Italy in Therapy
 











La stagione 2013-2014 del Sala Umberto si prospetta provocatoria, divertente, ma anche riflessiva, sin dal nome: Italy in Therapy.
L’arte teatrale non solo al servizio dell’arte ma anche della storia, della politica, della comunità, per riscoprire una identità lontana e talvolta dimenticata.
Alessandro Longobardi, direttore artistico del Sala Umberto, ha il merito di aver “osato” sfidare la rilassatezza teatrale e propone un teatro civile, riparatore dei mali italiani, terapeutico per una Italia in crisi di identità.
Ad aprire la rassegna Marco Travaglio con il suo “E’ Stato la mafia” un percorso giornalistico, come tiene a sottolineare lo stesso protagonista, consumato nel passare attraverso patti segreti e inconfessabili, con cui dal 1992 lo Stato si è legato alla mafia. Una visione probabilmente limitata da antipatie persoli ed immemore di accordi altri e altrettanto prepotenti tra Stato e mafia, seguiti alla conclusione della II guerra
mondiale, come delle non chiare né chiarite vicende dell’”epoca” democristiana.
Seguirà con Antonia Liskova “Nel Nome di chi? Dentro i muri del Vaticano, diretta da Gabriele Guidi. Il Vaticano e i suoi segreti, i fedeli e il loro credo e la loro speranza. La chiesa sotto accusa è quella dei pedofili e degli speculatori, di chi si trincera dietro il Verbo per operare per propri fini, di contro la carità cristiana, quella somma di valori, da cui sono ispirate le azioni di tanti missionari e sacerdoti.
Coinvolgente sarà la sezione storia, con gli spettacoli “Magazzino 18” con Simone Cristicchi e Profondo Sud con Eugenio Bennato e Pino Aprile.
“Magazzino 18” con la regia di Antonio Calenda parla dell’esodo Istriano e Dalmata all’indomani del trattato di pace del 1947. Magazzino 18 è un simbolo del porto vecchio di Triste da cui gli italiani sono partiti per sfuggire ai soprusi e alle offese della Jugoslavia di Tito. Cristicchi racconta una storia ancora poco conosciuta purtroppo,
perché scomoda, ma la verità, anche se detta sussurrando fa più rumore di un urlo ed è la verità quella da cui la storia per riaffermare un senso di civiltà deve partire.
Così “Profondo sud”. Un giornalista ed un cantante legati da una passione: il sud e da una stessa convinzione: “l’Unità d’Italia è stata un sopruso”. Lo ripete Pino Aprile per l’occasione e poi si lancia nel ricordo di luoghi forse raramente o quasi mai, se non se ne fa parte per nascita, conosciuti e lasciati abbandonati tra quelle barriere naturali tipiche della dorsale appenninica, ostaggio di una memoria non condivisa. Pontelandolfo e poi ancora San Bartolomeo, luoghi di briganti, di ladroni o forse di un popolo mai considerato veramente italiano, per un pregiudizio che da allora permane e che negli anni ha causato e giustificato arretratezza ed emigrazione.
Il potere e la sua logica logora e indirizza le azioni di vincitori e di vinti; lo sapeva Ibsen un po’ di anni fa, lo confermiamo noi oggi. All’opera di
Ibsen è ispirata “ Nemico del popolo” riadattata da Marco Erba, con Gianmarco Tognazzi e Bruno Amadio. La conoscenza è il solo strumento per un mondo più civile e giusto, perché quando i fini di giustizia, pudore e amore, su cui le società classiche si sono fondate, vengono a cadere, non rimane altro da fare che ricostruire e ricostruire sulle macerie.
Non mancherà un passaggio obbligato per una corretta terapia dell’Italia agli anni ’70, una matassa di frustrazioni, deviazioni, rabbia repressa o male espressa e d’altro canto età dei facili giudizi morali e dell’incompatibilità generazionale. Tutto questo nello spettacolo di Gianni Clementi per la regia di Clementi e Saverio di Biagio, con un cast di dichiarata origine cinematografica ed efficace per la bellezza imponente anche sulla scena lignea: Nicolas Vaporidis, Primo Reggiani, Simone Corrente e Alessio di Clemente.
Fedeli ad una natura prettamente comica del Sala Umberto saranno invece gli spettacoli: “Signori…le patè de la
Maison” con Pino Quartullo e Sabrina Ferilli per la regia dell’intramontabile Carlo Buccirosso e ancora Max Tortora in “Doppia coppia”, un ritorno sulle scene imperdibile, previsto per Natale 2013.
Meno comica e al limite del tragico l’opera in due tempi “L’aria del continente” di Nino Martoglio per la regia di Antonello Capodoci con Enrico Guarnieri. La sonnacchiosa atmosfera siciliana risvegliata da scandali ed equivoci, per un riconoscimento finale fedele alla miglior commedia plautina.
“Tres”, una commedia di Jan Carlos Rubio, tradotta da Isabella Diani e adattata da Pino Tierno, porta in primo piano attraverso la conturbante bellezza di Anna Galiena, l’esperienza di Chiara Noschese e Marina Missironi, la “donna” come modello di astuzia e di tenacia, la tenacia di poter vincere anche il tempo. Vite interrotte dal dolore o sopraffatte dalla carriera affrontano la verità della solitudine da cui poter uscire soltanto con la speranza della maternità.
Sul modello del
fasciocomunista di Pennacchi è “Farà Giorno” di Gianfranco Tedeschi, con Marinella Laszlo e Alberto Onofrietti. Due visioni del mondo che si scontrano e nello scontro scoprono la possibilità di incontrarsi e riconoscersi l’uno nelle paure dell’altro, nella umanità dell’altro. E nel momento in cui le ideologie sono scavalcate dal senso di precarietà del vivere si sente quanto mai attuale e coinvolgente il tentativo di superare le barriere, non per mero opportunismo politico, ma per scorgere delle possibili convergenze.
Da menzionare anche la proposta di Gherardo Colombo e Franki hi-nrg, “Educare alla libertà”. Un ex magistrato italiano affiancato da un artista non comune, per educare non alla obbedienza, ma alla libertà, nel segno della cultura democratica dalla quale Colombo proviene.
Non mancherà un classico della commedia come “Il prigioniero della strada”, di Neil Simon, con Maurizio Casagrande e Tosca D’Aquino, attuale quanto mai in questa fase di recesso e di instabilità
economica.
E nel segno dell’allegria e della positività “Ti ho sposato in allegria” di Natalia Ginzburg con Chiara Francini e Emanuele Salce.
Ad aprire la stagione sarà Maddalena Crippa con un repertorio di canzoni leggere accompagnate al pianoforte da Massimiliano Gagliardi in “Teatro Canzone”.
Ci sarà da ridere quest’anno al sala Umberto ma con un po’ di amaro in bocca, perché la riflessione su ciò che siamo stati e il bilancio di quello che siamo diventati, di come l’invidia e i personalismi prendano il posto della solidarietà e della necessità di giustizia, non può più lasciarci indifferenti. Marina Simeone