Bolivia. Morales espelle l’Usaid
 











Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha annunciato l’espulsione dal Paese dell’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (Usaid), accusandola di cospirazione e di ingerenza nella politica interna boliviana. Morales ha colto l’occasione della Festa del lavoro, che si è svolta il 1 maggio a La Paz, per rendere pubblica la decisione: “Abbiamo deciso di espellere l’Usaid dalla Bolivia. L’Usaid se ne va dalla Bolivia”. Davanti a migliaia di persone, il capo di Stato boliviano ha affermato che come l’Usaid, che fa una campagna “politica e non sociale”, ci sono altri organismi legati all’ambasciata degli Stati Uniti a La Paz che “cospirano contro il popolo e in particolare contro il governo nazionale”.
L’espulsione dell’Agenzia statunitense non è arrivata inaspettata. Ad aprile Morales aveva già avvertito Washington, in seguito al discorso nel quale il capo della diplomazia statunitense, John Kerry, aveva qualificato l’America Latina come
“un cortile di casa degli Stati Uniti”.
Una dichiarazione “umiliante e offensiva” aveva tuonato il mandatario boliviano: “Ci dicano pure che siamo Paesi piccoli, sottosviluppati, in via di sviluppo, non importa quale sia la nostra situazione economica sociale; ma al di sopra di questa situazione c’è la dignità e l’orgoglio della nostra patria, che stiamo cambiando in poco tempo”.
Durante la cerimonia per i 122 anni di creazione della Scuola militare dell’esercito, il 18 aprile scorso, Morales aveva ricordato che il suo Paese ha smesso da tempo di essere il “cortile di casa” degli Stati Uniti, grazie “alla liberazione economica, la nazionalizzazione degli idrocarburi e la lotta dei movimenti sociali”. “Prima l’ambasciata statunitense in Bolivia decideva chi era il comandante delle forze armate, della polizia e del ministero di governo. Gli ex comandanti di quei tempi dovevano avere il suo avallo. Oggi tutto ciò è terminato ma gli Usa pensano che siamo ancora il cortile di casa”
aveva aggiunto il mandatario boliviano che colse l’occasione per accusare l’Usaid di ingerenza politica nei sindacati contadini e in altre organizzazioni sociali per destabilizzare il governo di La Paz. Quindi aveva minacciato di espellerla. Dopo un mese, alle parole seguono i fatti. Si tratta della terza espulsione che Morales realizza contro istituzioni della Casa Bianca da quando è arrivato al potere nel 2005. Nel 2008, espulse l’ambasciatore Usa Philip Goldberg, accusato di cospirare con l’opposizione contro il governo centrale, e nel novembre dello stesso anno toccò al Drug Enforcement Administration (Dea), l’Agenzia antidroga Usa, accusata di “spionaggio”.
La decisione di Morales non ha colto impreparato Washington che ha rigettato, come al solito, le accuse definite “prive di fondamento”. Secondo la Casa Bianca la mossa contro l’Usaid “danneggia il popolo boliviano”. Dello stesso avviso il portavoce del dipartimento di Stato americano, Patrick Ventrell, che ha difeso il
lavoro dell’organismo in Bolivia: “Pensiamo che i programmi sono stati positivi per il popolo boliviano, e pienamente coordinati con il governo boliviano”.
In una nota, l’Usaid, presente in Bolivia dal 1964, ha fatto sapere che “coloro che saranno più colpiti dalla decisione del governo boliviano sono i cittadini boliviani che hanno tratto beneficio dal nostro lavoro di collaborazione in materia di istruzione, agricoltura, salute, sviluppo alternativo, e ambiente”. Intanto, la Corte Costituzionale boliviana ha deciso di autorizzare Morales a presentarsi per un terzo mandato nel 2014. Decisione che avrà fatto accapponare la pelle a Washington. La Corte ha infatti stabilito che data la riforma costituzionale avvenuta nel 2009 il primo mandato del 2006 - allora unico e quinquennale - va escluso dal computo: quello del 2014 sarebbe quindi per il presidente in carica il secondo quadriennio consecutivo, in accordo con quanto stabilito dalla nuova Carta fondamentale. La decisione ha
sollevato le critiche dell’opposizione che denuncia una sentenza definita “illegale”. Ma il popolo boliviano è tutto dalla parte di Morales. Secondo i sondaggi, il 54% dei boliviani sarebbe favorevole ad una sua ricandidatura, che raccoglierebbe il 41% dei voti contro il 17% del principale rivale, il conservatore Samuel Doria Medina. Francesca Dessì