È scontro sulla presenza dell’Iran alla conferenza di Ginevra
 











Ci sarà anche la Siria al centro del vertice europeo che si apre oggi e che vedrà protagonisti i capi di Stato e di governo dei 27. I due punti principali all’ordine del giorno saranno l’energia e la lotta all’evasione fiscale, tuttavia, secondo quanto riferito da alcune fonti diplomatiche alla vigilia dell’incontro, i leader Ue discuteranno delle possibili iniziative da intraprendere per mettere fine al conflitto siriano. “Non sono previste conclusioni – hanno precisato le fonti - ma è importante che i leader europei discutano dei recenti sviluppi, in particolare in vista di una possibile conferenza a Ginevra”.
Un fuori programma forse dovuto alla recente presa di posizione dell’Iran, che ieri ha annunciato la volontà di prendere parte all’incontro allo scopo di favorire la mediazione fra le parti. “La condizione per il successo della conferenza è che vi partecipino tutti i Paesi che hanno un’influenza sugli eventi - ha affermato il portavoce
del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Araqchi (foto)- non penso che ci possa essere qualcuno al mondo che dubiti che uno di questi Paesi sia la Repubblica Islamica”.
Una partecipazione, quella dell’Iran, che già in occasione del summit dello scorso anno incontrò le rimostranze dei Paesi occidentali, i quali si rifiutarono di far partecipare i delegati di Teheran all’incontro. Un veto che portò, di fatto, al ritiro della Russia rendendo completamente inutile la cosiddetta prima conferenza di Ginevra. Il raggiungimento di un accordo tra Mosca e Washington per lo svolgimento di questa seconda riunione, che dovrebbe vedere per la prima volta seduti allo stesso tavolo gli esponenti del governo siriano e delle opposizioni, non sembra però far pensare a un esito diverso dalla precedente. Le parole del funzionario iraniano hanno infatti già suscitato le prime reazioni negative.
“Non vogliamo l’Iran, è in gioco la stabilità regionale e non riusciamo a vedere come possa partecipare
a questa conferenza un Paese, l’Iran, che mette in gioco questa stabilità”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri francese, Philippe Lalliot.
I membri dell’Unione europea dovranno quindi trovare una posizione condivisa quanto prima. L’unico che sembra aver accolto con entusiasmo la possibile partecipazione di tutti i Paesi influenti è l’inviato speciale per il conflitto di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi, che già in passato condannò l’azione degli Stati occidentali e dei loro alleati nella regione volta a boicottare una possibile soluzione diplomatica della crisi.
Tiene inoltre banco all’interno della comunità internazionale l’intervento delle milizie di Hizbollah nel conflitto, un coinvolgimento che secondo la Turchia può essere considerato come “l’intervento di un Paese straniero”. Parole volte a giustificare agli occhi dell’opinione pubblica, le ingerenze dei membri dell’Alleanza Atlantica, che hanno iniziato a formare ed equipaggiare le truppe ribelli, allo scopo
di rovesciare il governo di Damasco, ben prima che il Partito di Dio entrasse in azione. Emanuele Di Cosimo