Crisi, una partita ancora tutta da decifrare
 











Che i partiti tradizionali siano avvitati su se stessi è ormai un dato di fatto. Ma anche il Quirinale non è che sia messo meglio. Non per niente l’ultima carta di Napolitano dei 10 saggi si è dimostrata perdente e del tutto prima di una qualche logica. Sarebbe stato meglio dimettersi piuttosto che prolungare questa agonia.
L’altro giorno abbiamo sentito l’ennesimo richiamo di Napolitano contro “certe campagne, che si vorrebbero moralizzatrici, in realtà si rivelano nel loro fanatismo negatrici e distruttive della politica”. Certo ci ha messo un bel po’ per capirlo. Se l’avesse detto subito dopo lo schietto intervento di Bettino Craxi alla Camera su come i partiti, tutti, si finanziavano anche attraverso le tangenti molto probabilmente non ci troveremmo in questa condizione. Quanta ipocrisia! E così ci siamo ritrovati con Di Pietro, Maruccio, Lusi, Fiorito, Belsito, Penati, Tedesco, Frisullo e… Berlusconi. A uno come Craxi che ha dimostrato nella
vicenda di Sigonella un coraggio che dal dopoguerra ad oggi mai nessuno aveva avuto si può perdonare tutto. Oltretutto era un politico di tale livello che certa gente attuale gli potrebbe solo lucidare le scarpe. Adesso viviamo nell’attesa di un governo Bersani, con l’appoggio soft del Pdl. Davvero poco. Per non parlare di Monti, il genio bocconiano che doveva restituirci un po’ di credibilità e di luce ma che invece ci ha messo totalmente a terra. Buio totale. L’unica speranza la può offrire il M5S che ha come punto forte proprio l’uscita dall’euro. Gli altri partiti sono tutti euro-genuflessi, soprattutto Pd, Sel e Udc. Nel Pdl c’è molta ambiguità: un passo avanti e due indietro. Ma torniamo al tema principale: la volontà di Bersani di formare un governo in barba anche ai paletti del Colle. L’intento è quello di ammaliare qualche senatore del 5 Stelle ma per fare ciò dovrà aspettare la nomina del nuovo presidente. Potrebbe benissimo ricevere dal nuovo inquilino un altro incarico, in modo tale da presentarsi alle Camere. In questo frangente agirebbero i soliti emissari o pontiani per far sì che il progetto possa concludersi positivamente. A meno che Bersani e i giovani turchi non si pieghino all’ultimo volere di Napolitano, accettando l’abbraccio del Cavaliere. E’ tutto ancora possibile. Ma visto l’impasse politico e soprattutto la situazione grave del Paese ci si poteva pure aspettare un salto oltre l’ostacolo. In pratica ci sono tre forze che si equivalgono, quindi il tentativo di affidare al M5S una soluzione si potrebbe pure fare. D’altronde il Pd non ha assolutamente vinto le elezioni e quindi non si capisce proprio perché debbano sentirsi così divini. Dopo l’incontro con Berlusconi, la cerchia bersaniana ha ribadito il suo no al governissimo. Però sotto sotto si lavora per un appoggio esterno del Pdl e della Lega. Insomma un papocchio. Purtroppo il Pd è avvolto da una ipocrisia davvero insopportabile. Vogliono far credere alla base di non voler accordi con il Berlusca però poi chiedono il loro voto per far partire la macchina. E questo si chiama inciucio. 
In queste ore si parla anche della possibilità che al Colle salga proprio Bersani. La proposta è stata fatta sia da ambienti del Pdl che dalla Lega. E’ stato lo stesso Maroni nell’incontro avuto con il segretario del Pd a suggerire una soluzione del genere. E a quanto pare la riflessione è in atto. Agli uomini più vicini a Bersani la cosa non dispiacerebbe.
Staremo a vedere. Comunque la situazione è davvero incancrenita. Bersani e i suoi continuano ad aspettare che arrivi la manna dal cielo proprio dal nuovo capo dello Stato, mentre il Pdl attende la chiamata di Pier Luigi. michele mendolicchio