Mare, anche i Comuni fanno scempi cemento, barriere e verde abbandonato
 











Mare ormai vicino eppure lontano, quantomeno non alla portata di tutti. Da sempre vittima degli abusi dell’uomo, oggi deve subire anche gli scempi perpetrati dalle amministrazioni pubbliche. Cemento in abbondanza lì dove la legge ne vieta l’utilizzo, discese a mare "private" e piste ciclabili dove per anni erano sopravvissute la macchia mediterranea e la roccia naturale.
Una panoramica della costa pugliese, dal nord barese al Salento, è stata effettuata dalle associazioni ambientaliste quando mancano ormai pochi giorni alla corsa al mare. E i primi risultati sono già allarmanti. A cominciare dal comune di Molfetta, e in particolare in zona Torre Gavetone, lì dove la Provincia ha speso oltre 100mila euro per lavori di risistemazione del tratto costiero, mettendo a dimora nei mesi scorsi centinaia di alberi, che sono diventati già quasi tutti secchi. Tra le opere nuove, anche una meridiana, a pochi metri dal mare e nei pressi della Torre, costruita
su una base di cemento posizionata per l’occasione.
Già inghiottite, invece, le discese a mare, realizzate con semplice polvere di tufo. E per i disabili spariscono così in acqua le possibilità di farsi un bel bagno. Stesso comune, qualche chilometro più avanti, la mano del pubblico cede agli interessi del privato: in località Seconda cala, un nuovo ristorante ancora in fase di completamento ha bloccato qualsiasi accesso alla battigia, con un muro di cemento e una solida recinzione metallica.
Dal barese al Salento, dove
si consuma un altro assurdo della gestione pubblica. Alla marina di Alliste, in particolare, dove in virtù di autorizzazioni rilasciate dalle amministrazioni provinciali e regionali, è stata approvata la realizzazione dell’ultimo tratto di "passeggiata e pista ciclabile". Si tratta di una lingua di cemento, lunga 2 chilometri e mezzo, che si aggiunge alla parte realizzata lo scorso anno tra Torre Sinfonò e Posto Rosso, fin quasi alla marina di Ugento. La
"passeggiata" si srotola sul demanio marittimo distruggendo macchia mediterranea e roccia naturale.
"La Regione Puglia da diverso tempo non svolge più attività di verifica e controllo - accusa l’ambientalista Pasquale Salvemini, delegato regionale Lac - E questo ha spinto tutti i comuni a gestire il demanio marittimo in salsa molto "free", senza rispettare né la normativa nazionale né tantomeno quella regionale, e cioè la legge numero 17 del 2006". Un vero e proprio far west, dunque, mentre il piano regionale delle coste non è stato ancora recepito dai Comuni con la conseguente stesura dei piani costieri. E nonostante questo, "la percentuale di occupazione demaniale prevista dalla legge 17 - fa notare Pasquale Salvemini - è stata abbondantemente superata. Come ogni anno siamo già immersi nella stagione balneare, ma come sempre siamo alle solite. Nella cronica deregulation". MARA CHIARELLI
Non c’è pace sulle rive dello Jonio: mentre la stagione turistica è entrata nel vivo, il
ciclone dei sequestri si abbatte sugli stabilimenti balneari di Porto Cesareo. Dopo il Bahia del sol e il Lido Conchiglie è toccato al Goa, frequentatissimo ritrovo estivo, insostituibile punto di riferimento della movida da spiaggia che, negli ultimi anni, ha preso sempre più piede in Salento.
I sigilli sono stati apposti dai carabinieri di Campi Salentina su disposizione del pm Antonio Negro, all’esito di alcuni sopralluoghi che hanno portato alla luce evidenti irregolarità nella realizzazione delle strutture destinate ad agevolare e allietare il soggiorno dei bagnanti. Nei giorni scorsi il sindaco di Porto Cesareo, Salvatore Albano, durante una riunione in Prefettura, aveva rivelato che in base ai dati in possesso dei suoi uffici ben 16 lidi non sono, allo stato, in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge per poter avviare la stagione estiva.Mara Chiarelli,repubblica