Mugabe: L’occidente saccheggia le risorse africane
 











Il vecchio leone dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ruggisce ancora. A 89 anni suonati,il presidente zimbabwese continua la sua lotta contro l’imperialismo occidentale mantenendo la mente lucida e la lingua affilata. Lunedì ad Harare, ha avvertito i servizi segreti africani contro i tentativi dell’Occidente di “creare” conflitti per saccheggiare le abbondanti risorse naturali del continente nero.
Le guerre in Africa sono “pesantemente influenzate dalle ex potenze coloniali che vogliono continuare a dirottare a loro profitto i minerali africani” ha detto Mugabe ai rappresentanti africani di spionaggio, che si sono riuniti per il loro incontro annuale. “I nostri ex colonizzatori continuano a manipolare le istituzioni e le convenzioni internazionali per giustificare interventi militari unilaterali nei Paesi africani, con l’obiettivo primario di facilitare l’estrazione (...) delle nostre risorse naturali”, ha continuato il presidente dello Zimbabwe,
riferendosi in particolar modo all’intervento francese in Mali.
Pertanto, “questi scenari bellici hanno aumentato la possibilità di un ritorno della presenza di truppe straniere nel nostro continente”, ha spiegato Mugabe. Vedi l’Africa occidentale, dove sono dispiegati migliaia di soldati francesi, l’Africa centrale, dove ci sono i marines statunitensi, vedi Gibuti, che ha più basi militari che abitazioni civili, e infine il Corno d’Africa, dove c’è un po’ di tutto: italiani, britannici, francesi, statunitensi.
Sulla presenza massiccia di forze straniere nel Continente nero, gli occidentali sostengono che “l’Africa non è in grado di affrontare da sola i propri problemi”. Non è così, ha ricordato Mugabe, che ha invitato i Paesi africani a emanciparsi dal giogo internazionale e a risolvere da soli i tanti problemi che affliggono il continente nero, tra cui “il cambiamento climatico, la tratta di esseri umani e di droga, riciclaggio di denaro sporco, terrorismo e
cyber-terrorismo”.
“Gli attacchi sistematici del sistema di intelligence, insieme agli atti di sabotaggio, hanno reso l’ Africa vulnerabile. (…) C’è la necessità per le nostre agenzie di intelligence di tenere il passo con gli sviluppi tecnologici”, ha concluso il presidente dello Zimbabwe.
Intanto, la nuova Costituzione, che è stata approvata dal 94% degli elettori con un referendum tenutosi lo scorso marzo, è stata presentata ieri alle due camere del parlamento di Harare per il voto definitivo, l’ultima fase prima della sua adozione.
“Questa legge sostituirà la Costituzione che era in vigore in Zimbabwe dal 18 aprile 1980” ha annunciato il ministro per gli Affari costituzionali, Eric Matinenga, aprendo la seduta parlamentare. Tra le novità previste dalla Carta fondamentale ci sono un limite di due mandati consecutivi al capo dello Stato e una riduzione dei poteri del presidente nei rapporti con l’esecutivo, il parlamento e la magistratura. Due i capisaldi della Costituzione,
che sono stati confermati nonostante le pressioni dell’Occidente: la riforma agraria e l’ “Indigenisation and Empowerment Act”. Per quanto riguarda la prima, è stata lanciata oltre dieci anni fa e ha permesso la ridistribuzione ai neri delle terre detenute dai coloni bianchi. La seconda invece è una legge che prevede che le società straniere con un valore superiore ai 500mila dollari, attive per lo più nel settore delle miniere e delle banche, devono cedere il 51% delle quote a coloro che prima dell’indipendenza “erano penalizzati da ingiuste discriminazioni fondate sulla razza”.
L’adozione della Costituzione è il primo passo per lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative previste per fine anno.f.d.