Le multinazionali arraffano il suolo d’Europa
 











L’alienazione di terreni agricoli, pratica definita anche land grabbing, è un dramma che affligge anche l’Europa, favorito dalla rapace conquista di terre da parte delle multinazionali. Un recente studio alquanto minuzioso, costituito da 190 pagine fornito di diagrammi e con tanto di bibliografia dal titolo Land concentration, land grabbing and people’s struggle in Europe, che ha coinvolto 25 autori di 11 Paesi (il documento è scaricabile attraverso questi siti internet: www.eurovia.org; www.tni.org) è stato realizzato dal Coordinamento europeo Via Campesina (Ecvc) e ha denunciato senza peli sulla lingua questa pratica ormai diffusa anche nel Vecchio Continente e non soltanto negli Stati più poveri del mondo di Asia e Africa. “In Europa dell’Est la concentrazione della proprietà fondiaria è stata particolarmente marcata dopo la caduta del Muro di Berlino”, ma ha registrato un’accelerazione dopo che molti di questi Paesi sono entrati nell’Unione europea a partire dal 2004.
Segno questo di un progressivo impoverimento della popolazione che ha svenduto le proprie terre alle multinazionali per contrastare il progressivo pauperismo a cui era soggetta con l’ingresso nell’Ue, sempre più affetta da smodato iperliberismo. A favorire questa concentrazione ha contribuito anche la Politica agricola comune (Pac) con l’attuale sistema di aiuti e sussidi. I grandi investitori “comprano terreni a buon mercato sui quali producono a costi minori dei prezzi delle materie prime agricole e in più incassano le sovvenzioni”, ha commentato Attila Szocs, agronomo responsabile dell’Associazione rumena EcoRuralis. Ma cerchiamo di essere più precisi, partendo dall’inizio e dalle origini del problema. Per carpire infatti le cause del land grabbing compiuto dai grandi lobby economico-finanziarie è necessario leggere il pubblicato per denunciare uno scandalo poco noto agli europei,
celato per non far sapere la verità su quanto sta accadendo alle terre della nostra Europa. Per cui soltanto il 3% dei proprietari di terreni agricoli detiene metà di tutte le superfici agricole del Vecchio Continente. Lo studio completo è stato redatto solo in inglese, mentre una sintesi del rapporto è stata elaborata anche in spagnolo, inglese e francese. Questa enorme concentrazione della proprietà terra fondiaria è paragonabile a quanto si registra attualmente in Brasile, Colombia e nelle Filippine. Alcuni di questi processi di concentrazione della terra non sono nuovi, ma hanno avuto un’accelerazione negli ultimi decenni, in particolare in Europa orientale. Qui, infatti, società europee ma anche nuovi soggetti come imprese cinesi e fondi speculativi internazionali sfruttano le connessioni con il mercato della distribuzione alimentare di base, cercando di monetizzare la terra come una merce sempre più soggetta alla speculazione economico-finanziaria di società apolidi. In sostanza con il processo di occidentalizzazione del mondo e con la crescita esponenziale degli Stati emergenti, in particolare del mondo asiatico, tutto diventa merce e viene acquistato per compiere grandi speculazioni ai danni dei popoli.
Anche la natura come l’uomo nel suo lavoro e nella vita di ogni giorno stanno subendo un processo di mercificazione spietato e sempre più diffuso, trasformati in merce per volere dei fautori dell’iperliberismo al servizio dei Signori del danaro. Ma torniamo ai dati contenuti nello studio. Il rapporto analizza anche dei casi riguardanti una serie di fenomeni di concentrazione dei terreni in Spagna, Germania, Italia, Francia e Austria. Inoltre, sempre nella stessa relazione, sono descritte varie forme di land grabbing in Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia e Ucraina. I dati rivelano come alla base dell’accaparramento e della concentrazione della terra in Europa ci siano anche i sussidi elargiti dalla Politica agricola comune, che favorisce senza remore o
timori le grandi aziende agricole e al contrario preferisce emarginare quelle di piccole dimensioni e impedisce l’ingresso di nuovi coltivatori o possidenti nel sistema dei sussidi stabiliti dall’Unione europea. Ad esempio, il 75% delle sovvenzioni assegnate nel 2009 nello Stato spagnolo è stato riservato solo al 16% dei produttori, lasciando fuori tutti gli altri. Tra i fattori guida che favoriscono il fenomeno dell’accaparramento dei terreni agricoli vanno ricercati nelle industrie estrattive, nell’espansione urbana, nei mercati immobiliari, nei siti turistici. Tutte realtà interessate a speculare senza alcun rispetto per i popoli che vivono su queste terre e il cui fine è esclusivamente speculativo.
Uno degli studiosi che ha collaborato alla realizzazione del rapporto il professore dell’Università di Wageningen e membro del gruppo di ricerca, Jan Douwe van der Ploeg (foto), ha osservato che “questa è una dinamica senza precedenti. La situazione è grave per molti giovani che
vogliono continuare o iniziare a dedicarsi ad un’attività agricola e vedono negato l’accesso alla terra, condizione fondamentale per raggiungere la sovranità alimentare in Europa”. Un segno dei tempi per il Vecchio Continente che dopo aver perso la sovranità politica ed economica è oramai sempre più alla mercé delle lobby mondiali del mondo finanziario, alla ricerca di sempre nuove aree e settori dove poter espandere il loro dominio apolide. Il rapporto evidenzia però anche le lotte portate avanti dai popoli europei con numerose iniziative di opposizione al fenomeno, dove giovani e meno giovani si stanno unendo per commemorare la “Giornata internazionale delle lotte contadine” in tutto il mondo, in segno di solidarietà con gli altri popoli che vivono lo stesso dramma e che non si arrendono allo strapotere crescente delle multinazionali. Nella lista del rapporto sulla situazione interna dei singoli Stati sono menzionati un po’ tutti dalla Francia alla Spagna, con la sua Andalusia, per passare alla Germania e all’Austria, non dimenticando naturalmente i Paesi più colpiti quelli dell’Europa orientale come Ungheria, Romania, Bulgaria, Ucraina e Serbia. Anche il nostro Paese è incluso nella lista degli Stati che subiscono l’alienazione dei terreni agricoli. L’Italia è citata per il contributo dato da Crocevia ed è menzionato il caso della città di Narbolia, dove la comunità sarda si mobilita contro l’uso di terreni agricoli di alto valore per ospitare grandi impianti di serre alimentate ad energia solare (fotovoltaico). Vi sono poi casi di comunità che occupano direttamente la terra allo scopo di emulare azioni di altri movimenti sociali tipici del Sud del mondo che lottano contro la pratica della conquista di terre e terreni agricoli da parte di potenti e facoltose lobby internazionali.
La relazione mette in evidenza il caso del Sindacato obrero del campo (Soc) in Andalusia, dove gli agricoltori senza terra stanno occupando dei terreni collettivamente, e ancora
Solila a Vienna, dove i giovani si stanno mobilitando per sviluppare una comunità agricola a livello urbano. Una scelta utile a frenare la svendita di terre da parte delle comunità agricole per soddisfare soltanto l’ingordigia di multinazionali sempre più rapaci e ingorde. Un membro di Ecvc, Jeanne Verlinden, ha precisato che lo studio mostra chiaramente che “la terra in Europa deve ancora essere vista come un bene comune. Dobbiamo ridurre la mercificazione dei terreni e, invece, promuoverne la gestione pubblica. Si dovrebbe garantire la priorità dell’uso a fini agricoli dei terreni, piuttosto che destinare le superfici ad usi e interessi commerciali, alla proprietà privata in cerca di speculazioni. L’accesso alla terra deve essere deciso dalle persone che la lavorano”. Nel rapporto emergono elementi molto interessanti sulla situazione europea: i possessori di terra in alcuni Paesi subiscono il peso delle differenze, di proporzioni simili a Brasile, Colombia e Filippine, Stati molto noti per la loro distribuzione ineguale di terreni. Mentre nell’Unione europea vi sono 12 milioni di fattorie, le più grandi dotate di 100 acri di terra e oltre, rappresentano soltanto il 3 per cento del loro numero complessivo e controllano oltre il 50 per cento di tutte le fattorie esistenti. La suddetta concentrazione di possessori di terre è iniziato un decennio fa, ma negli ultimi anni è aumentata accelerando il processo in termini negativi. In Germania, ad esempio, su un totale di 1.246.000 possessori di terre nel 1966-67 si è raggiunto un numero esiguo di possessori di fattorie nel 2010 che in termini complessivi raggiungono soltanto i 299.100 unità. I proprietari di queste terre di meno di 2 ettari, sono diminuiti da 123.670 ettari nel 1990 a soli 20.110 ettari nel 2007, mentre le fattorie di 50 ettari e oltre sono aumentate e hanno acquisito aree ancora più grandi da 9,2 milioni di ettari nel 1990 a 12,6 milioni di ettari nel 2007. Nell’Europa orientale, la concentrazione di terreni agricoli in poche mani è più marcata. Molti agricoltori hanno fatto bancarotta quanto il loro Paese è entrato a far parte dell’Unione europea a partire dal 2004 e i prodotti agricoli dell’Ue sovvenzionati da sussidi hanno inondato i mercati dei loro Stati. Nei primi 6 anni, la maggior parte dei piccoli agricoltori non potevano nemmeno fare domande per ricevere i 7 sussidi agricoli predisposti dall’Unione, quale incremento alle vendite di aziende agricole. E così un gruppo elitario di speculatori sta sempre più conquistando il suolo d’Europa, dominando il mercato terriero europeo con la garanzia di ottenere sussidi dall’Ue e assicurarsi facili arricchimenti e il controllo permanente dei terreni acquistati a prezzi stracciati. Andrea Perrone