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La Germania teme il contagio dei Paesi dell’area Sud |
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La Germania teme sempre il contagio latino. Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, ha lanciato un preciso allarme che sembra indirizzato più che altro ai cittadini chiamati il 22 settembre a rinnovare il Bundestag. Cosa c’è di meglio quindi che fare l’occhiolino agli elettori tedeschi, vezzeggiati dalla Merkel come grandi lavoratori e che sarebbero stufi di dover finanziare i Paesi dell’area Sud impegnati a spendere e a spandere al di sopra delle proprie possibilità? La possibile insolvenza di Cipro, ha sostenuto Schauble, rischia di portarsi dietro quelle di Italia e Spagna. Secondo Schauble, che è intervenuto ieri al Bundestag, dove è stato approvato il piano di aiuti europeo a Cipro per la cifra di 10 miliardi, proprio per tali potenzialità di rischio, la Banca centrale europea, la Commissione e il Fondo monetario sono intervenuti in quanto hanno ritenuto che il crac di Nicosia fosse pericoloso per l’Eurozona. E non si possono dormire sonni tranquilli, ha avvertito, perché in questa fase sono diminuite le tensioni (e le speculazioni) sui mercati finanziari. Di conseguenza, ha intimato Schauble, anche se in Italia e in Spagna le persone vivono un momento molto difficile, questi Paesi devono rendersi conto che non c’è alternativa che fare le riforme “strutturali”. Ad incominciare dal lavoro che deve essere più precario e più flessibile. Il piano di aiuto, ha insistito il ministro democristiano, si è reso necessario per evitare tale disastro, con la bancarotta di Cipro e il contagio a Spagna e Italia, e per scongiurare di riflesso un effetto domino al resto dell’Eurozona. Secca la replica del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera che ha ricordato come la Grecia, che pure rappresenta dal punto di vista economico un pezzo trascurabile dell’Europa, aveva già creato quello che ha chiamato “un casino del diavolo”. Ora, ha ammonito, non si può ripetere lo stesso can can con “un micro-problema come quello di Cipro”. Quanto all’Italia, Passera ha rivendicato al governo Monti di avere messo i conti a posto in funzione della crescita. A fine 2011, ha sostenuto c’era il rischio di saltare in aria. Ora evidentemente non più. Tesi che non corrisponde al reale perché il debito pubblico è passato dal 120% al 127% attuale. E non ci si può accontentare del fatto che il disavanzo è stato ridotto dal 4,2% al 3% visto che tale risultato è stato ottenuto con un aggravio della pressione fiscale tra aumento dell’Iva e introduzione dell’Imu. In ogni caso, la bonaccia finanziaria sui titoli italiani continua. Ne ha risentito positivamente lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi, che nonostante i timori espressi da Schauble, è sceso ieri a 295 punti. Un calo anonimo perché l’impasse politico, tra mancanza di un nuovo governo e di un nuovo presidente della Repubblica, dovrebbe rappresentare semmai un terreno fertile per attacchi speculativi. Attacchi che non si sono avuti, come sostiene il governo, perché i “mercati” hanno ora più fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici italiani sul lungo termine ma perché speculare contro i Btp non è più conveniente come prima. Ora ci sono infatti la Bce e il fondo salva Stati pronti ad intervenire per comprare rispettivamente i titoli fino a 3 anni e quelli fino a 10 anni. In altre parole i titoli sottoposti ad attacchi speculativi al ribasso per farne calare il valore di mercato e allo stesso tempo fare rialzare gli interessi sulle prossime emissioni e creare difficoltà alla gestione finanziaria futura dei conti pubblici. Attacchi che, uniti al declassamento dei titoli pubblici da parte delle società di rating Usa, nel caso dell’Italia rischiano o meglio cercano di mettere i nostri Btp fuori mercato e di non fargli più trovare compratori. Del resto, è da quasi due settimane che Moody’s e Standard&Poor’s, pur senza fare seguire i fatti alle parole, minacciano di declassare il rating dei Btp decennali poco sopra il livello di “titoli spazzatura”. Quelli cioè da non comprare in nessun caso. Molto accomodante invece il giudizio espresso da Moody’s sulla Germania, alla quale è stato attribuito il voto massimo (la tripla A) in termini di affidabilità e solvibilità ai Bund decennali. Lo stesso voto dato in Europa a Olanda, Lussemburgo e Finlandia. Negativo invece il voto sulle prospettive economiche, il cosiddetto “outlook”, della Germania che, prevede Moody’s, sarà penalizzata dalla recessione globale. Certo riconosce Moody’s, l’economia tedesca ha attuato una diversificazione che le ha garantito di mantenere la sua competitività economica e le sue politiche economiche sono rimaste orientate alla stabilità. Gli investitori mantengono quindi un alto livello di fiducia rivolto sia alla certezza di riprendere il capitale prestato sia ad incassare regolarmente gli interessi che, come testimonia lo spread, restano sensibilmente bassi. Filippo Ghira |
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