-Commissioni, è occupazione di Stato-
 











E’ uno smacco terribile per Berlusconi e c’è da giurare che la cosa non resterà senza conseguenze: di tutti i presidenti di commissione da eleggere – e sui quali c’era un accordo tra Pd e Pdl – l’unico a non aver superato la prova del voto segreto (e per ben due volte) è Francesco Nitto Palma, uomo che più berlusconiano non si può, alla presidenza della Commissione Giustizia del Senato. Un incidente potenzialmente mortale per la maggioranza, proprio mentre Enrico Letta ha riunito i suoi ministri in un convento per una maggiore serenità.
Nella prima votazione Palma ha ottenuto 12 voti, nella seconda 13, sostanzialmente perché i senatori Pd hanno votato scheda bianca: una sorta di fronda, di ribellione al patto Pd-Pdl sulle Commissioni permanenti. Nitto Palma «evidentemente non era il candidato giusto» dice papale papale il senatore Pd Felice Casson. Se ne riparla domani (la seduta della commissione, originariamente convocata alle 14, è stata
posticipata alle ore 15): «Noi - ha aggiunto Casson - voteremo un nostro candidato». Trattasi della terza votazione, per la quale è sufficiente la maggioranza semplice,Nitto Palma è stato eletto con i voti do lista civica .
Insomma, il clima, dopo le proteste di ieri da parte del M5S - che anche oggi ha rivendicato la presidenza delle commissioni di garanzia – si fa ancora più teso. Il gruppo della Lega Nord alla Camera non ha avanzato candidature e ha votato scheda bianca.
E dire che la spartizione (perché di questo si tratta) delle presidenze di commissione sembrava procedere liscia come l’olio e senza sorprese. Sono stati confermati tutti i presidenti così come proposti dai rispettivi partiti , che hanno scelto di procedere con lo stesso metodo: candidare ex ministri (quelli che Letta non ha voluto nell’esecutivo) o senza-poltrone di vario genere. In totale alla Camera il Pd totalizza otto presidenze, Pdl cinque e Scelta civica una. Al Senato al Pd vanno 7 presidenze, al
Pdl 6 (cioè per ora cinque) e a Scelta civica una. Nel dettaglio: alla Camera la Affari costituzionali va a Francesco Paolo Sisto (Pdl), la Giustizia a Ferranti (Pd), gli Esteri a Fabrizio Cicchitto (Pdl), la Difesa a Elio Vito (Pdl), il Bilancio a Francesco Boccia (Pd), le Finanze a Daniele Capezzone (Pdl), la Cultura a Giancarlo Galan (Pdl), la Ambiente a Ermete Realacci (Pd), i Trasporti a Michele Meta (Pd), le Attività produttive a Guglielmo Epifani (Pd), il Lavoro a Cesare Damiano (Pd), gli Affari sociali a Pierpaolo Vargiu (Scelta civica), l’Agricoltura a Luca Sani (Pd), le Politiche Ue a Matteo Bordo (Pd).
Al Senato gli Affari costituzionali vanno ad Anna Finocchiaro (Pd), gli Esteri a Pier Ferdinando Casini (Sc), la Difesa a Nicola Latorre (Pd), il Bilancio a Antonio Azzollini (Pdl), le Finanze a Mauro Marino (Pd), la Cultura ad Andrea Marcucci (Pd), Lavori Pubblici e Telecomunicazioni (l’altra commissione, oltre alla giustizia, particolarmente a cuore a Berlusconi) ad
Altero Matteoli (Pdl), l’Agricoltura a Roberto Formigoni (Pdl), l’Industria a Massimo Mucchetti (Pd), il Lavoro a Maurizio Sacconi (Pdl), la Sanità a Emilia De Biase (Pd), l’Ambiente a Giuseppe Marinello (Pdl). Resta da definire la commissione Politiche Ue, per la quale è in ballo Vannino Chiti (Pd).
Una vera e propria «occupazione dello Stato», commenta Paolo Ferrero: «Le elezioni dei presidenti delle Commissioni di Camera e Senato sono la fotocopia del governo Pd-Pdl: rappresentano plasticamente l’occupazione dello Stato da parte di un inciucio che regna sovrano».
Per quanto riguarda la Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera, la scelta è caduta su Ignazio La Russa, contro cui si sono scagliati i grillini: «Lo sapete dello scambio fra Pdl e Fratelli d’Italia per la giunta? Da noi questa si chiama porcata - dichiara la capogruppo 5 Stelle alla Camera Lombardi - danno la presidenza a Fratelli d’Italia per fare una finta opposizione». Mentre Beppe Grillo torna
a ribadire via Twitter che «la prassi vuole che le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai vadano all’opposizione, ovvero al MoVimento 5 Stelle». Il quale dalla partita delle commissioni (cioè, delle poltrone) non esce benissimo con Sel che accusa i grillinin di essere «affetti da poltronismo»: «Ci aspettavamo il rispetto da parte del M5S dell’accordo tra le opposizioni. Lo hanno rifiutato e si sono presi tutto, accaparrandosi le poltrone di vicepresidente e segretario in tutte le commissioni della Camera». Il che permette a Maroni, da Milano, di farsi bello: «Abbiamo deciso di non partecipare allo scambio di poltrone, mentre Grillo e i grillini mi sembra siano molto attenti a questo». Ro.Ve.