I diritti delle donne agitano l’Afghanistan
 











L’arrivo in parlamento della legge contro la violenza sulle donne ha sollevato un putiferio nella politica afgana, dove gli ambienti più conservatori la considera “anti-islamica”. Introdotta nel 2009 dal presidente Hamid Karzai con un decreto presidenziale – su pressione della comunità internazionale e degli alleati statunitensi – la legge per l’Eliminazione della violenza contro le donne (Evaw) non ha mai ottenuto il via libera del parlamento e, negli anni, è stata applicata a fatica. Sabato scorso il testo è arrivato alla Wolesi Jirga, la camera bassa, ma il dibattito è presto degenerato ed è stato sospeso dopo appena un quarto d’ora.
Mercoledì, inoltre, circa 200 studentesse dell’Università di Kabul sono scese in piazza nella capitale per esprimere la loro contrarietà all’entrata in vigore della legge. “È contraria ai principi dell’Islam e non permetteremo che passi in parlamento”, ha detto all’agenzia di stampa Xinhua la studentessa Ahsan
Arman.
Lunedì l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan, Jan Kubis, aveva inviato un comunicato nel quale invitava il governo di Kabul a rafforzare l’impegno per garantire la piena attuazione della legge. L’iniziativa, però, è stata duramente contestata da diversi deputati afgani, che l’hanno considerata un’inaccettabile ingerenza. “Gli stranieri non hanno il diritto di interferire”, ha dichiarato il senatore Zalmai Zabuli citato dall’agenzia di stampa Pajhwok. Gli ha fatto eco il senatore Maulvi Abdul Wahab Irfan, che ha aggiunto: “L’Islam ha concesso solidi diritti a uomini e donne e non vi è bisogno di altre leggi in questo campo”.
Oltre allo stupro e alle percosse, la legge Evaw considera reati anche altre pratiche tuttora piuttosto diffuse specialmente nelle zone rurali del Paese, come i matrimoni forzati, la pratica delle “spose bambine”, la vendita o l’acquisto di donne con l’obiettivo o il pretesto delle nozze, il cosiddetto “baad” ovvero la consegna di
donne per risolvere dispute, l’autoimmolazione forzata.
In realtà l’attuale codice penale in vigore in Afghanistan, risalente al 1976, prevede reati come le percosse o il matrimonio forzato. Tuttavia non fa alcune riferimento esplicito alla violenza all’interno della famiglia o ai matrimoni tra minorenni (il codice civile prevede un’età minima di 15 anni, ma non ci sono sanzioni penali per i trasgressori). Inoltre permangono delle “storture”, come l’accostamento dello stupro all’adulterio consensuale, considerati entrambi reati.
La nuova legge, definendo specificatamente la violenza contro le donne, si propone di dare un segnale forte per i diritti delle donne, costringendo anche le autorità e il governo a una maggiore attenzione.
Tra i passaggi più criticati della legge Evaw negli ambienti conservatori ci sono i “rifugi” per le donne vittime di violenze. Strutture indipendenti (un tentativo di nazionalizzarle ponendole sotto il controllo governativo è stato respinto dalle
proteste degli attivisti per i diritti delle donne) che vengono considerati dai critici come luoghi in cui le afgane vengono spinte all’adulterio.
“Non penso che la legge sarà mai approvata dal parlamento a causa di questi deputati conservatori che ci hanno accusato di blasfemia”, ha commentato amaramente la parlamentare afgana, Nasima Niyazi, della provincia meridionale di Helmand.
Martedì un rapporto di Human Rights Watch denunciava un aumento “allarmante” negli ultimi 18 mesi delle ragazze incarcerate con l’accusa di “reati contro la morale”. Le statistiche approntate dal ministero dell’Interno afghano mostrano infatti che le donne arrestate per “crimini morali” hanno raggiunto in maggio 2013 quota 600, contro le 400 che si trovavano in cella nell’ottobre 2011.
“Quattro anni dopo l’adozione di una legge sulla violenza contro le donne, e 12 anni dopo la fine del governo dei talibani – ha dichiarato il direttore di Hrw per l’Asia, Brad Adams – queste stesse donne vengono
ancora imprigionate e incriminate nonostante siano vittime di matrimoni forzati, violenza domestica e stupro”. Ferdinando Calda