Putin ha salvato la Russia dal crollo finale
 











Vladimir Putin

A dispetto di chi pensa che il presidente del Cremlino Vladimir Putin non rispetti i diritti umani e sia un dittatore – in questo caso il nostro pensiero va soprattutto all’Unione europea e ai suoi tecnocrati che per volere dell’amministrazione americana agiscono nel tentativo di realizzare un “golpe colorato” in seno alla Federazione sostenendo l’opposizione – qualcuno di molto noto ritiene che il leader russo rappresenti invece l’uomo che ha salvato la Russia: questi è Anatoly Karpov, la leggenda vivente degli scacchi. Egli rappresenta quel che si può a ragione definire l’opposto del suo collega Garry Kasparov, oggi particolarmente noto per la sua attività politica anti-Putin con le minuscole formazioni di opposizione al Cremlino foraggiate dagli anglo-americani e dall’Ue, attraverso le Ong. Ma torniamo a Karpov e alle sue dichiarazioni in favore di zar Putin. Il grande giocatore di scacchi è stato caustico e deciso nel suo giudizio affermando che dai tempi dell’Urss quando “se si dava la parola, si doveva mantenerla” alla Russia di oggi il cui “processo di disintegrazione è stato fermato da Vladimir Putin”. Parole chiare che evidenziano l’attuale situazione di Mosca rispetto agli anni bui della presidenza di Boris Eltsin e dei suoi mentori, gli oligarchi come il defunto Boris Berezovsky, uomini senza scrupoli spesso dal doppio passaporto russo-israeliano come altri tycoon ancora vergognosamente liberi o in esilio dorato interessati,  all’epoca del collasso dell’Urss, soltanto a lucrare sulla svendita alle compagnie anglo-statunitensi dei beni di Stato russi e a racimolare danaro con truffe e frodi ai danni dell’ignaro popolo russo dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Con Putin si è avverata la rinascita della Russia, il Cremlino ha ripreso il controllo della sovranità nazionale contro lo strapotere delle lobby economiche internazionali che facevano nel Paese il loro comodo acquistando per pochi dollari il controllo  compagnie strategiche di Stato grazie alle coperture di Eltsin e dei suoi compari. Karpov quindi non mente, sa bene quel che dice, rammenta quel che accadeva quando i russi erano ridotti in povertà in nome della perestrojka e della glasnost introdotta da Gorbaciov e accentuata da Eltsin. Proprio in questi giorni, l’Agenzia russa Interfax ha reso noto che il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore statunitense a Mosca dopo l’arresto di un terzo segretario della sede diplomatica americana con l’accusa di essere un agente al soldo della Cia. La Russia ha dichiarato persona non gradita il diplomatico statunitense accusato di essere un agente della Cia e ne ha chiesto la partenza il più presto possibile dal territorio della Federazione. È proprio così da mesi infatti venivano denunciate le attività di sostegno agli oppositori del Cremlino per cui i servizi di intelligence russi sono passati alle vie di fatto. Le autorità moscovite hanno annunciato di aver smascherato una spia americana, che lavorava sotto copertura all’ambasciata Usa, con una grossa somma in contanti mentre tentava di reclutare un agente russo. Il Servizio di sicurezza federale Fsb, erede del Kgb, ha identificato l’uomo come Ryan C. Fogle, terzo segretario del dipartimento politico dell’ambasciata di Washington a Mosca, e dopo un breve fermo lo ha riconsegnato alla sede diplomatica del suo Paese. Il ministero degli Esteri russo da parte sua ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore Usa Michael McFaul, già noto alle cronache per i suoi studi sulle cosiddette “rivoluzioni colorate”, per ricevere spiegazioni su un “atto di provocazione nello spirito della Guerra Fredda”. E, in totale contrasto con le proposte di collaborazione dopo l’attentato di Boston, ha dichiarato l’operativo della Cia persona non grata, esigendone il ritorno negli Usa “appena possibile”. Le fotografie pubblicate dalla Tv pubblica russa in lingua inglese Rt ha mostrato Fogle, con un cappello da baseball in testa, tenuto a faccia in giù per terra con le mani dietro la schiena durante l’arresto. Le fotografie hanno mostrato poi l’uomo mentre viene interrogato nella sede dell’Fsb, il suo passaporto, una mazzo di banconote da 500 euro insieme ad alcune lettere. Altre immagini ritraggono il presunto arsenale da spia: parrucche, una torcia, una bussola, oltre a un atlante della vita mondana a Mosca e un telefono cellulare vecchio stile. In una nota il Fsb ha osservato che Fogle aveva su di sé “apparecchiature tecniche speciali, una grossa somma di denaro, istruzioni scritte per reclutare un cittadino russo e materiali per cambiare le generalità di una persona”. La nota ha aggiunto che “di recente la Cia ha fatto vari tentativi di reclutare rappresentanti delle forze dell’ordine russe, rilevati e monitorati dal controspionaggio del Fsb”. Un  atto che mostra in tutta la sua evidenza come in Russia gli americani stiano tentando di sobillare le masse e le stesse istituzioni – fortunatamente con scarso successo – per abbattere Putin e il suo delfino, il primo ministro Dmitrij Medvedev e provocare così un cambiamento radicale al vertice della Federazione. Da ulteriori notizie diffuse ieri l’agente della Cia Fogle avrebbe tentato di reclutare uno degli alti ufficiali del Servizio di sicurezza federale, responsabile della lotta contro il terrorismo nel Caucaso del Nord, ha riportato il quotidiano Kommersamt. “L’agente anti-terrorismo è entrato in contatto con la Cia attraverso Ryan C. Fogle dopo il recente attacco terroristico alla maratona di Boston organizzato dai fratelli Tsarnaev. Gli americani essendo stati a Makhachkala, dove vivono i genitori dei fratelli, erano convinti che i fratelli potessero avere seguaci”, ha osservato il giornale. Per questo cercavano un contatto. E in effetti all’epoca dei colloqui con i genitori Tsarnaev, si era parlato della presenza di diplomatici Usa durante gli interrogatori, grazie a un permesso speciale di Mosca. In base alle informazioni del quotidiano Kommersant emerge anche che il diplomatico ha chiamato due volte sul telefono cellulare l’alto ufficiale dell’Fsb. Evidentemente il numero se l’era procurato grazie a dei precedenti contatti. Con insistenza gli ha chiesto un incontro personale. E quando è stato fermato, l’altra sera, l’uomo dell’intelligence statunitense aveva offerto al russo un anticipo per la loro collaborazione di 100mila dollari, promesso una ricompensa di 1 milione di dollari l’anno e un ulteriore bonus “per le informazioni che ci aiuteranno”. Tuttavia, all’indomani dello scandalo della spia Usa a Mosca è emerso sulla stampa russa un altro interessante elemento, ovvero il contenuto di una lettera segreta di Barack Obama a Vladimir Putin, che in questi giorni aveva apparentemente rilassato i tesissimi rapporti russo-americani. Washington offre “un accordo giuridicamente vincolante in materia di trasparenza, che dovrebbe includere lo scambio di informazioni e la conferma che i rispettivi programmi nucleari non sono una minaccia per la forza deterrente dell’altro”, ha dichiarato il quotidiano. “La sua idea fondamentale è che la Russia e gli Stati Uniti – due grandi potenze, con una speciale missione storica – devono lavorare insieme per risolvere i problemi globali, e non litigare per sciocchezze”. Una fonte del dipartimento di Stato Usa ha spiegato che si riferisce ad un accordo esecutivo che non richiede il consenso del Congresso americano, ma in questo caso, il successore di Obama come presidente potrebbe recedere dall’intensa. Resta comunque da vedere quanto lo scandalo dell’agente della Cia, Fogle potrà influire sulle relazioni e se tutto ciò non sia stata una mossa orchestrata ad arte per venir meno alle decisioni contenute nella missiva segreta. Tutto queste sono quindi soltanto illazioni, ipotesi che potranno essere suffragate soltanto da eventuali fatti concreti in un prossimo futuro. Per quanto riguarda gli incontri bilaterali di Obama con Putin, a quanto pare, i colloqui tra i leader non si terranno solo nel quadro del vertice di giugno G8 in Irlanda del Nord, ma anche in Russia. Secondo il Kommersant, infatti, Obama nel mese di settembre potrebbe atterrare a Mosca due giorni prima del vertice del G20 a San Pietroburgo per un riunione al vertice con il presidente del Cremlino. E tutti gli avvenimenti accaduti in questi giorni verranno sicuramente dibattuti faccia a faccia. Andrea Perrone