Gli eurocrati vogliono un’Europa dagli Ogm a stelle e strisce
 











La Commissione europea ha presentato un ampio pacchetto di proposte sugli Organismi geneticamente modificati (Ogm) per disseminarli nel suolo del Vecchio Continente, in ossequio alle multinazionali statunitensi del settore. Le proposte riguardano la salute del mondo vegetale e animale che, secondo i tecnocrati di Bruxelles, verrebbe rafforzata seguendo gli standard dell’intera catena alimentare. Ma in molti fra studiosi ed analisti definiscono l’insieme delle norme avanzate come una vittoria per l’industria delle sementi made in Usa e una sconfitta per il benessere dei popoli europei. Infatti come è assolutamente evidente il giro di danaro è talmente elevato che le finalità sono ben altre: basti pensare che il valore delle piante coltivate ogni anno nell’Ue raggiunge una cifra molto elevata, pari a 205 miliardi di euro, per comprendere quali sono i veri interessi in gioco, ovvero asservire l’uomo alle multinazionali per obbligarlo a mangiare soltanto sementi Ogm da loro prodotte, che con la loro forte capacità di adattamento soppiantano le sementi naturali e si radicano indissolubilmente nel territorio in cui vengono coltivate. Proprio a Bruxelles il commissario Ue alla Salute Tonio Borg ha invece tentato di rassicurare i giornalisti presenti, affermando che la proposta aumenterà la tracciabilità e la sorveglianza dei semi sul mercato europeo. Attualmente le autorità dei governi nazionali utilizzano la certificazione e i test d’identità delle sementi per garantire la salute e la qualità nel loro insieme, prima che vengano commercializzate nell’Ue. E i “certificati” di qualità, secondo la proposta di Bruxelles, favorirebbero un cambiamento a favore delle piccole imprese che non dovranno più pagare una tassa. Il tutto garantito dal disegno di legge avanzato dai Soloni europei che aiuterebbe le imprese ma danneggerebbe la salute degli europei e del suolo del Vecchio Continente. Deroghe a parte per le piccole imprese, la Ong tedesca Save Our Seeds (SOS) ha affermato che il regolamento è una porta aperta per le grandi multinazionali come la statunitense Monsanto e la Dupont Pioneer per certificare in modo efficace, testare e ispezionare i semi stessi. È noto comunque che le due multinazionali d’Oltreoceano insieme ad altre tre, controllano tra il 50 e il 60 per cento del mercato globale delle sementi. Un controllo già piuttosto capillare, che in questo modo potrebbe aumentare, favorendo lauti e continui guadagni alle aziende produttrici.
“Per la prima volta, la certificazione delle sementi commerciali, può essere fatta dalle imprese stesse”, ha sottolineato preoccupata Benedikt Haerlin dell’Organizzazione non governativa SOS. La Haerlin ha precisato che il regolamento riduce il lavoro degli ispettori fino a combinare senza un filo logico la difesa dei consumatori i documenti e le applicazioni, a tutto vantaggio delle imprese produttrici degli Ogm. “Alla fine della giornata, le autorità sedute
tranquillamente alla propria scrivania e si passano la documentazione presentata dal richiedente”, ha fatto notare la rappresentante di SOS. Una linea quella seguita dall’Organizzazione non governativa che nella proposta del regolamento decisa dai tecnocrati del Bruxelles ha anche chiesto “maggiore flessibilità” per i cosiddetti operatori professionali. Insomma un bel programma quello avanzato dalla Commissione Ue all’insegna dell’iperliberismo e dello sfruttamento pieno dell’uomo e della natura. Le norme previste nel regolamento predisposto dall’esecutivo comunitario autorizzano l’industria delle sementi ad effettuare l’esame necessario per la registrazione, le ispezioni, il campionamento e le analisi del materiale per la moltiplicazione vegetale e la certificazione delle stesse, ma sotto il controllo ufficiale delle autorità preposte. Haerlin ha osservato che il regolamento stabilisce che il quadro futuro sia completamente a favore delle multinazionali affinché mantengano persino i diritti di proprietà intellettuale sulle sementi, come avviene purtroppo di regola in questi casi in modo tale che anche la natura diventa proprietà dei privati. La rappresentante della Ong tedesca ha osservato che la proposta della Commissione sta mettendo a punto un sistema che costringe le imprese a tenere un registro dei loro semi, ciò che è stato piantato e dove, ciò che è stato venduto, a chi e come. Insomma un controllo capillare che rappresenta anche un modo per creare una proprietà sui terreni coltivati con un certo di tipo di sementi invece che con altre. “Il regolamento costituisce una base perfetta per controllare che i semi siano brevettati. Non è un problema di oggi, ma sostanzialmente che il controllo del mercato delle sementi aumenta”, ha osservato. La Monsanto si colloca tra le più grandi aziende produttrici di sementi del mondo: il gigante avrebbe brevettato già una serie di sementi Ogm negli Stati Uniti. E nonostante si affermi che i brevetti siano utili ad incoraggiare e a premiare l’innovazione, tuttavia la multinazionale produttrice è una gelosa custode delle sue sementi, avviando per questo 145 cause contro gli agricoltori statunitensi – ovvero in media circa 11 ogni anno – dal 1997. “Ad oggi, solo nove casi sono passati attraverso un processo completo. In ognuno di questi casi, la giuria o il giudice hanno deciso a nostro favore”, riporta orgoglioso il sito della Monsanto. L’organizzazione Greenpeace ha fatto notare – a ragione – che la Monsanto e altre società dello stesso gruppo hanno fatto domanda per più di 100 brevetti sulle sementi in Europa. Ma finora all’azienda Usa le sono state concesse circa due dozzine di concessioni. Presto, molto presto purtroppo, se dovesse passare questo pacchetto di proposte partorito dalla mente iperliberista dei tecnocrati di Bruxelles anche il Vecchio Continente finirebbe per essere invaso da sementi dotate di un “copyright” e i terreni coltivati con esse non potrebbero più fare a meno di questi semi resistenti, non soltanto agli insetti, ma in grado di insediarsi saldamente nelle terre da loro “invase” senza più alcuna possibilità di liberarsene. Uno scempio questo voluto per soddisfare l’ingordigia delle multinazionali Usa e dei loro indefessi lacchè dell’Europa-colonia.  Andrea Perrone