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Pacioso e pieno di bonomia, com’era, Gioacchino Rossini si sarebbe fatto quattro risate a vedere come rinasce il suo Barbiere, quel Figaro saettante fra le pagine letterarie di Beaumarchais, le note napoletane di Paisiello, quelle del geniaccio di Mozart che arriva a portarlo a nozze, gratificandolo di pagine immortali e il suo stesso. Si sarebbe divertito a vederlo transfuga sulle massicce corde vocali di Elio (delle Storie Tese) a giocar con la satira e il contemporaneo. Il tutto nell’Auditorio dell’Aula Magna della Università La Sapienza di Roma, infoltito da studenti acclamanti per la notorietà di Elio, reduce dai successi festivalieri di Sanremo e dalla costante presenza nella pubblicità nelle vesti di un simpatico pinguino. Lo spettacolo si intitola “Figaro il barbiere” ed ha un cappello letterario che sonda la figura e le attività collaterali del buon artigiano del pelo, ovvero quelle più specificamente di cerusico con applicazione di mignatte per impoverire un sangue troppo ricco, quella di cavadenti ( i migliori, senza anestesia), e poi sensale di matrimoni, ufficio stampa per propagandare ornamenti sulle fronti dei mariti, primo commentatore politico del paese e fornitore di maliziosi calendarietti di donnine burrose e seminude, e tanto ancora, sempre complice, sempre disponibile. Ma Figaro è ancora qualcosa in più: sa ordire complotti a fin di bene; cuore intenerito dall’amore e dalle borse piene di monete d’oro, riesce a trovare tutte le chiavi per giungere al successo se con esso si declina anche il suo superiore interesse per l’oro. Lo spettacolo presentato dalla IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti), che circola già con successo in varie città italiane dal 2010, è scritto proprio per Elio da Roberto Fabbriciani, un’eccellenza italiana nel flauto, innovatore nella tecnica, dedicatario di composizioni da parte di autori come Sylvano Bussotti, John Cage, Elliott Carter, Niccolò Castiglioni, Aldo Clementi, Adriano Guarnieri, Luigi Nono, Goffredo Petrassi. Nello spettacolo, un narratore, che ha per interlocutore il pubblico, racconta i momenti più belli e noti del “Barbiere di Siviglia o l’inutile precauzione”, opera scritta da Rossini in appena quindici giorni nel febbraio del 1816 per il Carnevale di Roma, e messa in scena per la prima volta al Teatro Argentina. Naturalmente la narrazione ha lo scopo i preparare i momenti musicali, che sono molti e piacevolissimi, a cominciare dalla celebre Sinfonia. Elio, particolarmente eclettico e divertente, diventa, quando la narrazione lo impone, il Conte di Almaviva, che si presenta sotto le vesti di Lindoro e canta la serenata a Rosina :”Ecco ridente in ciel”. In realtà il pezzo è per tenore, ma questo conta poco. Eccolo poi trasformarsi nel celebre barbiere, che se ne va vantando il proprio mestiere: “Largo al factotum della città” e “All’idea di quel metallo”, ma diventa anche Rosina che si presenta con “una voce poco fa” e ancora Don Basilio, il maestro di canto della giovane, esperto nelle arti de “La calunnia”, ma è anche Don Bartolo, il vecchio tutore speranzoso di impalmarla per non dovere tirar fuori la dote della ragazza: “Quando mi sei vicina”. Brani celeberrimi che arrivano con tutta la loro carica di vivacità e che possono essere una occasione magnifica per un pubblico giovane di accostarsi alla musica lirica senza la soggezione che può procurare una musica sconosciuta, ma in altri momenti assai popolare tanto che molti brani venivano fischiettati già all’uscita da teatro, e che oggi, chissà perché, sono paludati da una veste di rispetto. Sul palcoscenico, ad accompagnare Elio, che ha un curriculum artistico/musicale di tutto il rispetto con il suo bravo diploma in flauto traverso, conseguito al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, due musicisti straordinari, oltre a Roberto Fabbriciani, Fabio Battistelli e Massimiliano Damerini. Franzina Ancona |
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