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Ue: Bruxelles si rafforza ai danni dei parlamenti nazionali |
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La crisi finanziaria europea sta provocando una centralizzazione del potere economico e di bilancio nelle mani dei tecnocrati di Bruxelles, tale da rappresentare il preludio ad un controllo più ampio di tutto il contesto politico-istituzionale da parte di un piccolo gruppo di oligarchi pronti a tutto pur di creare un Superstato Ue. Nel frattempo i parlamenti nazionali e gli stessi deputati hanno difficoltà a svolgere il loro ruolo di rappresentanti dei popoli europei avendo consegnato nelle mani degli eurocrati gran parte della loro sovranità nazionale. La questione è stata evidenziata proprio dalla Commissione europea con la pubblicazione di tutta una serie di raccomandazioni di bilancio dettagliati per gli Stati membri, in grado potenzialmente di toccare questioni vitali e di assoluta importanza per i cittadini europei come la determinazione dei salari, l’età della pensione e la spesa sociale, ridotta a lumicino. In realtà non dovrebbe essere soltanto questo a soddisfare i popoli europei, ma la situazione è stata provocata da una serie di disagi creati dall’utilizzo dell’euro che ha peggiorato la condizione economica di tutte le famiglie dell’Eurozona, mentre politici, portaborse e tecnocrati di Bruxelles continuano a percepire stipendi da favola soprattutto nelle sfere più elevate. “Sono preoccupato per il grado di influenza delle raccomandazioni specifiche per ogni Paese” da parte di Bruxelles, ha osservato Eva Kjer Hansen, capo del comitato Europa del parlamento danese. “È in qualche modo stato sottovalutato quanto significhi in realtà, perché si sia dovuto seguirli o si debba spiegare perché non si stanno seguendo”, ha aggiunto. Il rischio per i parlamenti nazionali è che se queste raccomandazioni non sono del tutto situate al centro del dibattito riguardante l’Unione europea dovranno essere prese senza il loro contributo. “Abbiamo bisogno di nuovi strumenti per seguire da vicino le decisioni dell’Ue”, ha sottolineato Kjer Hansen. Per cui ha suggerito che il semestre di turno europeo, debba essere affiancato da una sorta di “semestre nazionale”, in modo da partecipare alle decisioni Ue tutto l’anno. Dal canto suo Michiel Servaes, eurodeputato olandese, si è detto sulla stessa lunghezza d’onda del suo collega danese. Per cui ha osservato che il proprio governo, l’anno scorso ha inviato un progetto di riforme a Bruxelles senza che prima fosse discusso al Parlamento nazionale. Tutto ciò è “inaccettabile”, ha osservato. Gli olandesi sono particolarmente preoccupati per la loro economia, perché stanno violando le regole del deficit di bilancio dell’Ue. Bruxelles da parte sua ha molta voce in capitolo sulle decisioni economiche europee. Ma anche nei Paesi fiscalmente in regola, come la Finlandia vi sono enormi difficoltà a sopportare i voleri degli eurocrati. Miapetra Kumpula-Natri, presidente della Commissione del parlamento finlandese, ha sottolineato che ci potrebbero essere dei problemi con l’esecutivo comunitario se dovesse dare istruzioni troppo dure e con “zone grigie”, come la politica salariale - una questione che a suo dire non sarà affrontata dai politici, ma dalle parti sociali. Kumpula-Natri ha sottolineato la grande responsabilità che hanno i governi e gli stessi parlamenti, notando che Helsinki lo scorso anno ha lavorato per riformare l’età pensionistica, “l’argomento più caldo” delle raccomandazioni di Bruxelles. “Penso che amiamo la Finlandia e conosciamo meglio la nostra economia di quanto sappia la Commissione”, ha dichiarato. Dure anche le reazioni del capo dell’Eliseo e del premier francese che hanno dichiarato a Bruxelles che l’esecutivo comunitario non ha diritto di dire loro quail riforme devono attuare. Il presidente francese François Hollande (nella foto) parlando alla France Press ha osservato che “la Commissione europea non può dirci ciò che dobbiamo fare. È semplicemente che la Francia deve bilanciare i suoi conti pubblici, il che è vero”. E ha proseguito: “Sulle pensioni è un discorso che dovremo affrontare con le nostre parti sociali”. Hollande non ha mancato di ricordare che il suo Paese ha rispettato le raccomandazioni europee sulla riduzione del deficit. Ma riguardo le riforme strutturale, in particolare quella sulle pensioni, è per noi e soltanto per noi quale è la maniera giusta per raggiungere questo obiettivo, ha precisato il capo dell’Eliseo. Anche il premier francese Jean-Marc Ayrault incontrando a Matignon l’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt ha affermato senza timore: “Faremo le riforme a nostro modo”. Il primo ministro di Parigi ha poi sottolineato a Schmidt che la Francia sta pensando alla necessità della riforma delle pensioni “non perché Bruxelles ci ha chiesto di farla”, ma “perché sappiamo che è necessaria”. E rivolto all’ex cancelliere tedesco ha lanciato un monito alla Germania per cui le decisioni dell’Eliseo serviranno a riportare la Francia ad una piena leadership europea. Le dichiarazioni di Hollande hanno preso di mira in particolare la Commissione europea che pur affermando di dare raccomandazioni non vincolanti, in realtà sta sempre più rafforzando i poteri rispetto ai governi nazionali che si sentono obbligati ad eseguire i diktat dei tecnocrati di Bruxelles. Andrea Perrone |
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