a rimborsare gli aiuti ricevuti. In un caso, in particolare quello delle due più grandi banche di proprietà statale, la Nova Ljubljanska Banka e la Nova Kreditna Banka Maribor, che hanno prestato danaro ad una società di partecipazione finanziaria, la Zvon Ena, per un valore fino al 20 per cento del capitale complessivo dei due istituti di credito. Zvon Ena è però finita in fallimento. Una situazione gravissima che la Bratušek pensa di poter affrontare con la creazione di una “bad bank” – la Asset Management Company – entro il mese di giugno per annullare le sofferenze e ripristinare la stabilità delle banche centrali. Ma la Slovenia si trova oramai di fronte al precipizio con una grave recessione, aggravata dalla riluttanza delle banche a prestare altro danaro. E con il costo delle obbligazioni in aumento si rischia di finire in una spirale negativa che potrebbe portare ad una decisione simile a quella di altri Stati membri dell’Eurozona, ovvero un prestito particolarmente salato che potrebbe aggravare di molto la situazione economica del popolo sloveno – come sta avvenendo anche altrove nella zona euro – e condurre l’infezione endemica della moneta unica verso altri Paesi dell’Eurozona, Italia soprattutto. Andrea Perrone |
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