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Una disputa tra economisti accende la luce sulla crisi |
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Il curriculum di Carmen Reinhart e Kennet Rogoff, entrambi professori alla Harvard University e autori del libro “Growth in a time of debt” (Crescita in tempi di sovraindebitamento) é certamente di prim’ordine, e infatti il loro libro ha avuto un successo altissimo, piu’ ancora che tra il grande pubblico, tra gli economisti di ogni livello e cultura e tra i ministri economici, e loro collaboratori, dei paesi industrializzati. Il perché di questo successo é dovuto in particolare ad una affermazione dei due autori contenuta nel libro stesso i quali sostengono, dopo aver eseguito tutta una serie di calcoli, comparazioni e medie, che quando il debito di una nazione cresce fino a raggiungere o superare la quota del 90% sul Prodotto Interno Lordo (P.I.L.) quel paese entra automaticamente in fase recessiva, producendo, l’insieme di tutti quei fattori, una spinta negativa quantificata mediamente nello 0.1% del P.I.L. Una regola matematica quindi, come quelle della fisica che stabilisce in 0 (zero) gradi centigradi il punto in cui l’acqua diventa ghiaccio, o 100 gradi il punto in cui l’acqua bolle. Finché l’elemento “acqua” rimane all’interno della soglia critica esso continua a comportarsi nel modo naturale, ma quando raggiunge e supera la soglia critica si trasforma e si comporta in modo del tutto diverso. Secondo Reinhart e Rogoff é cosi’ anche nel caso dell’economia: fino al 90% del PIL il debito della nazione può essere sostenuto lasciando spazio ad una crescita, seppure piccola, ma quando supera quella soglia si genera nell’economia un peso che rompe l’equilibrio della crescita e si trasforma in spinta negativa, dando inizio alla fase recessiva. Ci sono diversi casi, come quello del Giappone, che sconfessano questa teoria, ma va da se che, essendo stato lo studio condotto da rinomati professori e confortato da una ricerca che spazia dal 1945 fino al 2009 quel parametro é stato preso dagli economisti di area conservatrice come il Vangelo. Altri economisti hanno subito contestato lo studio perché, benché condotto con serietà e competenza, come in tutti gli studi, basta modificare anche di poco una delle variabili contenute nello studio per arrivare a risultati finali anche molto diversi. Ciò non é bastato tuttavia a scoraggiare i fautori dell’austerity. Per costoro la validità dello studio é inconfutabile. Come l’acqua a 100 gradi bolle, l’economia, quando il debito raggiunge la soglia del 90% del P.I.L., entra in recessione. Da qui tutte le manovre “lacrime e sangue” imposte ai propri paesi e alla propria popolazione per riportare i valori al di sotto di quella soglia e poter cosi’ garantire di nuovo la crescita. Essendo lo studio del duo Reinhart-Rogoff stato pubblicato nel gennaio del 2010, é logico supporre, e i dati sostanzialmente lo confermano, che da quella data in poi tutti i responsabili economici dei paesi di area conservatrice hanno applicato rigidissime politiche di riduzione del debito al fine di arrivare il piu rapidamente possibile al di sotto della soglia critica dove comincia la recessione. Che poi, insieme a questa ragione, diciamo cosi’ “tecnica” ci siano anche altre ragioni di tipo “politico” é abbastanza evidente, ma comunque l’elemento tecnico c’é, ed é sostenuto da uno studio di valore inconfutabile. Inconfutabile? Non tutti la pensano cosi’, e proprio in questi giorni é venuto alla luce un vero e proprio “buco” nello studio del duo di Harvard, che puòrimettere tutto in discussione. Sono stati un gruppo di studiosi economisti della Università del Massachussets Amherst a trovarlo. Rifacendo tutti i calcoli e le ipotesi del duo Reinhart-Rogoff, hanno scoperto che, nell’attribuire un certo peso al debito di alcune piccole nazioni considerate nello studio, il risultato si modificava fino a diventare un 2,2% positivo. Ma non é tutto. Il rifacimento dei calcoli ha evidenziato addirittura, in una particolare fase, l’omissione di alcuni dati e, addirittura, un errore di impostazione nei codici di calcolo del notissimo programma Excel con il quale questi calcoli sono stati fatti. Paul Krugman, commentando l’episodio in un suo recente articolo titolato “L’Excel-depressione”, riferisce provocatoriamente proprio a quel “buco” nella programmazione buona parte degli inutili sacrifici imposti alla popolazione, specialmente in Europa. Aggiustando il buco nel programma e modificando in modo piu’ plausibile alcune variabili, come proposto dagli studiosi del Massachussets, tutto quel castello crolla. Non solo, ma definisce anche come del tutto controproducenti, non essendo strettamente necessarie, le manovre di riduzione del debito in una fase dove la crisi già in atto richiederebbe invece solidi sostegni finanziari per rilanciare l’economia. Non é solo teoria, Paul Ryan, il responsabile del budget per il partito repubblicano (adesso sarebbe vice presidente Usa se Romney avesse vinto le elezioni), ha citato espressamente lo studio Reinhart-Rogoff nella sua proposta di budget inviata a Obama. Buon per gli americani che a capo della Fed c’era nel 2010 Ben Bernanke, che é andato avanti per la sua strada senza lasciarsi fuorviare da teorie innovative non adeguatamente controllate. Inutile dire che invece tra coloro che hanno bevuto in pieno quella fallace teoria ci sono i repubblicani americani (che fortunamente hanno perso le elezioni) e praticamente tutti gli europei, con il risultato di portare l’Europa intera in una depressione economica senza precedenti. Reinhart-Rogoff hanno ammesso la falla nel programma, ma hanno rifiutato di commentare. C’é speranza adesso, alla luce dei nuovi studi, che la pressione sulla riduzione del debito cali almeno un poco? E’ lo stesso Krugman, in conclusione del suo articolo a dare la risposta dicendo che non ci sarà alcun allentamento a queste politiche perché é del tutto evidente che il vero obbiettivo della classe politica conservatrice, affiancata dai mezzi di informazione della loro area, non era in realtà quello di risanare il budget e ridurre il debito, ma quello di usare la crisi come scusa per procedere rapidamente allo smantellamento delle onerose conquiste sociali ottenute in un secolo di lotte dai cittadini e dai lavoratori. Roberto Marchesi (Dallas - Texas) |
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