La Corte dei Conti boccia il dl sviluppo del Governo-Monti
 











La Relazione sulle coperture delle leggi di spesa nell’ultimo quadrimestre del 2012 critica le ultime misure assunte dall’esecutivo Monti. Non funzionano neanche le norme di carattere fiscale che "risultano prive di clausole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime".
E’ una vera lapidazione quella che la Corte dei conti ha fatto - post mortem - delle ultime gesta del governo tecnico. Del decreto-sviluppo non resta più niente, dopo il fuoco incrociato di osservazioni che ne mettono in luce il pressappochismo, l’improvvisazione, la palese assenza di copertura di spesa per molte delle poste messe a bilancio. Insomma, un vero e proprio disastro che mette alla berlina l’enfasi con cui, a suo tempo, fu esaltata la "neutrale", indiscutibile competenza di coloro che, sotto uno stato di necessità, furono chiamati a trarre l’italia dal baratro in cui stava per cadere.
Rinvio a provvedimenti secondari; emendamenti privi di
relazione tecnica; coperture non affidabili; uso improprio dei fondi di Tesoreria: la Corte dei Conti boccia i provvedimenti del governo Monti dell’ultimo quadrimestre 2012, legge di bilancio e legge di sviluppo incluse. Sulle coperture evidenzia l’ "impiego in modo improprio di fondi tesoreria" e l’utilizzazione di proventi di giochi e accise dal gettito "non affidabile". La legge di stabilità poi "non realizza la manovra".
Nel particolare: il frequente rinvio a provvedimenti secondari di attuazione. Continue variazioni di leggi anche recenti, con riflessi sull’attendibilità delle stime circa gli effetti finanziari recati dalle norme. Approvazione di emendamenti privi della relazione tecnica o per i quali la relazione tecnica risulta essere stata vistata negativamente dal ministero dell’Economia. Utilizzazione a fini di copertura di cespiti, come i proventi dei giochi e le accise sugli idrocarburi, il cui gettito è calante e le cui stime appaiono per conseguenza non affidabili e
l’impiego in modo improprio di fondi di tesoreria per coprire oneri di bilancio.
Sono questi gli "inconvenienti" che la Corte dei Conti ha rilevato nell’adunanza del 2 maggio scorso, nell’approvare una specifica delibera sulla legislazione di spesa dello Stato, riguardante l’ultimo quadrimestre 2012, che conclude la XVI legislatura con il Governo nella pienezza dei propri poteri. La Corte si è anche soffermata ad analizzare le più recenti pronunce della Corte costituzionale in tema di copertura di oneri recati da leggi di spesa, anche per evidenziare al Parlamento che le statuizioni della Consulta molto spesso costituiscono conferma e specificazione dei moniti e delle osservazioni espresse dalla Corte dei conti in occasione dell’esame delle leggi di spesa. La evidenziazione di tale giurisprudenza si rivela ora ancora più necessaria per orientare le Sezioni regionali di controllo della Corte chiamate proprio dal d.l. n. 174 a redigere le cosiddette Relazioni semestrali sulla
legislazione di spesa regionale.
In particolare, la legge di Stabilità per il 2013 sul piano ordinamentale "viene svuotata della sua componente fondamentale: non realizza la ’manovra’, collocata o anticipata com’è nei decreti-legge, ma finisce con lo svolgere o un ruolo attuativo di decisioni già prese o meramente distributivo di risorse raccolte". Nella relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre settembre-dicembre 2012, la Corte osserva come essa risulta calibrata "essenzialmente sul primo anno, senza un respiro pluriennale; l’estrema eterogeneità dei suoi contenuti (articolati in 561 commi di un unico articolo) non si pone in linea con le prescrizioni della legge di contabilità, che ne prevede un contenuto snello e di manovra". Quanto alle disposizioni di carattere fiscale, secondo la Corte "il profilo della quantificazione degli oneri è decisamente da migliorare, soprattutto
per gli aspetti tributari. Nel merito vengono evidenziati alcuni profili problematici in riferimento a talune normative di maggior rilievo: si segnala in particolare la valutazione della tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin tax), le cui previsioni di gettito sembrano ottimistiche".
Secondo la Corte dei conti la legge n. 221 in materia di Sviluppo, costituisce "un provvedimento disorganico, che reca i più disparati interventi; molti emendamenti approvati in sede parlamentare sono privi di relazione tecnica o registrano un visto negativo". La Corte osserva inoltre che "le norme di carattere fiscale non recano tetti massimi alle minori entrate da esse generate e risultano prive di clausole di salvaguardia (per fronteggiare un minor gettito più marcato rispetto alle stime); generalmente, nelle relative valutazioni d’impatto, si trascura di considerare l’effetto della singola agevolazione sugli andamenti di settori correlati".
Amen.