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La recessione segna il futuro dell’Eurozona |
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Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ritiene superate le modalità con cui si è affrontata la crisi dell’Eurozona. Barroso ha sottolineato in particolare che la stretta relazione fra tagli e bilanci negli Stati membri ha ormai fatto il suo corso. Parlando a Bruxelles in una riunione di riflessione riguardante i temi europei, Barroso ha commentato che ritiene questa politica di austerità è sostanzialmente giusta, ma ritiene tuttavia che abbia raggiunto i suoi limiti. È assolutamente un controsenso quello che dichiara il capo dell’esecutivo comunitario, tanto più che la politica dei tagli al budget ha provocato soltanto austerità, recessione, povertà e disoccupazione crescente. La critica parziale espressa da Barroso ha fatto riferimento al crescente malcontento pubblico causato dalla gravità dei tagli alla spesa e di aumenti delle tasse, per cui il presidente della Commissione di Bruxelles ha osservato che “una politica per avere successo non solo deve essere adeguatamente progettata, ma deve avere un minimo di sostegno politico e sociale”. Belle parole ma senza fatti concreti. Nei progetti dell’esecutivo ad esempio non vi sono idee per favorire la crescita e lo sviluppo degli Stati membri. Si fa presente spesso a questa necessità da parte degli eurocrati, ma alla fine nessuno sembra disposto a prendere provvedimenti concreti che vengono invece continuamente rimandati. Nonostante gli errori e le inutili osservazioni fatte da Barroso, il presidente non si è dato per vinto e ha proseguito nelle sue dichiarazioni piene di buone intenzioni: “Dobbiamo avere soluzioni su misura per ogni Paese, non possiamo applicare una misura che vada bene per tutti nei programmi dei Paesi europei”. Le dichiarazioni del capo della Commissione Ue sono un ulteriore segnale che Bruxelles è pronta a dare la possibilità di compiere le manovre necessarie ai governi di Francia, Spagna e Italia, ovvero concedere più tempo per realizzare riforme economiche impopolari allo scopo di ridurre il deficit di bilancio. Dal canto suo, parlando nel corso dello stesso evento, il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy ha ammesso che la crisi economica ha una durata troppo lunga. Il tecnocrate europeo ha aggiunto che “la pazienza si sta comprensibilmente esaurendo e ha provocato un rinnovato senso di urgenza”, sottolineando la necessità di “muoversi più velocemente per le riforme con l’impatto di una maggiore crescita immediata”. Le dichiarazioni arrivano appena una settimana prima della pubblicazione delle previsioni economiche di primavera della Commissione europea. Le previsioni saranno sicuramente di triste lettura, soprattutto per i Paesi del bacino del Mediterraneo, che sono stati tra i più colpiti dalla crisi economica dell’Eurozona. Nel frattempo, i dati pubblicati con le statistiche Ue da parte dell’agenzia Eurostat ha confermato un leggero calo dei disavanzi di bilancio nella zona euro a una media del 3,7 per cento nel 2012. La recessione in corso ha portato alcuni Paesi membri Ue a livelli medi di debito pubblico fino a raggiungere il 90,6 per cento, ben al di sopra della soglia del 60 per cento come stabilito dal patto di stabilità e crescita dell’Unione europea. Anche se i governi di tutto il blocco dei Ventisette stanno portando i bilanci al pareggio, l’economia Ue resterà assolutamente in recessione fino agli ultimi mesi del 2013. E forse ottenere una leggera ripresa a partire dal 2014. La situazione per la zona euro si fa sempre più preoccupante. Ma la notizia che lascia basiti è che persino in Germania le aziende tornano a subire un calo. Per l’insieme dell’industria manifatturiera e del terziario la situazione è rimasta invariata rispetto al mese precedente. Una flebile attenuazione della recessione nei servizi è stata offuscata però dal peggioramento nell’industria. In breve il futuro dell’Ue e della zona euro è ormai appeso a un filo e da qui a poco potrebbe verificarsi un crollo inatteso e la fine dell’Europa delle banche e dei tecnocrati. Andrea Perrone |
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